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WALL STREET: si raffredda l’entusiasmo degli investitori

Scritto il alle 15:53 da Lukas


Su ha la consapevolezza che lo sforzo delle banche centrali è senza dubbio considerevole, ma ora occorre anche l’impegno dei governi per poter muovere in positivo lo stallo economico.  (Guest Post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno dovuto registrare e prender atto di una nuova puntata di politica monetaria espansiva. Questa volta è stata la BCE a varare tutta una serie di misure accomodanti, tese a combattere il terribile mostro deflattivo che attanaglia, ormai da oltre 10 anni, non solo l’economia europea, bensì l’intera economia mondiale. Anche in questo caso, come già accaduto in precedenti occasioni, si sono levate molte critiche alle iniziative assunte da Mario Draghi. Critiche, a mio avviso, del tutto ingiuste ed immotivate, formulate da gente che non ha ancora ben capito la natura e la persistenza del terribile fenomeno deflattivo in corso. Fenomeno perverso e pericoloso anche dal punto di vista sociale, che ha rischiato e rischia tuttora di mettere in crisi persino l’assetto democratico di gran parte dei  Paesi dell’Occidente.

Basterebbe solo quest’ultima considerazione per giustificare l’adozione delle misure in parola, o c’è qualcuno che vuol forse rischiare una riedizione delle conseguenze post crisi del 1929 ? Per me, invece, tutto è lecito onde evitare di assistere a nuovi regimi autoritari, e di conseguenza ad una probabile nuova guerra mondiale. Quindi non facciamoci eccessivi scrupoli, teniamoci queste controverse misure di politica monetaria, perché esse difendono non solo la nostra economia, ma anche, e soprattutto, la nostra democrazia. Ci sono controindicazioni ? Certo che ci sono, vedere tassi negativi su una fascia sempre più ampia di obbligazioni non è normale, ma provate ad immaginare cosa sarebbe oggi il mondo senza i vari QE varati, negli ultimi 10 anni, dalle diverse Banche Centrali. Misure, quelle monetarie, non risolutive ? Certo che no. Come ha detto anche Draghi, servono anche altre misure, misure di politica fiscale, ma purtroppo, sino ad ora, una politica del tutto sorda ed incosciente non ha proposto e fatto assolutamente nulla. Ed ha lasciato tutto sulle spalle delle autorità monetarie, e meno male che queste ultime non si sono, anch’esse, tirate indietro.

Ciò detto, vediamo come lo scenario intermarket ha reagito alla nuove misure di Mario Draghi. A differenza delle attese, il dollar index non s’è apprezzato, anzi ha leggermente stornato dello 0,14 %, evidentemente il mercato s’attende analoghe misure accomodanti da parte della FED, nella riunione prevista per questa settimana. Le commodities, invece, s’apprezzano dello 0,9 % in termini reali, e non lasciano, allo stato, presagire l’arrivo di una recessione per l’economia globale. Ipotesi recessiva che sembra trovare minori supporti anche dal mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani, infatti, lievitano, in una sola ottava, di ben 34 bps e risalgono a quota 1,90 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, lievitano anch’essi di 26 bps e raggiungono quota 1,80 %. Si ri-amplia, pertanto, fino a 10 bps, l’inclinazione della yield curve Usa, e ciò rende meno probabile una recessione dell’economia Usa nei prossimi mesi. Alla recessione non crede neppure il mercato azionario. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, rimbalza, infatti, di un ulteriore 0,96 %, e risale a quota 3.007,39 punti, ossia ad un passo dai suoi massimi storici.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 28.377
Large Traders : + 25.981
Small Traders : + 2.396 

Muta, pertanto, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono pari a 6.167 contratti. In particolare, i Commercial Traders, le MANI FORTI di questo mercato, sanno che i problemi non sono di certo risolti, ed in prossimità dei massimi di mercato, cedono l’intero lotto dei 6.167 contratti long, ed incrementano l’entità della loro abituale posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, operatori trend-following, acquistano invece 1.088 contratti long, e consolidano la loro, non più solitaria, posizione Net Long. Ma le notizie più rilevanti, giungono ancora una volta dagli Small Traders, che acquistano ben 5.079 contratti long, ed invertono la loro posizione, che torna, seppur di misura, Net Long. I movimenti di quest’ultima ottava, ci appaiono abbastanza coerenti e logici con l’attuale situazione di mercato. Si è di fatto ritornati sui massimi anche grazie alle politiche accomodanti delle diverse Banche Centrali. Ma gli operatori sanno che ciò ormai non basta, e che serve altro. Servono politiche fiscali più espansive soprattutto in Europa, e la fine dei contrasti, ossia un accordo commerciale, tra Usa e Cina. Eventi quest’ultimi ancora incerti, anzi ancora altamente improbabili. Per tali motivi, il mercato dei derivati azionari Usa assume un assetto ed una configurazione più cauta e meno favorevole della precedente. Una configurazione storicamente non ribassista, ma sicuramente molto più cauta e molto più volatile. In pratica il mercato per andare oltre, sopra i precedenti massimi, chiede ora giustamente altri supporti, che al momento però mancano. In coerenza con tale disamina, riconfermo la mia view rialzista, ma nel contempo accresco gli elementi di cautela nel mio comportamento operativo. .

View moderatamente rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo personale difficile e duro 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra inopinatamente una perdita dell’11,71 %, causata dalla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonché da una certa latitanza del fattore momentum sulla borsa italiana.
Nello stesso periodo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 19,85 %. Conseguita pertanto una sotto-performance monstre del 31,56 %. Un grave incidente di percorso, per un portafoglio che negli ultimi 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %.
Purtroppo tutti i trading system hanno dei periodi in cui non funzionano, ed anche il mio quest’anno non fa eccezione. Non perdo comunque la fiducia in esso, anzi sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare almeno una parte dell’attuale inaccettabile sotto-performance.
A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dall’85 al 77,5 % le mie posizioni long, ed innalzo nel contempo dal 15 al 22,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione rialzista, Net Long, pari al 55 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia.
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