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TRADE WAR: ufficialmente la guerra commerciale è iniziata!
Lasciamo da parte la problematica sui FANG di cui ho scritto QUI che ha condizionato in modo indiscutibile la chiusura di Wall Street di ieri sera.
Torniamo invece a parlare di quella che a me pare un’ovvietà, ma che a quanto sembra per molti altri è un problema che si può prendere con maggiore leggerezza. Finché le condizioni di mercato lo permettono.
L’articolo è tratto dal sito AGI.
(…) Entra in vigore l’innalzamento delle tariffe di Cina e Stati Uniti, annunciato da Washington il 10 maggio, e in rappresaglia da Pechino il 13 maggio scorso. La Cina ha confermato l’imposizione di tariffe dal 10% al 25% su 60 miliardi di dollari di merci made in Usa mentre contemporaneamente scattano le tariffe decise dagli Stati Uniti al 25% su 200 miliardi di dollari di merci made in China.
A Pechino, in un breve comunicato, la Commissione per le Tariffe Doganali del Consiglio di Stato, ha annunciato l’aumento delle tariffe al 25%, al 20% e al 10% su una lista di prodotti del valore complessivo di sessanta miliardi di dollari, mentre la tariffazione al 5% già applicata su alcune categorie di prodotti rimane alterata. L’amministrazione Usa, guidata da Donald Trump, aveva concesso un periodo di esenzione alle nuove tariffe dal 10 maggio alle mezzanotte tra ieri e oggi, ora di Washington, per tutti i carichi di prodotti provenienti dall Cina già partiti e diretti verso i porti statunitensi, che avrebbero mantenuto la precedente tariffazione al 10%.
I dazi cinesi scattati oggi si applicano, invece, su oltre la metà di una lista di 5.410 prodotti presi di mira in risposta alle misure americane. Sullo stesso ammontare di prodotti, erano state precedentemente applicate tariffe del 5% e del 10%. Al momento non sono in programma ulteriori colloqui, dopo quelli terminati il 10 maggio, stesso giorno dell’annuncio dell’innalzamento delle tariffe Usa, dopo che la Casa Bianca aveva accusato la Cina di avere rotto il patto sul commercio proprio poco prima di giungere all’accordo finale.
Pechino ha ribattuto accusando gli Stati Uniti di avere cambiato idea e di non essere stati sinceri nei negoziati. Gli organi di stampa cinesi hanno anche alzato i toni della scontro con i rivali, sia sul piano del commercio che su quello tecnologico, dopo il bando di vendita di componenti al gigante delle telecomunicazioni di Shenzhen, Huawei, entrato nel mirino di Washington per i rischi di spionaggio informatico provenienti dal dispiegamento delle reti 5G di nuova generazione.
Il ministero del Commercio di Pechino ha annunciato la creazione di una propria “lista nera” di aziende straniere che danneggiano i diritti e gli interessi delle aziende cinesi, non rispettando le regole del mercato, deviando da accordi presi o interrompendo collaborazioni per scopi non commerciali. (Source)
Poche righe che ci dicono una cosa molto chiara. Si è fatta tanta demagogia, tante minacce, tante accuse, pochissima diplomazia e adesso… la trade war o guerra commerciale è ufficialmente partita.
Il Sole 24 Ore ci ricorda che i dati più aggiornati rilasciati dall’Organizzazione del Commercio Mondiale (WTO – World Trade Organization) confermano lo stallo nella crescita del commercio globale. L’indice composito elaborato dagli economisti del WTO (WTOI) fotografa a marzo 2019 una crescita ben al di sotto del trend storico, con deboli cenni di stabilizzazione dopo oltre 12 mesi di rallentamento continuo. L’espansione dei volumi dei beni esportati è scesa intorno all’1% annuo, un valore debole tipico dei periodi di forte frenata dell’economia globale, come recentemente accaduto con la crisi dell’Eurozona del 2012-2013 e lo shock valutario cinese del 2015. La Germania è il Paese export-oriented principalmente colpito dalla frenata dalla produzione industriale, ma anche le economie asiatiche fortemente integrate con la Cina hanno subito duramente il colpo. (Source)
Per carità, non stiamo parlando di sicura recessione anche grazie alla tenuta dei consumi MA questa divergenza non può durare a lungo. Il grafico che vi ho presentato parla chiaro, qualcosa non sta funzionando e gli effetti di questa frenata del libero scambio non potranno non farsi sentire. Anche per gli USA, signor Trump.
E a conferma di tutto questo basta guardare l’indice PMI manifatturiero globale. Sotto i 50. Occorre dire altro che le cose non stanno andando nel verso giusto?
OPS!
Metti l'attacco frontale ai #FANG
Metti la partenza ufficiale della #TradeWar
Metti la frenata del commercio Internazionale
Metti i PMI manifatturiero sotto i 50
Metti anche il #10y2yMI sa che qualcosa non quadra…#recession is coming? https://t.co/h9fXOu0LfH
— Danilo DT ? (@intermarketblog) June 3, 2019
STAY TUNED!
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Si. A grandi linee si capisce dove si è. Il breve termine è più difficile: ci si può trovare con un meno 10% di borsa prima di capire.
Io guardo il 10 anni/3 mesi.