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Tassi: restano bassi nel breve ma nel lungo termine lo scenario cambia
Se ancora non lo avete fatto, andata a cercarvi in libreria un piccolo saggio di grande finanza. Non si tratta del solito libro che alla fine dice tutto e dice niente. E’ probabilmente una delle migliori guide che illustrano questa grande crisi che, ahimè, non è ancora terminata. Il libro in oggetto è “Questa volta è diverso” ora anche tradotto in italiano.
In questo testo viene illustrato come nel corso della Storia, paesi ricchi e paesi poveri hanno contratto debiti e crediti, hanno subito tracolli e vissuto momenti di ripresa, lungo una sequenza straordinaria di crisi finanziarie. Gli esperti e i politici hanno sempre proclamato “questa volta è diverso”, affermando che la nuova situazione avesse poco a che fare con i disastri del passato. Questo libro è la dimostrazione che quello che dicono è sbagliato. Passando al vaglio sessantasei paesi appartenenti ai cinque continenti, “Questa volta è diverso” rappresenta uno sguardo comprensivo e accessibile alla varietà delle crisi finanziarie e ci guida attraverso otto folli secoli di panico bancario, default e inflazione, dalla svalutazione della moneta nel Medioevo alla catastrofe attuale. Carmen M. Reinhart e Kenneth S. Rogoff, prestigiosi economisti che con le loro ricerche hanno influenzato il dibattito politico e scientifico legato alla crisi d’inizio millennio, sostengono che le crisi sono riti di passaggio sia per i mercati emergenti, sia per quelli consolidati. E traggono importanti lezioni dalla Storia per mostrare quanto abbiamo imparato. Con analisi persuasive e messe di dati inoppugnabili, Reinhart e Rogoff dimostrano come i tracolli dei vari paesi colpiscano all’unisono con straordinaria frequenza, durata e ferocia. Esaminano le caratteristiche delle cadute delle monete, l’inflazione e l’inadempienza delle nazioni nei confronti dei debiti internazionali.
Possiamo quindi dire che Rogoff è a tutti gli effetti uno dei maggiori esperti su questa crisi. Recentemente, sul sito Project Syndacate ha pubblicato un interessante articoli sui tassi di interesse, articolo che vi ripropongo integralmente.
Oggi ci troviamo con tassi ai minimi storici. Ma questa situazione è sostenibile? Nel breve non c’è dubbio, anzi.. Per il lungo termine invece assolutamente no. Solo che questo tipo di mercato ha generato la cosiddetta “tempesta perfetta” per i tassi di interessi praticamente a zero. E per l’Eurora allafine arriverà una soluzione che, nel bene o nel male, farà scemare l’incertezza che tuttora sta martoriando il mercato, permettendo all’inflazione di tornare a salire.
CAMBRIDGE – Per quanto potranno durare gli attuali tassi di interesse delle valute più importanti scesi a livelli record? I tassi di interesse decennali degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania si aggirano tutti intorno alla soglia una volta impensabile del 1.5%. In Giappone, il tasso decennale è scivolato al di sotto del 8%. Apparentemente, gli investitori mondiali sono ben disposti ad accettare questi tassi straordinariamente bassi, anche se sembra che non siano in grado di compensare la prevista inflazione. In effetti, il tasso sui titoli del Tesoro americani, fino a 15 anni , indicizzati all’inflazione (i cosiddetti “TIPS” – Treasury Inflaction Protected Securities) adesso è negativo.
Questa situazione straordinaria è stabile? Certamente, a brevissimo termine; anzi, i tassi di interesse potrebbero ancora diminuire ulteriormente. Sul lungo periodo, tuttavia, questa situazione non è assolutamente stabile.
Alla base degli odierni bassi rendimenti vi sono tre fattori principali. Innanzitutto, c’è “l’eccesso di risparmi globali”, un’idea resa di dominio pubblico dall’attuale Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, in un discorso del 2005. Per varie ragioni, i risparmiatori sono in aumento in molte aree del mondo. In Germania e Giappone, gli anziani hanno bisogno di risparmiare per il pensionamento. In Cina, il governo detiene obbligazioni sicure come copertura contro una futura crisi bancaria e, ovviamente, come effetto secondario degli sforzi volti a stabilizzare il tasso di cambio.
Motivazioni simili dettano l’accumulazione di valuta in altri mercati emergenti. Infine, i paesi esportatori di petrolio come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi cercano di accumulare ricchezza nel periodo di boom.
In secondo luogo, nei loro tentativi di combattere la crisi finanziaria, le principali banche centrali hanno tutte abbassato vicino allo zero i tassi di interesse ufficiali a breve termine, senza una chiara via d’uscita in vista. In tempi normali, qualsiasi tentativo da parte di una banca centrale di portare i tassi di interesse a breve termine a livelli troppo bassi, per un periodo troppo lungo, avrebbe avuto un effetto boomerang. I tassi di interesse del mercato a breve termine si abbasserebbero, ma non appena gli investitori cominciano a rendersi conto delle estreme conseguenze inflazionistiche di una politica monetaria molto debole, i tassi di interesse a lungo termine si rialzerebbero.
Questo non è ancora accaduto, perché le banche centrali sono state molto attente a ripetere il loro mantra di una bassa inflazione di lungo periodo. Ciò è stato sufficiente per convincere i mercati che qualsiasi incentivo sarà ritirato prima che si riuniscano forze inflazionistiche significative.
Ma di recente, è apparso un terzo fattore. Gli investitori sono sempre più diffidenti nei confronti di una crisi finanziaria mondiale, con molta probabilità proveniente dall’Europa, ma dato il baratro fiscale degli Stati Uniti, l’instabilità politica in Medio-Oriente, ed il rallentamento dell’economia cinese, sono tutti in gioco. I timori per la crisi, sebbene remoti, fanno aumentare in modo diretto il premio che i risparmiatori sono disposti a pagare per i titoli che considerano più affidabili, così come il premio per investimenti in oro è in rialzo. Queste stesse paure frenano anche gli investimenti delle imprese, che sono rimasti in sordina, nonostante i tassi di interesse estremamente bassi per molte aziende.
È la combinazione di tutti e tre i fattori che ha creato la “tempesta perfetta” per tassi di interesse super bassi? Ma quanto può durare la tempesta? Anche se altamente imprevedibile, è facile immaginare come il processo si possa invertire.
Per cominciare, le stesse forze che hanno portato verso l’alto la curva del risparmio globale entreranno presto in funzione nella direzione opposta. Il Giappone, ad esempio, inizia a sperimentare un enorme aumento del numero di persone che vanno in pensione, il che implica un’acuta riduzione del risparmio in quanto gli anziani fanno diminuire quanto accantonato in tutta una vita. La passata inclinazione del Giappone verso il risparmio ha per lungo tempo implicato l’esistenza di un grande settore commerciale e conti correnti in attivo, ma ora queste eccedenze cominciano ad oscillare in senso contrario.
La Germania si troverà presto nella stessa situazione. Nel frattempo le nuove tecnologie per l’estrazione dell’energia, insieme ad un più tenue andamento della crescita mondiale, hanno un forte impatto sui prezzi delle materie prime, tagliando fortemente le eccedenze degli esportatori di materie prime, dall’Argentina all’Arabia Saudita.
Secondo, molte banche centrali (se non necessariamente tutte) alla fine riusciranno a capire come generare aspettative di inflazione più elevate. Saranno spinte a tollerare un aumento dell’inflazione come mezzo per costringere gli investitori ad investire in beni reali, per accelerare la riduzione della leva finanziaria, e come meccanismo per facilitare l’aggiustamento al ribasso dei salari reali e dei prezzi delle case.
È assurdo sostenere che le banche nazionali, per quanto ci provino, siano impotenti e totalmente incapaci di aumentare le aspettative di inflazione. In casi estremi, i governi possono chiamare a dirigere le banche centrali coloro che si esprimono da lungo tempo a favore di un’inflazione moderata – un modo esattamente parallelo all’idea di utilizzare la nomina alla dirigenza delle banche centrali di banchieri con orientamento “conservativo” quale strumento di lotta agli alti livelli di inflazione.
Terzo, alla fine le nuvole sopra l’Europa si dissolveranno, anche se ammetto che non è probabile che accada presto. In effetti, probabilmente le cose peggioreranno prima di migliorare, e non è affatto difficile immaginare una profonda ristrutturazione della zona euro. Tuttavia, qualsiasi direzione prenda la crisi dell’euro, la sua risoluzione finale concluderà l’estrema incertezza esistenziale che offusca le prospettive di oggi.
I tassi di interesse estremamente bassi possono persistere per qualche tempo. Di certo, i tassi giapponesi sono rimasti stabili ad un livello straordinariamente basso per un periodo considerevole, a volte abbassandosi ulteriormente, anche se sembrava che potessero solo salire. Ma, l’attuale tasso di interesse dinamico non è del tutto stabile. Si potrebbe sgonfiare molto rapidamente. (Source)
Quindi, tassi zero ancora per un po’, ma non per sempre. Questo articolo di Rogoff deve essere letto con attenzione soprattutto in ottica prospettiva per i vostri portafogli di investimento. Occhio quindi alle duration più generose ed ai titoli sopravvalutati. E, a questi prezzi, una politica di acquisto tipo PAC su alcuni titoli legati all’inflazione potrebbe essere tutt’altro che controproducente.
STAY TUNED!
DT
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Sembra veramente interessante questo libro
L’ho ordinato subito 🙂
Fammi sapere, e vedrai, ne sarai sicuramente soddisfatto.
😉
Concordo con te. La prospettiva è di una crisi sistemica. O riescono in qualche modo a far ripartire l’economia reale e ad evitare il conflitto sociale diminuendo la pressione d’esproprio oppure penso che si faranno male. Non basterà né la propaganda né la repressione. I punti di crisi a livello globale sono troppi per gestirli e quando non ci sono se li vanno ad inventare con pratiche neocoloniali del tutto tradizionali e fuori tempo. Come tutti i fenomeni storici di questo tipo avrà accellerazioni e pause, ci vorrà del tempo…
Personalmente credo che invece questa volta sia veramente” qualcosa di diverso”.
Gli avvenimenti che hanno configurato gli ultimi 15/20 anni sia in termini industriali che finanziari difficilmente sono riscontrabili nei passati alternarsi dei cicli economici.
La globalizzazione, l’esplosione della Cina, la deregulation del mondo finanziario e la relativa assoluta mancanza di controlli, il consolidamento della protesta mussulmana (tanto per citare i principali) sono eventi che hanno intaccato profondamente lo scenario mondiale e continueranno ad influenzarlo.
Quanto sopra sono fatt reali e tutti li stiamo vivendo sulla pelle. Reinhart e Rogoff sono validissimi economisti, ma anche loro teorizzano il futuro, mentre sarebbe molto più logico vedere come evolveranno i grandi temi (e non sono tutti) che ho menzionato più sopra.