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WALL STREET: e la correzione?

Scritto il alle 15:55 da Lukas


Continua malgrado tutto la fase rialzista del mercato azionario USA che tiene bene anche ai dati macro. (Guest post)

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno provato a leggere ed immaginare quale futuro ci attende. Compito, a dire il vero, niente affatto facile. E’ già un ventennio infatti che l’economia si muove lungo sentieri non previsti, e spesso mai esplorati nel passato. Imprevedibilità che ha spiazzato molti, soprattutto tanti presunti analisti del mondo della finanza, che hanno inanellato una serie davvero sconcertante di brutte figure e di previsioni totalmente infondate. Oggi la situazione, causa pandemia, è ancor meno intellegibile di prima.

Nessuno conosce veramente quale sarà l’evoluzione prossima ventura del virus, e soprattutto quale natura ed assetto assumerà, dopo, il sistema di produzione capitalistico globale. Buon senso vorrebbe quindi che ci si muovesse con prudenza e pragmatismo, analizzando step by step l’evolvere della situazione. Ma, come ormai ben sapete, il buon senso, è davvero una merce rara in questa complicata epoca storica. Nelle scorse settimane, ad esempio in molti hanno preconizzato, e sparlato, di ritorno imminente dell’inflazione ed addirittura di iper-inflazione in arrivo. Un’affermazione, a dir poco, avventata, e di poco buon senso. Del fenomeno inflattivo si sono perse le tracce da lungo tempo. L’inflazione è un fenomeno economico molto complesso, che si nutre ed è alimentato da molti, ed alquanto diversi, fattori. Fattori venuti tutti meno nell’ultimo ventennio. Oggi, invece, c’è chi pensa che basta un rimbalzo dei prezzi delle commodities per farlo rivivere. Si sbagliano di grosso.

Innanzitutto perché il rimbalzo in parola, tuttora in corso, riporta soltanto le quotazioni delle stesse ai livelli di 3 o 4 anni orsono. A quell’epoca nessuno s’azzardava a parlare d’inflazione, oggi invece c’è chi adombra addirittura un pericolo iper-inflattivo. Eppoi, vorrei chiedere, gli altri fattori che storicamente hanno alimentato il fenomeno inflattivo, ossia la piena occupazione ed il conseguente aumento del costo del lavoro, e l’incremento del costo del capitale, dove stanno ? Non ci sono. Ed aggiungo purtroppo. Lo dimostrano i deludenti dati sull’occupazione Usa pubblicati venerdì scorso, nonchè i rendimenti globali dei bond ancor’oggi fermi all’1,58 sul decennale Usa. Magari ci fossero, avremmo certamente una situazione economica, e soprattutto sociale, più equa e più giusta di quella odierna. Insomma è mai possibile che, costoro, non abbiano ancora compreso che il sistema di produzione capitalistico, dopo la crisi finanziaria del 2008, sia riuscito a comprimere tutti i costi dei fattori della produzione, ampliando in tal modo i propri profitti, e di conseguenza i valori delle loro partecipazioni azionarie. Altro che bolla. Credo proprio che una rilettura attenta ed approfondita di DAS KAPITAL sia, per Loro, altamente consigliabile.

Dopo le sopra esposte considerazioni, andiamo ad esaminare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, questa settimana, storna dell’1,15 %, e retrocede a quota 90,23. Nell’ultimo anno lo storno è pari al 9,53 %. Pesano senz’altro le politiche, monetarie e fiscali, iper-espansive varate per combattere le conseguenze economiche della pandemia. Le commodities, come già accennato, continuano a lievitare, nell’ultima ottava crescono di un altro 2,58 % in termini reali. Negli ultimi 12 mesi l’incremento è pari al 40 %, forse più a causa di strozzature nel sistema di offerta, che per un eccesso di domanda.

Segnali meno bullish giungono, invece, dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, infatti, decresce di 5 bps e retrocede a quota 1,58 %. Anche il rendimento dei bond a 2 anni, perde 1 bp e retrocede a quota 0,15 %. L’inclinazione della yield curve Usa pertanto si contrae a 143 punti base, confermando le aspettative di recovery post covid. Il problema è capire cosa succederà dopo questa fase. Il mercato azionario, come più volte detto, per le ragioni sopra esposte, si riconferma ancora il migliore dei mondi possibili. L’S&P 500 guadagna infatti un altro 1,23 %, e stabilisce i suoi nuovi massimi storici a quota 4.232,60 punti..

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 1.258

Large Traders :  – 3.974

Small Traders : + 5.232

Cambia, dunque, nuovamente la configurazione e l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 5.387 contratti. In particolare, i Large Traders, cedono l’intero lotto dei 5.387 contratti long, e quasi senza bussola tornano, dopo appena una settimana, in posizione Net Short. I Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI, acquistano invece 4.669 contratti long, e restano solo di misura in posizione di copertura, Net Short. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 688 contratti long, e consolidano lo loro solitaria e moderata posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, seppur limitate ed esigue, mutano ancora l’assetto assetto di quest’importante mercato. La nuova configurazione è storicamente la più ribassista fra quelle possibili.

Dopo oltre un anno d’ininterrotti rialzi sembra quasi che gli operatori auspicano ed invocano una correzione o quantomeno una pausa del ritmo d’ascesa. Può darsi che vengano parzialmente accontentati. Certo vedere le MANI FORTI con un livello davvero infimo di copertura non aiuta. Evidentemente sono alquanto sicure che al momento nulla è in grado di minacciare il perseverare delle favorevoli condizioni economiche che favoriscono lo sviluppo delle imprese e la crescita dei loro utili.

Non sono affatto preoccupate del contingente e frenetico lievitare delle commodities. Lo ritengono credo un fenomemo temporaneo, ed in ogni caso facilmente addomesticabile. Insomma allo stato, non v’è nulla di rilevante che può indurmi a mutare la mia ormai ultra decennale view rialzista per i mercati azionari. In tale contesto, ancora bullish, un’eventuale correzione sarebbe del tutto logica e fisiologica, e forse anche auspicabile. Non in grado comunque di mutare i paradigmi del sistema. Per quello, occorre ben altro.

Mercato dunque ancora in fiducia, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di quest’inizio del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito un guadagno del 3,32 %. Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha registrato un guadagno dell’11,35 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance dell’8,03 %, causata dalla nostra forse eccessiva prudenza, e soprattutto da una rotazione settoriale non prevista.

Negli ultimi 8 anni, invece, il mio trading system ha conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 165 %. Questa settimana in coerenza con quanto sopra esposto, non muto l’assetto del mio portafoglio, riconfermo cioè il 70 % delle mie posizioni long, ed il 30 % delle mie posizioni short, ossia una posizione Net Long, pari al 40 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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