WALL STREET: il mercato NON crede ad una possibile recessione
Come un elastico, il sentiment si aggiusta a seconda del momento e adesso siamo nuovamente con segnali fiduciosi che non fanno intendere da un mercato che crede alla recessione. (Guest Post)
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, Trump non ha twittato nulla di rilevante ed i mercati finanziari internazionali hanno potuto recuperare buona parte delle perdite subite nelle ottave precedenti. Come ben sapete, i tweet di Trump, negli ultimi tempi, hanno costituito una variabile importante per l’andamento dei mercati finanziari. Tweet riguardanti la guerra commerciale tra Usa e Cina, e tweet contro Powell e la FED che non vogliono ridurre, in maniera consistente, i tassi Usa. Argomenti apparentemente diversi, ma in realtà ben collegati tra loro. Trump infatti sà bene che la diatriba commerciale tra Usa e Cina determinerà un indubbio rallentamento, anche per l’economia americana.
Rallentamento, a suo avviso, da combattere con una politica monetaria ultra espansiva, ossia con una rilevante riduzione dei tassi Usa. Una visione ed una strategia azzardata che sta provocando molte tensioni ed una volatilità crescente sui mercati, ed il cui fallimento, mette a serio rischio le Sue possibilità di ri-elezione a Presidente il prossimo anno. Per ora infatti la Cina non sembra disposta a cedere, e Powell, che non gradisce affatto la guerra commerciale con essa, non vuol esser costretto a ridurre in maniera consistente i tassi Usa.
Nel frattempo, in quest’ultima settimana, per la prima volta dal 2007, la yield curve Usa registra una formale inversione, che alimenta i sospetti di una prossima recessione dell’economia Usa. Sarebbe un boomerang per l’Amministrazione Trump. Ma sarà davvero questo l’epilogo ? Io ho i miei dubbi, Trump infatti più che un politico ( che non apprezzo ), è un uomo d’affari, e credo sappia bene fin dove può spingersi in una trattativa commerciale complessa, come quella attualmente in corso, con la Cina. Molto probabile pertanto, soprattutto in caso di ulteriore rallentamento dell’economia Usa, che Trump chiuda comunque e tempestivamente un accordo commerciale con la Cina. Non è infatti pensabile e ragionevole credere che si presenti alle prossime elezioni presidenziali con l’economia Usa in recessione. Insomma tirerà la corda finchè potrà permetterselo.
Ciò detto, vediamo come si presenta, oggi, la situazione dello scenario intermarket. Nell’ultima ottava, il dollar index ha fatto davvero un gran balzo, + 1,31 %, ed ha raggiunto quota 98,92, ed un dollaro così forte mal s’associa ad ipotesi recessive. Anche le commodities rimbalzano in modo deciso, + 2,55 % in termini reali, e ciò lascia ben sperare per le prospettive dell’economia globale. Segnali più preoccupanti arrivano, invece, dal mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali americani cedono infatti altri 3 bps e retrocedono a quota 1,50 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, invece, cedono solo 2 bps e s’arrestano a quota 1,51 %. Dopo oltre 10 anni, pertanto, la yield curve Usa s’inverte, seppur di misura, avvalorando l’ipotesi di una prossima recessione in arrivo per l’economia Usa. Ipotesi comunque ancora lontana, e non affatto scontata dal mercato azionario. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, infatti, rimbalza del 2,79 %, e risale a quota 2.926,46 punti. Non molto distante dai suoi massimi storici.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 24.148
Large Traders : + 32.657
Small Traders : – 8.509
Regge, ed anzi si rafforza, la favorevole configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono pari ad 8.857 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ossia le MANI FORTI di questo mercato, non sembrano temere alcuna ipotesi recessiva, acquistano infatti l’intero lotto degli 8.857 contratti long, e riducono la loro abituale posizione di copertura, Net Short a livelli esigui, ben sotto la loro media storica. I Large Traders, invece, restano anch’essi ottimisti, e riducono solo leggermente, ossia di 811 contratti, la loro attuale ed ancora solitaria posizione Net long.
Ma è dagli Small Traders che arrivano le indicazioni più importanti. Questi ultimi, infatti, forse influenzati dal tam tam mediato sull’imminente arrivo della recessione, cedono ben 8.046 contratti long, e consolidano in modo deciso la loro inusuale ed insolita posizione Net Short. I movimenti di quest’ultima ottava ci dicono che le ragioni di questo ormai storico bull market sono ancora presenti, e ben vive e vegete. Lo scetticismo dei più è stata infatti la caratteristica fondamentale che l’accompagna ormai da oltre 10 anni. Scetticismo ed incredulità tuttora ben presenti, come testimonia l’inusuale ed inconsueta posizione Net Short degli Small traders. Molti parlano di manipolazioni del mercato, ma ad opera di chi ? delle Banche Centrali ? E cosa avrebbero dovuto fare? Far precipitare la situazione e favorire, come accadde dopo il 1929, l’avvento dei nazi-fascisti in Europa ed in Giappone ? Ma dai non scherziamo, molto meglio ciò che vediamo che esser costretti a lanciare qualche altra bomba atomica per fermare i pazzi di questo nuovo secolo. Eppoi si parla tanto di tassi negativi, e della loro assurdità, ma in un’economia senza inflazione dove dovrebbero essere i tassi ? La Fed lo scorso anno ha fatto un grave errore a rialzarli in modo inconsulto, ha immaginato uno scenario economico che non esiste, ed ora è costretta a ritornare sui propri passi, perdendo inevitabilmente la propria credibilità.
Insomma, allo stato, nell’economia reale, non c’è niente che m’induce a pensare che le ragioni che stanno alla base di questo straordinario ed ormai storico bull market siano venute meno, o stanno per venir meno. Confermo pertanto la mia moderata view rialzista, ed il target di 3.250 punti, entro un anno, per l’S&P 500 . View moderatamente rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo difficile e controverso 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 7,9 %, causata dalla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonché da una certa latitanza del fattore momentum sulla borsa italiana. Nello stesso periodo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 15,04 %.
Conseguita pertanto una sotto-performance del 22,94 %. Un plateale incidente di percorso, per un portafoglio che negli ultimi 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %. Incidente che non fa, però, venir meno la fiducia nel mio trading system. Anzi, proprio sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare almeno una parte dell’attu le inaccettabile sotto-performance.
A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 55 al 65 % le mie posizioni long, ed riduco nel contempo dal 45 al 35 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione Net Long moderata, pari al 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS