WALL STREET: recessione prevista meno invasiva?

Scritto il alle 15:53 da Lukas


Il quadro del CFTC di Chicago ci fa vedere mani forti sempre propositive, come se chi è ben informato, si aspettasse una recessione meno forte di quanto si pensa. Forse perchè il ruolo delle banche centrali nella gestione di questo momento può diventare determinante. [Guest  post]

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, nessuna novità sul conflitto tra Russia ed Ucraina. La guerra continua, ed anziché ricercare una qualche soluzione, sembra ormai prevalere un senso di colpevole assuefazione. D’altronde non ci si può meravigliare. Agli Usa la guerra non crea particolari impatti economici. Per Loro è solo una questione di natura geo-politica, ovvero di contenimento del risorgente imperialismo Russo.

A tal scopo il conflitto è utile, e deve quindi necessariamente continuare. In questo momento, in America, preoccupa molto di più la gestione della politica monetaria, ossia la necessità di dover ritirare dal mercato gran parte della moneta creata durante la fase acuta della pandemia. Il compito è istituzionalmente affidato alla FED che, come ben sapete, ha già iniziato ad agire in maniera alquanto decisa ed aggressiva. Ed è questa politica monetaria restrittiva, che dovrà necessariamente proseguire, che fa temere una possibile recessione dell’economia Usa, e non la guerra.

Ben diversa, purtroppo, la situazione nel nostro Continente. Qui scontiamo il fortissimo rincaro dei prezzi di gas e petrolio, e di tutte le commodities in genere, causato dalla guerra. Addirittura v’è il timore di un blocco definitivo delle nostre forniture ad opera della Russia. L’inflazione ha  raggiunto livelli molto elevati, come non vedevamo ormai da alcuni decenni. La BCE, finora, s’è astenuta dall’intervenire, ma già sappiamo che a breve sarà costretta anch’essa ad agire. D’altronde il differenziale tra  tassi USA ed Europei non è più tollerabile, pena l’ulteriore caduta dell’Euro, che ha già raggiunto livelli davvero inimmaginabili ed infimi.

Restrizione monetaria, necessitata, che aggraverà inevitabilmente la già precaria situazione economica del Continente, e dell’Italia in particolare. Molto probabile, pertanto, una recessione anche in Europa, ma diversa e ben più grave di quella che potrebbe verificarsi negli Usa. I mercati azionari, com’è ben noto, hanno già scontato tutto ciò, stornando perspicacemente in maniera davvero ingente e significativa. Molti credono che si sia, addirittura, già raggiunto il bottom, ossia il fondo della discesa dei valori azionari. Sono, evidentemente, degli ottimisti.

Personalmente non sono proprio dello stesso avviso. Innanzitutto perché la recessione annunciata, non è ancora davvero iniziata. Eppoi, se è vero che i prezzi dell’azionario hanno già corretto di circa il 20 % i propri valori, ciò che ancora non si vede, soprattutto in Europa, sono le modalità e le condizioni di una possibile ripresa economica, post recessione.

Non credo infatti che, se prosegue la guerra, la recessione faccia davvero stornare i prezzi delle commodities. Ad esser buoni, i valori azionari potrebbero aver sì raggiunto il bottom, ma la loro ripresa e risalita, assieme a quella dell’economia, è ancora tutta da scrivere.

Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine prettamente personale, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index continua, per le ragioni sopra accennate, imperterrito a lievitare, + 1,78 %, e raggiunge quota 107. I prezzi delle commodities, invece, quantunque se ne dica, non crollano, anzi rimbalzano dello 0,74 % in termini reali. E sarà dura, credo, far rientrare l’attuale livello e tasso d’inflazione.

Coerenti, con tale considerazione, i movimenti del mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, lievita infatti di 19 bps e risale a quota 3,08 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni invece lievita anch’esso di ben 27 bps, e risale a quota 3,11 %. La yield curve Usa, appare pertanto, per la seconda volta in tre mesi, nuovamente invertita, e ciò fà ritenere che una recessione dell’economia Usa, nonchè dell’intero occidente, sia davvero molto probabile e prossima.

I mercati azionari, sia Usa che europei, invece, come già accennato, rimbalzano. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, lievita dell’1,94 % e ritorna a quota 3.899,38 punti. Il podromo di una possibile ripartenza ? Attendiamo conferme.              .

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 50.210

Large Traders :  – 39.012

Small Traders : – 11.198

Non cambia, ed anzi si consolida, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a 8.646 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, anche questa settimana acquistano l’intero lotto degli 8.646 contratti long, e rafforzano la loro solitaria posizione, Net Long.

I Large Traders, invece, cedono altri 5.836 contratti long, e consolidano anch’essi la loro posizione, Net Short. Gli Small Traders, infine, cedono i residui 2.810 contratti long, e rimpinguano ancor di più la loro anomala posizione, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, danno il senso di ciò che stà realmente avvenendo sui mercati primari. Il rimbalzo delle ultime ottave, è ascrivibile direttamente al forte attivismo delle MANI FORTI.

In sole 3 settimane hanno acquistato più di cinquantamila contratti long, dando un forte contributo alla ripresa dei mercati. Non credo abbiano buone notizie sulla guerra. Più probabilmente hanno notizie meno gravi circa l’ormai probabile recessione Usa. La si ritiene forse solo una recessione necessitata, e tecnica, e pertanto meno prolungata e meno invasiva di quanto oggi si pensa e si creda.

Ciò a mio avviso, potrebbe esser vero per gli Usa, ma non per l’Europa. Possibile pertanto dover assistere ad una divaricazione degli andamenti dei mercati azionari Usa rispetto a quelli Europei. Sinora ciò non è accaduto. Ma v’è da dire che la BCE, a differenza della FED, non si è ancora mossa. Ma il tempo ormai stringe. Per questo motivo, ritengo oggi del tutto prematuro parlare di bottom per l’azionario, e riconfermo la mia vision negativa sulle prospettive dei mercati azionari, in primis per quelli europei .

Mercato, quindi, a mio avviso, ancora molto difficile, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/.

Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 2,82 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 20,34 %. Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 17,52 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %.

Anche questa settimana, non modifico l’assetto del mio portafoglio, confermo cioè il 35 % delle mie posizioni long, ed il 65 % delle mie posizioni short, ovvero una posizione operativa Net Short pari al 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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