in caricamento ...
WALL STREET: continua il momento positivo a New York
Il quadro del CFTC di Chicago continua ad illustrare uno scenario positivo. Quindi sembra che il momento di ripresa possa continuare. Resta però ancor da capire la cosa più importante. E’ un rimbalzo in un mercato “orso” oppure è un’inversione di tendenza? [Guest post]
Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, nessuna nuova dal fronte di guerra tra Russia ed Ucraina. Il conflitto prosegue, ed ogni giorno che passa i russi avanzano, soprattutto nell’agognato e conteso Donbass. Zelensky, invece, continua a richiedere armi, nella speranza di poter arrestare l’avanzata, e magari riconquistare i territori già persi. Di diplomazia e di pace non si parla affatto.
Nel frattempo crescono i timori per una crisi alimentare globale, causata dal blocco delle esportazioni di cereali, e di grano in particolare, dai porti dell’Ucraina. Crisi che si aggiungerebbe a quella energetica, già molto evidente nell’intera Europa. A fronte di questo scenario a tinte fosche, Wall Street, dopo ben 7 settimane di ribassi, inscena un rimbalzo monstre del 6,58 %.
Evento, quest’ultimo, abbastanza ricorrente e tipico di un mercato orso, che non deve illudere gli investitori. Si leggono e si ascoltano giustificazioni molto benevole dell’evento. In realtà, però, nulla è sostanzialmente cambiato sul piano macroeconomico, e nello scenario intermarket. In particolare, non v’è alcun cenno di allentamento delle tensioni sul mercato delle commodities, anzi tutt’altro.
Osservare il prezzo del crud oil a quota 115 dollari il barile, e sperare nel contempo in un rallentamento del tasso d’inflazione è un palese e macroscopico controsenso. Ma si sà, molti analisti cercano di trovare una ragione ad ogni movimento di mercato, anche se di breve termine. Alcuni di loro vedono di buon occhio anche il rallentamento dei rendimenti sul decennale obbligazionario Usa, di queste ultime settimane.
A me, invece, il fenomeno preoccupa. Hanno già dimenticato, credo, quanto accaduto nell’epoca antecedente alla grande crisi finanziaria del 2008. Osservare, infatti, prezzi delle commodities in forte rialzo e contemporaneamente tassi in stallo, o addirittura in discesa, è un controsenso, che dovrebbe non rallegrare, bensì preoccupare, e tanto. La divergenza di percezione ed interpretazione dei dati dei mercati, è comunque la norma, e la ragion d’essere degli stessi.
Solo il tempo dirà chi avrà meglio letto ed interpretato i segnali che provengono oggi dai mercati finanziari internazionali. Nel breve termine i mercati azionari potranno pure recuperare una parte delle perdite subite in questo inizio d’anno, ma a mio avviso, le prospettive di fondo restano tutt’altro che entusiasmanti. Non scorgo infatti molte delle condizioni necessarie. In particolare manca, al momento, la fiducia nei rapporti tra i principali protagonisti dell’economia mondiale.
Manca, in particolare, una visione condivisa sui presupposti del futuro sviluppo dell’economia capitalistica. Auguriamoci che ciò possa ben presto accadere. In caso contrario i prossimi anni, e non settimane e mesi, saranno molto complicati e difficili, sia per la gente, che per gli investitori in particolare.
Dopo le sopra esposte considerazioni, prettamente personali, andiamo ad esaminare cosa ci indica, oggi, il sistema intermarket. Il dollar index, dopo una lunga fase d’ascesa, continua a stornare, cede infatti l’1,44 %, e retrocede a quota 101,64. I prezzi delle commodities, invece, non arrestano la loro corsa, lievitano infatti di un ulteriore 1,10 % in termini reali, e raggiungono i massimi degli ultimi 15 anni.
Movimenti incoerenti e contraddittori si registrano pure nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, cede infatti altri 5 bps e retrocede quota 2,74 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni, invece, cede ben 11 bps, e retrocede a quota 2,48 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto si amplia sino a 26 bps. Un po’ poco, per sperare di evitare uno scenario stagflattivo che diventa, invece, sempre più probabile.
Dei mercati azionari Usa abbiamo già accennato. Dopo da ben 7 settimane di caduta, invertono violentemente. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, guadagna il 6,58 %, e risale sino a quota 4.158,24 punti. .
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : + 2.846
Large Traders : + 1.474
Small Traders : – 4.320
A sorpresa, regge e non muta, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a soli 2.529 contratti. In particolare, i Large Traders, cedono l’intero lotto dei 2.529 contratti long, ma restano ancora, seppur di misura, in posizione Net Long.
I Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, acquistano, invece, altri 1.855 contratti long, e consolidano la loro insolita ed eccezionale posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi 674 contratti long, ma restano anch’essi nella loro insolita posizione, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, confermano, un po’ a sorpresa direi, il nuovo beneagurante assetto del mercato dei derivati azionari Usa. Vista l’esiguità delle diverse posizioni, si pensava ad un veloce mutamento. Invece l’assetto ha retto pure in quest’ultima ottava.
Probabile pertanto che prosegua il recupero sui mercati azionari Usa ed internazionali. Recupero di cui si può tentare di approfittare, ma che non porterà, a mio avviso, ad un’inversione seria e duratura dell’attuale down-trend. Rialzi di oltre il 6 %, come quello avvenuto nella scorsa settimana, sono infatti tipici e ricorrenti dei mercati orso. E ben lungi dal decretarne la fine, quasi sempre lo avallano e riconfermano.
Chissà, magari il rimbalzo prosegue, anche in questa settimana, e si può tentare di approfittarne. Personalmente, riconfermo la mia sfiducia di fondo e la mia vision negativa sulle prospettive dei mercati azionari internazionali, ma coerentemente riduco, per questa settimana, in maniera tattica e contingente, il mio livello di copertura sugli investimenti azionari.
Mercato, pertanto, in movimento, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 4,69 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 10,24 %.
Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 5,55 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, come accennato, modifico tatticamente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 32,5 al 42,5 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 67,5 al 57,5 % le mie posizioni short, ovvero assumo una posizione operativa Net Short pari al solo 15 % del mio portafoglio.
30Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS