USA vs Unione Europea: il gap degli utili è destinato a chiudersi

Scritto il alle 14:48 da Danilo DT

Crisi economica? Non preoccupiamoci più di tanto della recessione, ormai stiamo uscendo dalla crisi.

O per lo meno, questo è quanto ci vogliono far credere. Per carità, se ce ne fossero le giuste ragioni, sarei il primo ad esserne contento. Ma visto che motivazioni serie per poter realmente vedere il concretizzarsi del “giro di boa” non ci sono , inizio ad essere abbastanza irritato dal comportamento della casta che vuole a tutti i costi farci vedere una realtà distorta.

«Il 2013 è l’anno che verrà ricordato come una svolta generazionale senza precedenti nella storia repubblicana italiana» e il 2014 deve essere l’anno di un’altra «svolta», quella economica e delle riforme perché adesso nessuno ha più «alibi». Il messaggio che Enrico Letta vuole consegnare al Paese nella conferenza di fine anno è duplice: da un lato saluta l’ingresso dei nuovi protagonisti sulla scena politica – con un implicito riferimento a Matteo Renzi ed Angelino Alfano ed uno, esplicito, a se stesso -, dall’altra lega il destino di questa nuova generazione di 40enni alla capacità di non sprecare l’ultima occasione rimasta per dimostrare che la politica è davvero cambiata. (Source) 

La politica continua con la sua campagna pubblicitaria a favore di una ripresa che non esiste e di un “cambio di marcia” che nella realtà è totalmente invisibile.

Signori, basta parole, occorrono fatti concreti!

Ricordo a tutti, come esempio, cosa hanno fatto a proposito di “legge elettorale”. E questa sarebbe “il buon esempio”? E questa sarebbe la rivoluzione? Ma per favore… In Italia occorrono riforme concrete ed importanti. Finora si è visto solo fumo e cambiamenti estremamente limitati.
Parlare quindi di ripresa in Italia è deleterio. E in Europa?

Ben, in Europa le cose vanno un po’ meglio ma anche nel Vecchio continente è assai difficile certificare l’inversione di tendenza e il ritorno alla crescita economcia stabile, contreta e strutturale.

L’Europa registra un ritmo di crescita economica più lento di quello dei suoi maggiori concorrenti e i suoi leader devono quindi perseguire un approccio più lungimirante per ripristinare – e mantenere – il potenziale di crescita. (Source) 

Vero, l’Europa cresce meno. E come mai? Occorrono fare riforme anche nell’Unione Europea sopratutto a livello politico, occorre cambiare le cose, gli accordi, i trattati, altrimenti si resta al palo. Anche se, come spiegato nell’ultimo mio post pubblicato, ad aver alimentato crescita, economia e borse sono stati elementi non proprio strutturali come il margin debt e ovviamente il quantitative easing.
Tanto che si è creato un gap importante tra gli utili generati negli utlimi anni dalle imprese Made in USA e quelle europee. Guardate questo interessante grafico.

Il gap degli Utili aziendali

Guardate come “curiosamente” dal 2010 gli utili delle società USA sono decollati rispetto a quelli delle aziende europee! Ma che magia! Un vero e proprio decoupling che è giustificabile solo con una politica monetaria aggressiva che ha cambiato le regole del gioco. E la redditività delle aziende USA.
Non voglio parlarvi di P/E o similari. In questo momento storico diventa secondo me fuorviante.

Poniamoci piuttosto questa domanda: il gap generato è destinato a chiudersi? Oppure le aziende USA continueranno a crescere a dismisura a scapito della stitica crescita economica europea? (Non parliamo delle aziende italiane che in tal caso finirebbero con l’essere “azzerate”).

Dal punto di vista della logica, possiamo dire che oggi, con una politica monetaria USA che dovrebbe (condizionale d’obbligo) diventare meno aggressiva, la redditività dell’equity USA dovrebbe rallentare e quindi il gap dovrebbe chiudersi progressivamente. Oppure si potrebbe anche assistere ad un crollo degli utili USA o ad un sontuoso recupero dell’equity dell’Eurozona (Mah). A livello direzionale cambierebbe poco.
Solo una mia convinzione. Comunque vada, le aziende dell’UE sono destinate a riprendersi nei confronti delle consorelle a stelle e strisce. E questo ci dà indicazioni su come geograficamente considerare un’eventuale sovraesposizione nell’asset allocation. Se poi la Bce si decidesse anche ad osare…

“European stocks are poised for a third year of gains, restoring almost all the losses suffered during the financial crisis, as economic growth overcomes record pessimism on earnings. Equities will rise 12 percent in 2014, according to the average projection of 18 forecasters tracked by Bloomberg News.The average estimate is the most bullish since at least 2010, with no strategist predicting a gain of less than 3.3 percent, and comes even as company analysts reduced income forecasts for an 85th straight week, a record streak, according to Citigroup Inc. data on Bloomberg.”

“More than 40 percent of fund managers surveyed this month by Bank of America Corp.’s Merrill Lynch said they are overweight euro-area equities, or own a greater proportion than are specified in global indexes, the highest for any of five regions.” (Bloomberg)

STAY TUNED!

Danilo DT

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5 commenti Commenta
sakura
Scritto il 27 Dicembre 2013 at 17:05

Certo non hai paura di esporti, cosa che non fa che confermarmi la stima nei tuoi confronti.

Se si chiude questo gap ne vedremo delle “belle”.

Fra l’altro la modalità di “taglio dei costi”, meccanismo che ha permesso dopo il 2008 a molte aziende di continuare a produrre utili negli USA ci interroga sui modi attraverso cui questo gap è stato edificato. Il caso di Amazon è un “buon” esempio:
http://www.lastampa.it/2013/11/25/societa/un-pacco-ogni-secondi-bbc-contro-amazon-troppo-stress-lprgMKzl6YrxM55HrJqkyM/pagina.html

Modi che hanno certo il QE al centro, ma evidentemente anche la caduta nei diritti dei lavoratori, del loro potere di acquisto, la delocalizzazione selvaggia e altre porcherie assortite.

Il risultato? Un impoverimento pauroso:
http://www.youtube.com/watch?v=q-rpkZe2OEo

Scritto il 28 Dicembre 2013 at 00:21

sakura@finanza,

Credo sia uno delle mie ultime esposizioni e poi mi celerò su discorsi filosofici senza dare chiare risposte in pubblico, come fanno tanti altri miei collechi.
Ho provato a far capire a tutti che l’autore fa un lavoro che costa tempo, fatica e denaro, ma ormai il sostegno da parte …di tutto è pari a ZERO.
Per la parte che riguarda i lettori, le donazioni a sostegno sono letteralmente crollate. A questo punto, non posso più permettermi di espormi in versione free.
Lo si farà in modo decisamente più costruttivo con INVESPRO.

paolo41
Scritto il 28 Dicembre 2013 at 12:59

sulla nuova generazione politica italiana non ci giocherei un penny !!!!! ha pascolato ed è cresciuta mangiando la stessa erba di quelli più anziani, non sanno abbinare l’economia reale al Pil, né il debito ai costi; sono dei semplici ragionieri che si divertono a spostare cifre inconcludenti di euro da una tassa all’altra, lasciando correre inesorabilmente l’indebitamento e gli interessi.
Quello che a loro interessa è il mantenimento dello status quo con tutti i privilegi che esso comporta.
Ho letto di recente un articolo che fa capo ad un precedente studio di Confindustria che ha, a sua volta, attinto dalla banca dati del Ministero per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione: ebbene ci sono 39.997 partecipazioni possedute da amministrazioni pubbliche in 7.712 organismi esterni. L’onere sostenuto dalle Pubbliche amministrazioni per tenere in piedi questo mondo parassitario è di 22,7 miliardi, l’1,4% del Pil. Sono tutti enti nati a livello locale per aggirare i vincoli della finanza pubblica e per mantenere il consenso politico attraverso l’elargizione di posti di lavoro. Naturalmente ai posti dirigenziali e/o gestionali sono tutti uomini di partito, più o meno trombati!!!!!
L’analisi conclude che la stragrande maggioranza di questi enti non svolgono attività o servizi di interesse generale e quindi non contribuiscono a incrementare il valore aggiunto del Paese.
Provate a farvi un conto di quanto inciderebbe tale ammontare nella riduzione del cuneo fiscale di aziende e operai……
Per forza viene fuori un momento di ribellione quando tutti i santi giorni si legge di nuove tasse per mantenere un apparato pubblico che ormai è degenerato in dimensioni e burocrazia.
La chiave di volta è cambiare l’austerità in sobrietà, alleggerendo nel frattempo la zavorra del fisco. Quello che è certo è che con l’aumento delle imposizioni fiscali è aumentata l’evasione, sono diminuite le entrate Iva, sono diminuiti i consumi e, di conseguenza, i posti di lavoro, etc…. Insomma diciamolo apertamente hanno imboccato la strada sbagliata e la nuova generazione di politici quarantenni non sembra aver capito che è la strada che porta al precipizio.

tfl
Scritto il 28 Dicembre 2013 at 15:24

Concordo pienamente con l’analisi di Danilo e rimango anche diffidente come Paolo quando afferma che la “nuova” classe politica italiana non sarà all’altezza della situazione. Rimangono delle difficoltà enormi che non gioveranno agli utili delle imprese europee. Quest’anno il Dollaro è rimasto pressochè stabile con il Dollar Index in area 80. Vediamo infatti in questo grafico Il forte apprezzamento dell’euro che ha guadagnato il 12% di valore. Se l’avesse perso sarebbe stato meglio!

paolo41
Scritto il 29 Dicembre 2013 at 11:55

avrete letto sui quotidiani che sarà (se Dio vuole) riconsiderata la disdetta degli affitti d’oro di Roma, ma che in cambio non è stato inserito alcun mandato per privatizzare l’azienda pubblica Trasporti (sempre di Roma) che con i suoi 12000 dipendenti (al 90% raccomandati dai partiti e quindi sacche di potenziali voti) riceve dallo Stato o meglio dire dai contribuenti, detti anche quelli che pagano le tasse, circa € 3 MLD (3.000.000.000) l’anno di contributi e nonostante tale regalia ha il coraggio di perdere € 700 Mln l’anno!!!!! senz’altro sapete che in molte città del nord e centro Italia le aziende di trasporto pubblico sono state date in gestione ai privati che oltre ad offrire un ottimo servizio, chiudono i bilanci in attivo !!!!!!
…. a corollario esemplificativo del mio precedente commento…..

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