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Valute emergenti: problemi e opportunità

Scritto il alle 12:13 da gremlin

Nel giro di pochi giorni abbiamo visto un ulteriore crollo delle valute dei mercati emergenti, a partire dall’Argentina, e forti apprezzamenti dei CDS su Ucraina. Ma ecco che alcune banche centrali hanno reagito prontamente con l’aumento dei tassi di interesse con la speranza di raffreddare le spinte inflazionistiche interne e di rallentare la fuga dei capitali speculativi (carry trade).

E’ stata la paura del tapering della Fed (il ritiro graduale degli stimoli) all’origine delle turbolenze sulle valute e sulle Borse di Asia e America latina. Gli investitori, di fronte alla prospettiva di una minore liquidità in circolazione e di un aumento dei tassi di interesse negli Usa e in Europa, preferiscono uscire dai mercati ad alto rendimento ma anche più rischiosi per tornare su quelli dei Paesi avanzati. Da ieri sappiamo che la speculazione ci aveva visto giusto, infatti il FOMC del 29 gennaio ha tagliato altri 10 miliardi, ora ne restano altri 65.

Turchia
La Banca centrale turca, per contrastare il deprezzamento della moneta locale, ha aumentato ieri in modo consistente i tassi di interesse. In un primo momento la mossa della Cbrt ha portato a ricoperture sulla lira turca dal momento che l’aumento dei tassi avrebbe comportato più alti costi per mantenere queste posizioni aperte, considerando il differenziale sui tassi di deposito che gli investitori avrebbero dovuto pagare. In un secondo momento, però, gli operatori hanno ripreso a vendere la lira turca per due motivi. In primo luogo perchè la Banca centrale turca, dopo la mossa di stanotte, ha margini di azione futuri molto più limitati. In secondo luogo, il mercato ha iniziato a pensare che la mossa della Cbrt comporterà più alti tassi interbancari che prima colpiranno direttamente le banche e poi le imprese. Nel più lungo periodo si potrebbero quindi avere effetti negativi anche sul Pil del Paese.
Immediata la reazione dei mercati già durante la sessione asiatica: la lira turca è rimbalzata del 4,1% sul dollaro e ha trascinato al rialzo anche il rand sudafricano, il won sudcoreano e la rupiah indonesiana. Dai minimi di 2,39 contro il dollaro toccati appena due giorni fa la lira turca ha recuperato nelle prime ore della mattina quasi il 10%, cancellando in buona parte le pesanti perdite accusate dall’inizio dell’anno. In seguito però ha ripiegato intorno a quota 2,23 dollari riducendo il guadagno giornaliero a poco più dell’1% e nel pomeriggio è addirittura scesa in rosso fino a 2,27 sul dollaro, a conferma della grande volatilità sui mercati emergenti.
La decisione della Banca centrale non è stata facile: il premier Erdogan aveva ribadito ieri sera di essere contrario ad un aumento dei tassi d’interesse per difendere la lira, poco prima di una riunione urgente del comitato monetario della Banca centrale per cercare di fermare il tracollo della valuta nazionale su euro e dollaro. «Sono contrario a un aumento dei tassi d’interesse, come lo sono sempre stato» ha detto, ma poi stato duramente smentito.

Qui sotto la lista dei bond denominati in lira turca (TRY) quotati sull’ExtraMOT ottenibile dal sito di Borsa Italiana. Le BEI e KFW sono tassate al 12.5% come i titoli di Stato. I prezzi attuali consentono di ottenere rendimenti netti ben sopra l’8% con scadenza anche ad un anno; ovviamente il rendimento è subordinato alle variazioni di cambio e quindi si tratta di una scommessa. Ad essere bravi ma soprattutto fortunati si può fare trading e investimento di breve contemporanemante

Sudafrica
Dopo la Turchia, anche il Sudafrica ha alzato i tassi contro ogni previsione. La stretta di 50 punti base (dal 5 al 5,5%) è la prima dal giugno 2008 ma ha sortito l’effetto opposto: il rand si è deprezzato del 2% sul dollaro ed è sceso a quota 11,22, un segnale del fatto che finora l’azione delle banche centrali non è stata sufficiente a calmare gli investitori.

India
La Turchia non è sola nel tentativo di arginare la fuga di capitali dagli emergenti. Ieri anche la Banca centrale indiana guidata dall’ex capo economista del Fondo monetario Raghuram Rajan ha alzato a sorpresa i tassi d’interesse, portandoli dal 7,75 all’8 per cento. La scelta è stata spiegata con l’obiettivo di tenere sotto controllo l’inflazione ma è chiaro anche l’intento di tenere l’India e la sua moneta al riparo dalla bufera che nei giorni scorsi si è abbattuta su molti mercati emergenti.
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Fonti: Sole 24 Ore, Milano Finanza, InvesPRO

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3 commenti Commenta
pecunia
Scritto il 30 Gennaio 2014 at 15:34

Ciao GREM,
sì, hai ragione, è un po’ un gioco d’azzardo. Ma alla fine del tapering la Colomba dovrà iniziare a rialzare i tassi ed allora il panorama di parte dei paesi emergenti dovrebbe migliorare. Naturalmente quest’ipotesi può essere smentita…. ❗

fred81
Scritto il 4 Febbraio 2014 at 01:16

E’ possibile e in che modo per piccoli investitori fare contratti forward (vendita a termine di TRY alla data di scadenza dell’obbligazione a un tasso di cambio che stabilisco oggi con la controparte) per coprirsi dal rischio di cambio insito nell’acquisto di un’obbligazione denominata in TRY?

Se copro il rischio di cambio, mi resta un ottimo rendimento certo…

gremlin
Scritto il 4 Febbraio 2014 at 08:40

fred81@finanza,

si tratta di contratti privati OTC generalmente stipulati da banche d’affari per importi considerevoli
la copertura dei rischi ha un costo e bisogna essere degli specialisti per valutare la contrattualistica e il rapporto rischio rendimento
per il privato esiste il forex, future e forse certificati ad hoc che comunque non conosco

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