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WALL STREET: buy the dip? Questa volta è diverso.

Scritto il alle 18:03 da Lukas


I mercati sembra forti e come è successo in passato, pronti a tornare sui massimi con la solita forza. Ma questa volta sembra proprio che, vedendo il COT Report della CFTC (Commodity Futures Trading Commission), la situazione sia ben diversa.  [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, hanno mostrato la volontà di risollevarsi e di arrestare la mini fase correttiva iniziata all’inizio di settembre. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500,  ha registrato infatti un buon rimbalzo, pari all’1,82 %, ed è risalito sino a quota 4.471,37 punti. Sembrano dunque aver nuovamente ragione i fautori del BUY THE DIP, ossia tutti coloro che in questi anni hanno sempre pensato che ogni correzione fosse una buona occasione d’acquisto. Come ben sapete, anch’io sono stato per lunghi anni molto ottimista e bullish. In questo caso invece nutro molti più dubbi ed incertezze.

Aldilà degli accadimenti di breve termine, mi appare infatti radicalmente cambiato, in peggio, lo scenario generale, intermarket, nel quale si realizza questo ennesimo rimbalzo e recupero. A differenza del passato, registriamo infatti prezzi delle commodities lievitati di ben il 43 % negli ultimi 12 mesi. Nello stesso periodo i rendimenti sono lievitati di 90 bps, sul bond decennale Usa, ed in quest’ultima ottava il rendimento sul bond Usa a due anni ha toccato il massimo degli ultimi 18 mesi, a quota 0,39 %. E ciò, nonostante una politica monetaria che si mantiene ancora accomodante ed iper-espansiva. Inoltre, in quest’ultima settimana sono stati pubblicati i nuovi dati sull’inflazione Usa.

Dati, direi, non proprio rassicuranti. I prezzi al consumo ( CPI ) risultano infatti lievitati del 5,4 % negli ultimi 12 mesi, ed ancor peggio i prezzi alla produzione ( PPI ) cresciuti di ben l’8,6 %. Una vera e propria fiammata inflattiva, come non vedevamo e ricordavamo da anni ormai, anzi da decenni. Un fenomeno sul quale si discute molto, con idee, pareri e motivazioni non proprio univoche e chiare. Per molti trattasi di un fenomeno contingente, e non strutturale, ascrivibile principalmente a strozzature dal lato dell’offerta. Per altri, invece, è l’effetto derivante delle politiche fiscali iper-espansive messe in campo da tutti i Governi, in funzione anti-covid.

Probabilmente entrambe le parti hanno parzialmente ragione, nel senso che ci potrebbe essere il concorso di tutte e due le cause. Io però soffermerei l’attenzione su un altro aspetto, non particolarmente noto e conosciuto. Ossia sulla differenza d’entità fra i due dati. Infatti storicamente, ogni qualvolta che il PPI è risultato più elevato del CPI, come accade oggi, le prospettive per le quotazioni azionarie si sono rilevate non proprio esaltanti. E mi sembra del tutto logico, Se i prezzi di produzione aumentano, infatti, di più di quanto si riesce poi a ribaltare sui prezzi al consumo, è del tutto naturale attendersi una contrazione dei profitti, e degli utili delle imprese.

E se gli utili calano non ci si può coerentemente attendere una crescita delle quotazioni azionarie. Ed è proprio questa considerazione, fondata su ben verificati dati statistici e storici, che alimenta in questa occasione, a differenza del passato, il mio attuale scetticismo su ulteriori importanti rialzi per l’azionario. A ciò aggiungo che è tutto l’aspetto dello scenario intermarket che mi appare davvero mutato, e che sembra annunciare la fine di un lunghissimo, particolare ed anomalo, ciclo di espansione dell’economia, e di conseguenza il raggiungimento di un top per le quotazioni azionarie.

Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine generale, andiamo ad esaminare, cosa ci dice, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima ottava, dopo una lunga corsa, ha leggermente ritracciato ( -0,14 % ) e quota oggi 93,96. Le commodities, invece, continuano la loro forsennata corsa. Lievitano infatti di un ulteriore 1,91 %, in termini reali, e rendono tutto il contesto maggiormente instabile e preoccupato. Più tranquillo si dimostra, invece, il mercato obbligazionario.

Il rendimento del bond decennale Usa, storna infatti di 4 bps, e retrocede a quota 1,57 %. Il rendimento del bond a 2 anni, al contrario, lievita di altri 7 bps, e raggiunge quota 0,39 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si contrae a 118 punti, e ciò accresce i nostri dubbi sulla tenuta della ripresa dell’economia. I mercati azionari, come abbiamo già accennato, rimbalzano, e per il momento arginano e contengono la fase correttiva iniziata agli inizi di settembre. Stabiliranno nuovi massimi ? Può darsi,. Io come detto, questa volta, ho più d’una perplessità.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 27.779

Large Traders :  + 16.615

Small Traders : + 11.164

Si riconferma, e si consolida, pertanto, l’incerta e volatile configurazione del Cot Report sui derivati azionari Usa. Nella scorsa settimana le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 10.855 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, sembrano condividere il mio scetticismo e le mie perplessità, cedono infatti l’intero lotto dei 10.855 contratti long, ed accentuano di molto la loro proverbiale ed abituale posizione di copertura, Net Short.

I Large Traders, invece, acquistano 6.525 contratti long, e consolidano l’entità della loro posizione, Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi i residui 4.330 contratti long, e rafforzano la loro abituale, ma ancora non esuberante, posizione, Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, rafforzano un assetto del mercato dei derivati azionari Usa, che storicamente si è rilevato sempre molto incerto e volatile. Evidentemente anche gli operatori, sempre molto ben informati, di questo mercato, intravvedono qualche problema e manifestano di conseguenza qualche perplessità.

Perplessità che appaiono maggiori di quelle espresse sui mercati primari, ove nonostante la fase correttiva oggi in corso, regna ancora un compiacente sentiment rialzista. Come ben sapete io, personalmente, ripongo maggiore fiducia ed affidabilità in questo di mercato, che anche in questo particolare frangente sembra supportare e corroborare il mio pensiero sulle prospettive future dell’azionario.

Sia ben chiaro, non prevedo affatto uno storno importante delle quotazioni equity, ma soltanto che non vedo al momento prospettive fondate di ulteriori ed importanti rialzi. Del tutto coerentemente, da qualche settimana ho ridotto la mia esposizione sull’equity, e resto in attesa di ulteriori e più probanti indicazioni provenienti sia dai mercati che dall’economia.

Mercato, pertanto, in cerca di nuove certezze, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questi primi mesi del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito un guadagno del 5,62 %.

Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha registrato un guadagno del 20,14 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 14,43 %, causata dalla nostra forse eccesiva prudenza, nonché da un evidente deficit di momentum, sul nostro listino, nei primi mesi dell’anno. Nei precedenti 8 anni, invece, il mio trading system ha  conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %.

Questa settimana in ottica prettamente tattica, muto leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal  57,5 al 60 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 42,5 al 40  % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione Net Long, pari al solo 20 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia.
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