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WALL STREET: calma a New York, al momento la Turchia non fa paura
La crisi turca non cambia, al momento, l’impostazione degli operatori della borsa USA. C’è quindi il rischio che la difficile situazione della Lira, resti circoscritta. Almeno per ora. Analisi dal CFTC di Chicago. [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali sono stati caratterizzati dalla crisi verticale della lira turca. Crisi determinata da una massiccia fuoriuscita di capitali dal Paese, in risposta alle equivoche e controverse posizioni geopolitiche assunte dal presidente Erdogan. I ribassisti sperano che la crisi turca inneschi il tanto agognato ribasso sui listini azionari Usa. Per il momento ciò non è accaduto. Wall Street, infatti, è stata soltanto scalfita dalle turbolenze del Paese mediorientale. Più rilevanti, invece, gli effetti prodottisi su altri mercati. In particolare, movimenti marcati si sono registrati sul mercato dei cambi, ed in minor misura sui mercati delle commodities e dei bonds.
Non credo, tuttavia, che la crisi turca inneschi una crisi di più ampia portata. Rimarrà, penso, una crisi circoscritta, di carattere locale. Al massimo scalfirà il sentiment, particolarmente ottimista, in voga da alcuni mesi sui mercati.
Lo scenario intermarket, come detto, ha parzialmente subito l’impatto dell’improvvisa crisi valutaria turca. In particolare, Il dollaro Usa risulta la destinazione preferita dai capitali in fuga dalla Turchia. Il dollar index s’apprezza, infatti, di un ulteriore 1,3 %, e raggiunge quota 96,34. Negli ultimi 4 mesi la rivalutazione è pari al 7,6 %, e ciò come sappiamo crea non pochi problemi ai paesi emergenti. Le commodities, in termini reali, godono della forza del dollaro, e s’apprezzano anch’esse dello 0,5 %. Sembra pertanto arginarsi la crisi degli ultimi mesi, ma il loro claudicante andamento non è sintomo di un’economia globale in perfetta salute. La crisi turca si è fatta sentire anche sul mercato obbligazionario. I tassi dei bond decennali Usa, infatti, arretrano di 8 bps e retrocedono nuovamente a quota 2,87 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, arretrano anch’essi, ma solo di 2 bps, e tornano a quota 2,61 %. La yield curve Usa perde pertanto inclinazione, il differenziale ( 10 – 2 ) è oggi pari a soli 26 bps. Il prossimo rialzo dei tassi Usa, già previsto per settembre, appare quindi sempre più ingiustificato. Ma forse la yield curve mente.
Lo scenario intermarket esprime infatti un ciclo economico globale meno maturo, e meno surriscaldato, di quanto lascia intendere la curva dei rendimenti Usa. Non a caso, Wall Street non sembra particolarmente preoccupata. In una settimana difficile, Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, perde solo lo 0,25 %, ed arretra a quota 2.833,28 punti, ossia a meno di 40 punti dai suoi massimi storici.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 109.917
Large Traders : + 82.743
Small Traders : + 27.174
Si conferma, pertanto, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in voga ormai da oltre 8 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo, variazioni ancora limitate nelle posizioni dei diversi operatori, pari a soli 6.779 contratti. In particolare, meno ottimisti appaiono gli Small Traders che cedono 5.388 contratti long, e che riducono la loro posizione Net Long sotto le trentamila unità. Anche i Large Traders, riducono lievemente la loro esposizione long, cedono infatti 1.391 contratti long, ma restano ancora e convintamente in posizione rialzista, Net Long.
I Commercial Traders, per contro, prendono atto di qualche timore degli altri operatori, acquistano l’intero lotto dei 6.779 contratti long, e riducono la loro abituale posizione di copertura, Net Short, sotto le centodiecimila unità. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, ancora una volta poco significative, ci dicono che, almeno negli Usa, gli operatori non appaiono ancora eccessivamente preoccupati. La configurazione del mercato dei derivati azionari Usa rimane saldamente quella volatile e lateral-rialzista insediatasi ormai oltre 8 mesi fà. La crisi turca ha suscitato nuove speranze nei ribassisti. Ma come già accennato in precedenti post credo che anche in questa occasione le loro attese andranno deluse. A mio avviso, allo stato, il maggior motivo di preoccupazione risiede nella limitata inclinazione della yield curve Usa, e soprattutto nei propositi della Fed di procedere ad ulteriori aumenti dei tassi. Forse l’andamento dell’economia Usa li giustifica, ma per l’economia globale sarebbe una vera e propria iattura.
L’amministrazione Trump, composta da gente non proprio sprovveduta in materia, non li vuole. Credo pertantoche la Fed non voglia entrare in conflitto con essi. Molto probabile pertanto che, da qui alla fine dell’anno, vi sia un unico, e non due, rialzi dei tassi Usa. In tal caso i mercati potrebbero avere sì dei problemi, e delle correzioni, ma il trend attuale lateral-rialzista non sarebbe credo messo in discussione.
Confermo, pertanto, la mia view moderatamente positiva per i mercati azionari, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito un guadagno del 6,55 %, performance nettamene superiore a quella registrata dal nostro Ftse All Share, che registra, nel contempo, una perdita del 3,50 %. Realizzata, quindi, una sovra- performance del 10,05 %, che conferma in toto le prerogative del mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, in coerenza con quanto sopra esposto, questa settimana non modifico l’assetto del mio portafoglio, confermo il 67,5 % delle mie posizioni long, ed il 32,5 % delle mie posizioni short, ossia una moderata posizione Net Long, pari al 35 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas