Paesi Emergenti: sono pronti per diventare i nuovi leaders?

Scritto il alle 11:25 da Danilo DT

Ormai tutto il mondo conosce un personaggio del calibro di Mr. Nouriel Roubini. Dr. Doom, uno dei più cupi catastrofisti economici dell’era moderna, aveva previsto la crisi subprime e, per certi versi, anche la crisi che siamo vivendo proprio ora, nel 2012. Una crisi che dovrebbe culminare con quella che lui stesso ha definito “The Perfect Storm”, la tempesta perfetta, prevista per il 2013. Malgrado il mio pessimismo sia abbastanza noto a chi segue il blog, anche perché l’ho giustificato con tanti dati e scenari, mai arriva ai livelli di Dr. Doom.

Le avvisaglie ci sono tutte e, secondo il professore, non lasciano scampo: la tempesta perfetta del prossimo anno sarà molto peggio della crisi del 2008.
Apocalittico sull’eurozona, Roubini prevede che la Finlandia uscirà dall’euro prima della Grecia.

Roubini, professore alla New York University, aveva indicato lo scorso maggio quattro scenari che possono creare la “tempesta perfetta”: il ristagno degli Stati Uniti, un acuirsi dei problemi del debito europei, la decelerazione delle economie emergenti, specie della Cina, e il conflitto militare in Iran. A suo parere, i dati dell’inflazione in Cina e le deludenti cifre dell’occupazione negli Usa mostrano che la tempesta perfetta si sta scatenando.
Per l’economista, il problema è che gli Stati sovrani stanno esaurendo le opzioni e non hanno “conigli da tirar fuori dal cilindro”. E mentre nel 2008 la crisi si era potuta combattere con un’azione congiunta delle banche centrali, attualmente le azioni intraprese – come il ribasso dei tassi deciso dalla Bce e le iniziative delle banche centrali cinese e britannica – non hanno avuto l’effetto desiderato. (Source)

Su molti di questi punti non poso che essere in pieno accordo, anche se l’estremo catastrofismo del Professore rischia di diventare persin “troppo estremo”.
Intanto però, su una cosa, dobbiamo assolutamente convenire. Ci si trova pienamente in accordo sul fatto che TUTTO il mondo sta frenando. Non solo l’Europa, non solo gli USA ma anche i paesi emergenti.

I punti interrogativi in questa fase, dove si è passati dalla possibilità di veder concretizzato il decoupling, fino invece a capire che MAI come oggi l’economia è globalizzata, sono veramente tanti. L’Eurozona che deve risolvere i propri problemi ed evitare il collasso. Gli Stati Uniti che devono progettare un percorso di rinnovata crescita. La Cina che rischia di non trovare una via d’uscita alla nuova e finora sconosciuta crisi economica interna.
Domande a cui nessuno può rispondere. Né io e tantomento il Prof Roubini, anche perché credo sia ormai chiaro a tutti che il mondo INTERO si sta trovando di fronte la più grande crisi mai vista dai tempi della seconda guerra mondiale.

Ovvio, ora la guerra non c’è, ci mancherebbe, ma i danni portati dalla finanza spregiudicata ed allegra (e permettetemi, grazie all’incalcolabile egoismo dell’uomo) non sono certo meno pesanti da risolvere. Problemi di tantissimi tipi.

Un mare di problemi da risolvere

Pensateci un attimo: Economici, non c’è dubbio, finanziari, questo e chiaro. Ma poi anche sociali. Grandi diseguaglianze e sperequazioni, problemi anagrafici nelle vecchie economie “core”, la disoccupazione. Il problema quindi è veramente molto ampio e considerare questa crisi solo come ECONOMICO FINANZIARIA è decisamente limitativo. Anzi, lo definirei veramente scorretto.
Ci sono i mercati emergenti, vero. Sono loro quelli che dovranno prendere le redini economiche globali. In realtà, anche questi paesi, oggi stanno visibilmente rallentado e negli stessi sono visibili disequilibri veramente imbarazzanti.

Prendo ad esempio sempre la Cina. Immaginatevi le citta fantasma, la gente che torna alle campagne, un sogno che per molti è stato infranto. Ma questi paesi hanno la capacità OGGI di prendersi il testimone per la crescita economica di lungo periodo?

 

I dubbi sui paesi emergenti

In realtà inizio a temere che anche questi paesi abbiano corso troppo e troppo in fretta, surriscaldandosi e mettendo a rischio la propria crescita economica di lungo periodo, che sarà comunque sempre maggiore di quella delle vecchie economie, grazie soprattutto ad un debito decisamente sostenibile, una popolazione più giovane, e un potenziale bacino di consumatori ancora non saturo.

Quindi tanta domanda interna, maggior indipendenza economica dall’estero, e anche un equilibrato indebitamento privato.
E per noi?
Diventa difficile fare previsioni. Probabilmente continueremo a barcamenarci per anni. O magari un haircut toserà il nostro debito e, dopo un periodo di profonda difficoltà, ripartiremo. Oppure finiremo comprati dagli stranieri e ridotti in colonie e terre di conquista commerciale.

Il futuro è tutto da scrivere, ma non posso negare che le tinte fosche restano per il momento quelle più predominanti.

STAY TUNED!

DT

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17 commenti Commenta
ottofranz
Scritto il 12 Luglio 2012 at 11:52

ridotti in terre di conquista commerciale.

Quindi presumi che qualche soldo ci rimanga attaccato alle tasche.

Il solito inguaribile ottimista 😀

maurobs
Scritto il 12 Luglio 2012 at 13:35

Dream scusa l’OT, mi sembra di ricordare un post di qualche giorno fa dove erano indicate le asset class della leva finanziaria ma non riesco a trovarlo.Mi puoi aiutare oppure ricordo male?mi sembra fosse di settimana scorsa, c’era un’infografica a istogrammi dove si evidenziava la preponderanza della leva su forex e tassi….
grazie per l’aiuto

alfio200
Scritto il 12 Luglio 2012 at 14:18

Ribadisco la mia opinione per cui l’Italia sta peggio di tutti i PIIGS. D’accorro, ha beni immobili, aziende a partecipazione statale (e comunale) e risparmi delle famiglie 4 volte superiori al debito pubblico, ma i problemi strutturali sono giganteschi:

1. E’ un paese economicamente diviso in due. Nord industrializzato (per ora) con un rating (diciamo così) AA- e un Sud paese emergente con l’euro, costo del lavoro altissimo e mancanza di infrastrutture e quindi con rating B-.

2. Continua a essere nella struttura statalizzata “l’ultimo paese dell’Est”. Uno stato socialista con le ingessature del medesimo, ma senza i vantaggi.

3. E’ gestito da una classe politica clientelare, antimeritocratica, ladra e per giunta incapace che pensa, ormai sfacciatamente, solo ai propri interessi infischiandosene del bene della nazione. I telegiornali ci riportano quotidianamente lo spettacolo di politici che parlano di alleanze e coalizioni, ovvero accordi sotobanco per spartirsi il potere. Confronto su progetti, zero.

4. E’ un paese troppo grande per essere salvato.

L’haircut servirebbe a poco, come non è servita la patrimoniale di Amato. Dopo un po’ di anni saremmo punto e a capo.

La colonizzazione, magari peceduta da un commisariamento europeo? Forse è l’unica soluzione per poter salvare il salvabile. In fondo, è meglio una Parmalat che parla francese che una Parmalat inesistente.

    Scritto il 12 Luglio 2012 at 14:42

    Sul fatto che l’haircut servirebbe poco, beh, non sono molto d’accordo. E’ l’estrema ratio.
    Tu proporresti qualcosa di più efficace?

andrea.mensa
Scritto il 12 Luglio 2012 at 15:58

Dream Theater,

beh …. come ho già detto, visto che ormai abbiamo un avanzo primario, potremmo rinnovare i debiti in scadenza con titoli allo 0,5% e a 20 anni. o così o niente ! tanto non ci servirebbero nuovi finanziamenti.
riguardo al problema maggiore, visto da Roubini credo di averlo enunciato diversi anni fà nel seguente modo: il paradigma di questa nostra civiltà prevede un “coinvolgimento” di paesi e popolazioni almeno doppio rispetto all’esistente, ogni 50-100 anni. la storia ha visto industrializzare l’inghilterra, poi la germania, poi l’intera europa, poi gli USA , infine è toccato all’asia. il prossimo “raddoppio richiederebbe almeno 5-8 miliardi di persone povere, deindustrializzate, sfruttabili entro i prossimi 20-40 anni.
non ci sono …… e questo è il problema !!! per cui o si cambia paradigma, o ci si distrugge per poter ricominciare. vedete voi.

lampo
Scritto il 12 Luglio 2012 at 17:20

andrea.mensa@finanza:

beh …. come ho già detto, visto che ormai abbiamo un avanzo primario, potremmo rinnovare i debiti in scadenza con titoli allo 0,5% e a 20 anni. o così o niente ! tanto non ci servirebbero nuovi finanziamenti.

E’ proprio quello su cui stanno puntando gli USA… per (scusate il termine) “fotterci” anche sul lungo periodo!
Mentre qui in Europa decidono, decidono, decidono decidono e continuano a decidere… ma quante decisioni… 🙄 🙄 🙄

alfio200
Scritto il 12 Luglio 2012 at 18:45

Dream Theater,

Intendo dire che l’haircut senza riformare lo Stato saarebbe inutile. Pensa a cosa farebbero i nostri politici se si ritrovassero con un debito pubblico ridotto (diciamo) del 40%!?

E’ un po’ come il discorso eurobond. Secondo te, con gli eurobond diminuirebbero le tasse? Migliorerebbe la sanità pubblica? Personalmente non credo. Aumenterebbero gli sprechi e, al limite, i vantaggi dati a una categoria per il solito voto di scambio.

In pratica sarebbe come dire se diamo coltelli nuovi e perfettamente affilati a Jack lo squartatore, metterà la testa a posto e si redimerà.

Secondo me, q

alfio200
Scritto il 12 Luglio 2012 at 18:50

Secondo me, questo Paese, che come Nazione non è mai esistito (una specie di Unione Europea in piccolo) è giunto alla fine. Non so dove, ma ho letto che tutti i Paesi denominati con la parola Unito, alla distanza, sono destinati a finire (compresi Regno Unito e Stati Uniti). Non diciamo Italia Unita, ma facciamo costantemente l’apologia dell’unità d’Italia.

idleproc
Scritto il 12 Luglio 2012 at 20:05

lampo,

Sulla strategia US concordo con te.
Per contrastarla credo che l’unica strada sia la cancellazione della spazzatura che avrebbe già fatto di suo un “mercato” non pilotato dalle banche centrali.

andrea.mensa@finanza,

Desumo che tu abbia letto Marx e la letteratura marxista successiva: “il sistema” non casca da solo, non è scritto da nessuna parte a mia memoria, deriva da un’interpretazione meccanica della teoria marxista.
Da un punto di vista marxista, quella che stiamo attraversando è una crisi ciclica di lungo periodo dell’economia reale con una crisi di sovrapproduzione globale spostata in avanti con tentativi anticiclici a mezzo interventi monetari.
Per anni sono andati avanti a mezzo “decoupling”, ora i cicli si sono sincronizzati.
I motori che hanno determinato lo sviluppo del dopoguerra sono quasi fermi.
Vi è la sovrapposizione alla crisi dell’economia cosiddetta reale di una crisi del sistema finanziario strettamente connessa con la caduta tendenziale del saggio di profitto nell’economia reale che ha spinto il capitale a concentrarsi nella finanza ove con le tecniche della fanta-finanza hanno costruito profitti dal nulla. E’ una delle ragioni per cui l’economia si è finanziarizzata.
Solo nell’economia “reale” si crea valore.
Normalmente il sistema capitalistico esce dalle crisi con l’allargamento della base produttiva (globalizzazione) ma anche ed è fondamentale, con la distruzione del capitale non investito “correttamente” in attività che abbiano mercato e nel nostro caso, anche dei capitali fasulli costruiti nella finanza.
Il processo dovrebbe ripartire dall’individuazione di nuovi motori per lo sviluppo che aumentino la produttività sociale complessiva del sistema e una redistribuzione dei redditi e dei capitali che non fermerebbe comunque il processo di concentrazione del capitale e la caduta tendenziale del saggio di profitto.
Quello che stanno facendo Monti & i Goldman-Boys è totalmente inutile, peggiorerà solo la situazione
La crisi diventa effettivamente sistemica quando alla crisi ciclica si sovrappone la crisi sociale.
Ci siamo dentro o in via di entrarci.

Personalmente credo di aver individuati i motori dello sviluppo futuro ma sono solo ipotesi e prima bisogna uscirne fuori in un modo o nell’altro.

gainhunter
Scritto il 12 Luglio 2012 at 20:51

alfio200@finanza,

Dipende da cosa si intende per eurobond: se si intende nuovo debito che poi ogni stato gestisce come vuole, è chiaro che non serve; se si intende nuovo debito utilizzato per fare investimenti comuni allo stesso tasso di interesse, quindi gestiti in comune, servono per spingere sul lato crescita; se si intende nuovo debito condizionato al raggiungimento di obiettivi, potrebbe anche funzionare per riformare lo stato, a patto che le condizioni siano sensate (a differenza di quelle chieste attualmente).

alfio200
Scritto il 12 Luglio 2012 at 22:16

idleproc@finanza,

Ma l’Italia è un sistema capitalistico?

Quanto liberismo c’è veramente in Italia?

C’è sulla carta, magari garantito dalla costituzione, ma nella pratica tutto il sistema statalista (indipendentemente che a governare sia la destra o la sinistra) ha nel liberismo il suo principale nemico e l’osteggia in tutti i modi, a meno che, non faccia affari attraverso di lui (lo Stato e le sue emanazioni: comuni, regioni).

Ti faccio un piccolo esempio relativo al mio campo (l’editoria):

Supponiamo che tu voglia diventare editore:

1. Iscrizione alla camera di commercio (il che ha un costo)

2. Una volta iscritto alla camera di commercio, lo Stato presume che tu, in ogni caso, debba guadagnare 18.000 euro e pagherai irpef e inps comunque su questa base.

3. Una serie di extratasse di cui la più assurda è la tassa sul magazzino: stampi 10.000 libri, ne vendi 5.000 e sui 5.000 invenduti, quindi in perdita, pagherai tutti gli anni una tassa oerchè costituiscono un valore potenziale!?

4. Se intendi pubblicare un periodico, devi passare attraverso la casta. Tu, magari trader professionista, se vuoi pubblicare un mensile che tratti di trading, devi avere come direttore responsabile un giornalista che sicuramente di trading non saprà nulla. Devi pagarlo e comunque, per legge,comanderà lui.

Aggiungiamo che quest’anno abbiamo sborsato di tasca nostra 160 milioni di euro per mantenere giornali che non si vendono e stipendi milionari di direttori e dirigenti.

Per cui, ripeto, questo è uno Stato liberista?

idleproc
Scritto il 12 Luglio 2012 at 23:13

alfio200@finanza,

Ciao, il nostro è un paese che è passato direttamente dal basso impero clerico-feudale al capitalismo senza una rivoluzione borghese in mezzo. Tipo Cromwell per intenderci o quelli che hanno tagliato un pò di teste en France o facevano le noyades a Nantes. O quelli che hanno fatto la rivoluzione anticoloniale in US.
Mai detto che siamo un paese liberista (economicamente) o liberale (culturalmente).
Figuriamoci poi anarco-capitalista alla Ron Paul (quasi).
O seguaci della scuola austriaca.
No, la mia era una valutazione generale sistemica utilizzando il punto di vista marxista.
Potrei fare la stessa cosa partendo dal punto di vista anarco-capitalista o di scuola austriaca (con un risultato interno al sistema, ovviamente).
Non ho assolutamente un’idea chiara su di un sistema alternativo all’attuale, ritengo che però Marx che è strettamente collegato con l’economia classica ed alcuni settori del pensiero economico marxista successivo (minoritari e sconosciuti ai più) ci abbiano preso in pieno, visto che tipologia e possibile dinamica era nota dagli anni ’70.
Ritengo comunque il “liberismo”, l’anarco-capitalismo (che mi affascina per la sua visione libertaria), la scuola austriaca siano tutti fuori tempo massimo visti gli attuali livelli di concentrazione del capitale.
Per quanto riguarda l’Italia, noi siamo il futuro: Oligarchia Monopolista Finanziaria al centro, caste pagate a gettone, “liberismo” (ora solo iniziale) verso il basso. Se resta l’attuale sistema.

Tieni presente che non sono uno schierato sull’Assoluto e come DT, Gremlin ed altri cerco nel mio caso, poveramente, di capire e di trovare un ventaglio di soluzioni anche di uscita dall’attuale sistema, la scelta credo che sia culturalmente e in termini pratici, del tutto aperta.

Su di una cosa in effetti sono schierato, sto col Popolo Italiano e con gli oppressi “a prescindere”.

andrea.mensa
Scritto il 13 Luglio 2012 at 05:22

idleproc@finanza,

caro Lampo hai espresso meravigliosamente i mio pensiero, che, se vai su facebook ritroverai in parole più povere,ma che esprimono lo stesso concetto.
La mi esprimo sempre per non iniziati, ma l’idea ispiratrice è la stessa.
l’unica domanda che sempre mi pongo è:”avremo ragione noi, o tutti gli altri ?”

andrea.mensa
Scritto il 13 Luglio 2012 at 05:24

andrea.mensa@finanza,

scusa …. non Lampo ma idleproc —–

andrea.mensa
Scritto il 13 Luglio 2012 at 05:34

idleproc@finanza,

visto che sai esprimerti tanto bene, prova ad aiutarmi a far capire un concetto semplice derivato dalla fisica “nulla si crea o si distrugge, solo si modifica”.
se con la fanta-finanza creo dei fanta-utili, che però sono espressi con lo stesso denaro dei beni reali, e con tali fanta-utili acquisto dei beni reali, senza ovviamente averne prodotto alcuno, a chi li ho rubati ?
a me questo concetto è chiarissimo e avrei anche la risposta, ma non riesco a farlo capire.
Mi sai aiutare tu ?

andrea.mensa
Scritto il 13 Luglio 2012 at 05:45

idleproc@finanza,

sicuramente questa mia osservazione è inutile, ma la esprimo ugualmente perchè non si sa mai che a qualcuno smuova qualche idea.
le teorie economiche attuali, su cui si fondano le convinzioni ( a volte contrapposte) di tanti personaggi importanti, sono basate su analisi del passato, ed avrebbero potuto, forse, se annunciate e seguite PRIMA che i fatti che li hanno generate fossero accaduti, prevenirli. La fantasia umana sembra capace di inventare sempre nuove vie per “fottere gli altri” ed in questo lavorio ripete la storia, ma mai esattamente, ma “facendogli la rima”.
Credo, che per formulare un “rimedio” che preceda il male, occorra quindi più una analisi dell’animo umano, che dei fatti storici, usando i fatti storici solo per comprendere come , l’animo umano riesca sempre a inventare qualcosa di nuovo.
in parole povere: penso che una teoria economica che possa “precedere” i problemi, possa nascere solo sganciandosi dai fatti passati.

idleproc
Scritto il 13 Luglio 2012 at 08:03

andrea.mensa@finanza,

Penso che tu ti riferisca alla “cristallizzazione” dei concetti in sistemi assoluti, sia in generale che nel particolare individuale.
Per confrontarci ed orientarsi con la realtà dei fatti ed interpretarla ogni giorno, abbiamo la necessità di utilizzare un sistema concettuale che si costruisce storicamente e nell’esperienza di vita personale (anche questa è un’esperienza “storica”).
Storicamente poi accade che tutto il sistema concettuale messo al confronto con la realtà empirica, presenti delle crepe, non sia “aggiornabile” o non sia più in grado di fornire strumenti di interpretazione e previsione.
La conseguenza è che viene messo in discussione in toto.
Anche nelle scienze empiriche accade qualcosa di simile.
Un bel libro sull’argomento è: Kuhn: “The Structure of Scientific Revolutions”.
Ovviamente è un’interpretazione.
Un’ulteriore problema specifico delle “scienze” economico sociali è che il sistema concettuale dà giustificazione anche ad un sistema di potere e ad una struttura sociale. E’ il motivo fondamentale per cui non si riesce mai a discutere serenamente della faccenda. Tranne in rari casi come ad es. in questo Blog con la B maiuscola.
E’ tipico, secondo me, di una crisi sistemica, per ora solo parziale, il negare la storia e il passato, è una necessità anche individuale di scollarsi da quanto è stato costruito prima, cercare nuove interpretazioni e soluzioni.
In effetti è il bambino della storia che nasce. Speriamo di non avere un aborto.

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