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WALL STREET: la credibilità di Trump diminuisce, bene per le borse.

Scritto il alle 15:33 da Lukas


Malgrado una settimana difficile, si ha la percezione che il mercato inizi a temere sempre meno i tweet di Trump. Anche il COT report ci fa vedere un quadro di mercato non così agitato. Anzi, poco sta cambiando dalle settimane scorse. (Guest Post)

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, nei mercati finanziari internazionali ha ancora tenuto banco la diatriba commerciale fra Usa e Cina. Trump, in particolare, con uno dei suoi ormai famosi tweet, ha dapprima attaccato pesantemente Huawei, e poi ha cercato di farla rientrare e coinvolgerla in una trattativa globale con il governo cinese, tuttora in corso. A ben vedere, i mercati, sono sì innervositi, ma non sembrano affatto credere ai bellicosi propositi del presidente americano. Trump, peraltro, è il presidente Usa, più sensibile agli umori di Wall Street. Sa bene che i mercati non apprezzano affatto questa esasperata tensione con la Cina. Deve però dare qualcosa in pasto al suo elettorato, ed alle ansie “ sovraniste “ del popolo americano che l’ha votato. A proposito di sovranismo, oggi si vota anche in Europa. Misureremo quindi quanto abbia attecchito anche nel Vecchio Continente. Una risposta, a mio avviso, sbagliata alla crisi di questi ultimi anni. Non si possono infatti rimettere indietro le lancette della storia. Cosa facciamo ? Chiudiamo i confini e torniamo all’autarchia economica del nefasto ventennio del secolo scorso ? Anche volendo, non sarebbe, credo, nemmeno più possibile. Bisognerebbe piuttosto cercare di regolare meglio i nuovi assetti dell’economia globale. L’Europa in particolare dovrebbe accelerare il suo processo di unificazione economica e politica. Personalmente, nonostante le contraddizioni di oggi, resto alquanto fiducioso. Fiducia fondata sulla razionalità e sul buon senso espresso dai mercati in questi ultimi anni. Non a caso essi sono il nemico giurato dei sovranisti. Sanno infatti bene che anche questa volta non li lasceranno passare, così come già accaduto nel secolo scorso.

A proposito di mercati, esaminiamo le ultime evoluzioni dello scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima settimana, ha un po’ stornato ( – 0,39 % ), ed è retrocesso a quota 97,61. Negli ultimi anni esso è comunque abbastanza stabile, e la sua stabilità rappresenta un fattore di indubbia rassicurazione per i mercati. Le commodities stornano anch’esse dell’1,65 % in termini reali. Storno che testimonia le preoccupazioni in tema di crescita connesse alla guerra commerciale tra Usa e Cina. Ma è il mercato obbligazionario quello dove si palesa il maggior pessimismo. I rendimenti dei bond decennali americani, infatti, arretrano di altri 7 bps e retrocedono a quota 2,32 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, retrocedono anch’essi di 3 bps e tornano a quota 2,17 %. La pendenza della yield curve si riduce pertanto a soli 15 bps, e comincia a lanciare preoccupanti segnali. Ma ciò Trump lo sa bene e non credo voglia affrontare le prossime elezioni presidenziali con l’economia Usa in piena recessione. I mercati azionari stornano anch’essi, ma lo fanno con ordine e senza panico. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, cede l’1,17% e retrocede a quota  2826,06,53 punti. Nelle ultime 3 settimane lo storno è pari al 4 %, nessun panico solo infastiditi dalle diatribe politiche tra Usa e Cina, che non considerano peraltro credibili e serie.

Ciò premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 25.393

Large Traders :  + 27.530

Small Traders : – 2.137

Dunque, non muta la favorevole configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei diversi operatori sono pari a soli 4.946 contratti. In particolare, i Commercial Traders, decidono di far sentire nuovamente la loro voce, acquistano infatti l’intero lotto dei 4.946 contratti long, e riducono la consistenza della loro posizione di copertura, Net Short, mostrando in tal modo fiducia. I Large Traders, invece, cedono 3.496 contratti long, e riducono di conseguenza la loro ancora solitaria posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, cedono anch’essi 1.450 contratti long, e confermano la loro posizione Net Short, nonchè la loro ritrosia ad entrare nel mercato. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, seppur limitate nella loro entità, ci dicono cose interessanti sulla situazione attuale dei mercati. In particolare, la conferma dell’attuale configurazione, storicamente rialzista, ci dice che quella in corso è solo una correzione e non l’inizio del crollo, come si augurano invece, ormai da anni, ed inutilmente, i ribassisti. Correzione innescata dai tweet di Trump, e non da serie problematiche macroeconomiche. La struttura dell’economia globale non presenta infatti novità di rilievo.

La crescita permane, seppur a ritmi moderati, non si scorge nessun pericolo inflattivo, anzi sono maggiori i segnali deflattivi. Gli Small traders rimangono Net Short, e non si è mai visto un crollo dei mercati con i piccoli traders in posizione Net Short. Insomma una correzione ordinata e persino salutare dopo mesi di forti rialzi. Una correzione che potrebbe pure proseguire ulteriormente, sino a quando non si scoprirà il bluff di Trump. A me i mercati azionari appaiono giustamente prezzati. Per i prossimi 12 mesi mi attendo una crescita moderata dei listini azionari, del 5 – 6 % , coerente ed in linea con l’attuale moderata crescita dell’economia. Riconfermo pertanto la mia moderata view rialzista.

View che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito  https://longtermmomentum.wordpress.com/ . In questa prima parte del 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 4,18 %, causata dalla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, assunta in assenza di informazioni da parte della CFTC, a causa dello shutdown Usa. Nello stesso periodo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 10,66 %. Conseguita pertanto una sotto-performance del 14,84 %,  in costante diminuzione. Di fatto un incidente di percorso, per un portafoglio che negli ultimi 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %. Incidente che non fa, tuttavia, venir meno la fiducia nel mio trading system. Anzi, proprio sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter progressivamente recuperare l’attuale sotto-performance. Questa settimana modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 70 al 62,5 % delle mie posizioni long, ed innalzo nel contempo dal 30 al 37,5 % delle mie posizioni short, ossia assumo una posizione Net Long moderata pari al 25 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “, può, se vuole,consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

Lukas

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