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WALL STREET: possiamo dire che a New york, come al solito, #tuttobene?
In Italia la situazione si complica, la volatilità aumenta ma non sulla borsa USA dove non si notano particolari cambiamenti di sentiment. Analisi de COT Report (CFTC). [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, la FED, come previsto, ha deliberato il terzo aumento dei tassi d’interesse dell’anno. I mercati finanziari internazionali avevano, tuttavia, già ampiamente scontato l’evento.
Maggiori fibrillazioni ha indotto, invece, la presentazione del DEF da parte del governo italiano, poichè prevede, per il prossimo anno, un deficit del 2,4 %. La borsa italiana ha reagito malissimo perdendo il 3,7 %, ed i rendimenti dei BTP sono risaliti al 3,15 %. La decisione ha suscitato, inoltre, molte polemiche. In realtà essa rappresenta l’inevitabile risposta al fallimento delle politiche di austerity degli ultimi anni. Essa, peraltro, è coerente con quanto accade in altri Paesi. Basti pensare che gli Usa il prossimo anno avranno un disavanzo del 6 %, ed anche Cina, Francia e Spagna stanno correggendo al rialzo i loro disavanzi futuri. A predicare austerità fiscale e tassi bassi è rimasta la sola Germania. In pratica per reflazionare l’economia si sostituisce la politica monetaria ultra espansiva degli scorsi anni, giunta ormai quasi al suo epilogo, con una politica fiscale forse ancor più espansiva. Quali saranno gli effetti sui mercati, e sull’economia, di tale trapasso di politica economica ? E’ questa la domanda che, a mio avviso, gli investitori devono oggi responsabilmente porsi.
Lo scenario intermarket, sembra voler cominciare a prendere atto del radicale mutamento di policy in itinere. In particolare, il dollaro index, mostra nuovamente vigore, in quest’ultima ottava s’apprezza dell’1 %, e raggiunge quota 95,13. Ma è sulle commodities che cominciano ad intravvedersi gli effetti più evidenti. In quest’ultima ottava le loro quotazioni crescono, infatti, dell’1,9 % in termini reali. In particolare le quotazioni del petrolio raggiungono il massimo degli ultimi anni a quota 73,25 $ al barile. La decisione del FED, invece, non ha avuto particolare impatto nei mercati obbligazionari. La stessa era già stata ampiamente scontata dai mercati. I tassi dei bond decennali americani arretrano, infatti, di 2 bps, e retrocedono a quota 3,05 %.
Invariati, invece, i rendimenti dei bond a 2 anni, che restano a quota 2,81 %. L’inclinazione della yield curve Usa resta positiva, il differenziale ( 10 – 2 ) è, infatti, ancora pari a 24 bps. Il ciclo espansivo dell’economia Usa è certamente maturo, ma non è ancora giunto al suo epilogo. La recessione non è alle porte, se ne riparlerà credo fra un anno circa. Anche Wall Street sembra di questa opinione. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, storna infatti lievemente, dello 0,54 %, ma si mantiene ancora in prossimità dei suoi massimi storici, a quota 2913,98.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 122.432
Large Traders : + 96.510
Small Traders : + 25.922
Si riconferma, pertanto, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in voga ormai da quasi 10 mesi. In quest’ultima settimana, registriamo, variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 22.280 contratti. In particolare, in quest’ultima ottava, sono i Large Traders, operatori notoriamente trend-following, che mostrano ancora molta fiducia. Acquistano, infatti, l’intero lotto dei 22.280 contratti long, e portano la loro già ingente posizione Net Long, a ridosso delle centomila unità. Gli Small Traders, invece, mostrano qualche diffidenza, cedono infatti 665 contratti long, e mantengono la loro posizione Net Long a livelli ancora molto moderati, non certamente esuberanti. Un rassicurazione ed un bene per il mercato. I Commercial Traders, infine, prendono atto dell’ottimismo dei Large traders, gli cedono ben 21.597 contratti long, ed assumono una rilevante ed ingente posizione di copertura Net short, superiore alle centoventimila unità. Le movimentazioni di quest’ultima confermano e consolidano l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa degli ultimi 10 mesi.
La circostanza che, questa settimana, sia una sola categoria ad acquistare, i Large traders, esprime comunque una certa debolezza ed una stanca del mercato. Molto probabile che il trend rialzista dei mercati azionari Usa voglia prendersi una pausa ed abbozzare magari una salutare mini correzione. Dopo 6 mesi di ininterrotti rialzi sarebbe del tutto logico e giustificato. Ciò non intaccherebbe comunque il trend di medio lungo termine che rimane, a mio avviso, ancora impostato al rialzo. Per determinare, infatti, una seria inversione del trend in atto è necessaria una recessione dell’economia Usa, ma come abbiamo già detto, questa non appare ancora prossima. Anzi il ciclo espansivo dell’economia Usa, seppur molto maturo, dimostra ancora una sorprendente tenuta. Quest’anno, peraltro, si gode gli effetti di una politica fiscale ultra espansiva, che ha gonfiato a dismisura gli utili delle aziende americane, che risultano in crescita di oltre il 20 %. Certo la politica monetaria è divenuta molto più restrittiva, e ciò riduce la liquidità a disposizione dei mercati, ma ciò per ora non ha prodotto alcun contraccolpo ed è stata ben assorbita dai mercati.
Confermo, pertanto, la mia view moderatamente positiva, che cercherò, come sempre, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi, e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito un guadagno dell’ 8,97 %, performance nettamente superiore a quella registrata dal nostro Ftse All Share, che registra, nel contempo, una perdita del 5,27 %. Conseguita, pertanto, una sovra- performance del 14,24 %, che conferma tutte le prerogative del mio trading system, che nei passati 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, questa settimana, in relazione alla difficile situazione italiana, muto leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 67,5 al 60 % le mie posizioni long, ed innalzo nel contempo dal 32,5 al 40 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long molto moderata, pari al solo 20 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas
Ciao Daino. Credo che tu ti riferisca all’analisi del Cot Report. Beh devo dirti che non esistono dati analoghi in Europa. Bisogna quindi accontentarsi di quelli Americani. Che sono comunque rilevanti e che influenzano anche le borse europee.
Certo che un divario come quest’anno non si era mai visto, almeno dal 2004 (quando ho iniziato). Ero quindi curioso di vedere come era la situazione dei cot sull’europa.
Va bhè
ciao Lukas,
visto che chiedere non costa nulla, lo faccio: riesci a fare questo lavoro anche su una borsa europea (tipo dax o eurostoxx?)
grazie cmq