WALL STREET: America First, anche nel trend!

Scritto il alle 14:27 da Lukas

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Il discorso ormai lo conoscete benissimo, visto che il trend è pienamente confermato. Un mercato che proprio non nasconde la sua straordinaria forza e che potrebbe ancora sorprendere gli investitori e anche i più dubbiosi. [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno goduto ancora dell’abbrivio della riforma fiscale Usa, annunciata, nella scorsa ottava, da Donald Trump. Questione soprattutto di sentiment perchè nell’economia reale non si registrano ancora mutamenti significativi rispetto all’era Obama. La retorica trumpiana, quella dell’America First, resta, quindi, ancora molto seducente e convincente.

In particolare, i mercati credono che l’annunciata e promessa riduzione di imposte possa, nei prossimi anni, sostituire gli stimoli di carattere monetario della Fed, ed assicurare all’economia Usa ulteriori possibilità di crescita. L’esito del passaggio non è comunque scontato, ed il pericolo di nuovi rigurgiti deflazionistici non è, a mio avviso, ancora totalmente scongiurato. L’annuncio della riforma fiscale, infatti, non ha infiammato tutti i settori dello scenario intermarket. In particolare, Il dollaro index rimbalza ulteriormente di uno 0,8 %, ciononostante il deprezzamento degli ultimi 6 mesi resta pari a circa il 7 %. Le quotazioni delle commodities, invece, restano alquanto caute, il lieve rimbalzo degli ultimi 2 mesi, pari all’1 % in termini reali, assomiglia molto al rimbalzo del gatto morto. Negli ultimi 6 mesi infatti il deprezzamento è pari a circa il 9 %, negli ultimi 5 anni, invece, lo storno è pari a ben il 25 %. Dati, questi ultimi, che testimoniano che il contesto rimane prevalentemente deflazionistico, nonostante tutti gli stimoli monetari degli ultimi anni. Anche le risultanze del mercato obbligazionario confermano tale assunto. I rendimenti dei bond decennali Usa infatti crescono, ma di soli 4 bps, e dopo quasi 10 anni di stimoli sono ancora fermi a quota 2,37 %. La yield curve Usa, inoltre, presenta oggi la minore inclinazione degli ultimi anni.

Sarà dura, pertanto, per Trump invertire totalmente tali dinamiche, divenute ormai stabili e quasi strutturali.Garantiti dagli stimoli pubblici contro la deflazione, e molto lontani da pericoli inflazionistici, i mercati azionari vivono, invece, nel loro ambiente ideale. Non a caso assistiamo ad uno dei più lunghi bull market della storia. Anche in quest’ultima ottava registriamo nuovi record storici. In particolare il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, lievita di un ulteriore 1,19 % e raggiunge quota 2549,33 punti.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 29.721
Large Traders : + 41.539
Small Traders : – 11.818

Seppur attenuata, trova, pertanto, ancora conferma, la favorevole configurazione del mercato dei derivati azionari Usa, che asseconda, ormai da oltre 20 mesi, lo stupefacente bull market dell’equity Usa. In quest’ultima ottava registriamo variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 9.209 contratti. In particolare, i Large Traders, temendo forse qualche esagerazione delle quotazioni, allentano un po’ la presa.
Cedono infatti 7.576 contratti long, ma restano saldamente, e da soli, in posizione Net Long. Gli Small Traders, invece, si confermano ancora una volta operatori contrarian, cedono infatti inopinatamente altri 1.633 contratti long, e consolidano la loro, palesemente errata, posizione Net Short. I Commercial Traders, pesantemente investiti sul mercato primario, sono pertanto costretti ad acquistare l’intero lotto dei 9.209 contratti long, e a ridurre di conseguenza la consistenza della loro abituale posizione di copertura Net Short.
Le movimentazioni di quest’ultima ottava, attenuano ma non mutano il favorevole assetto del mercato dei derivati azionari Usa. Prevedibile pertanto un rallentamento, o addirittura un consolidamento dell’attuale forsennato up-trend. Ciò non vuol dire che siam prossimi ad una correzione significativa, e tantomeno ad una inversione dell’attuale trend fortemente rialzista. Probabile, invece, una pausa, o una circoscritta correzione, che sarebbe peraltro salutare per l’equilibrio complessivo dei mercati. Molti credono che stiamo assistendo alla fase finale di questo lunghissimo e quasi interminabile bull market.

Anch’io nelle scorse settimane ho cominciato a temerlo, ma un esame più attento dell’evoluzione recente del quadro intermarket ha dissipato alquanto i miei timori. I mercati azionari, infatti, stornano, invertono, ed entrano in un mercato orso quando nell’economia reale sopraggiungono marcati fenomeni inflattivi o deflattivi. Orbene il primo, ossia l’inflazione, non si scorge nemmeno all’orizzonte. Il secondo, invece, si è verificato solo due volte negli ultimi 100 anni, ma ciononostante costituisce, oggi, per noi, un pericolo più concreto del primo. Contro di esso, però, da quasi 10 anni, sono schierate tutte le istituzioni finanziarie e politiche del globo. Schieramento, a mio avviso, motivato non solo da ragioni economiche, ma anche, e forse soprattutto, da ragioni politiche. Si conoscono infatti le disastrose conseguenze della deflazione degli anni 30, ossia l’avvento del nazi-fascismo in Europa e Giappone culminato poi nella seconda guerra mondiale, e non si vuol certo correre il rischio di una loro riedizione. E’ lecito, pertanto, criticare i vari QE delle banche centrali, ma non bisogna scordare il grave contesto ed i pericoli determinatisi dopo la crisi finanziaria del 2008. Quindi facciamocene una ragione e prendiamoci le risultanze più positive, ossia le laute plusvalenze dei nostri investimenti azionari.

Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora positivo per i corsi azionari, che, come sempre, cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno il mio portafoglio denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una performance positiva pari al + 19,65 %. Performance che remunera e premia la mia ottimistica view, superiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari, nel contempo, al + 18,16 %. Una sovra- performance dell’ 1,49 %, che conferma la fiducia nel nostro approccio operativo, che nei precedenti 4 anni ci ha regalato una sovra-performance media annua pari al 20,8 %. In perfetta coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana, innalzo leggermente dall’82,5 all’85 % le mie posizioni long e riduco, nel contempo, dal 17,5 al 15 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long pari al 70 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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