Se la manovra si poggia su gioco d’azzardo e lotta all’evasione

Scritto il alle 09:38 da Danilo DT

Equità, serietà ed eticità: ecco cosa manca alla manovra finanziaria. Oltre che …

La manovra finanziaria più movimentata, snaturata e ridicolizzata della storia è nuovamente sul tavolo delle trattative. Migliaia di emendamenti potrebbero nelle prossime ore cambiare nuovamente gli elementi della manovra.
Con un solo obiettivo. Il saldo deve rimanere invariato. Cosa importa la serietà? Cosa importa l’equità? Cosa importa l’eticità? NULLA… L’importante è arrivare alla fine con un risultato paritetico identico.

Cari signori della politica, non si fa così. Voi non state capendo che (oltre a non puntare sulla crescita economica) la classe politica ha bisogno di un elemento. E questo elemento si chiama CREDIBILITA’. Come pensate, agli occhi del mondo, di essere considerati credibili, quando rivoluzionate per “enne” volte una manovra al solo fine di “tutleare” questo, quello e quell’altro e facendo invece pagare sempre chi (E siamo sinceri…) non ne può fare a meno? Possiamo sempre andare a piumare i piumabili?
E ancora, come si fanno a mettere in una manovra fiscale introiti derivanti dalla lotta all’evasione fiscale? Come diavolo si possono garantire quegli introiti? Verranno fati dei budget alla Guardia di Finanza, la quale, al fine di raggiungere tale budget, andrà a castagnate l’impossibile, conscia poi che un ricorso (se fatto) riporterà i soldi al contribuente (il che sarebbe una truffa, pensateci bene, ai danni della UE)?

E poi, come poter essere certi che il gioco d’azzardo legalizzato (!!!) ci porterà ben 1.5 miliardi in più? Diventiamo tutti appassionati di casinò on line e di cavalli da corsa?
Proprio non si vuole capire che l’equità (una manovra che colpisca tutti in modo proporzionale), l’eticità (bando alle caste super protette!) e la serietà (una manovra semplice, trasparente e credibile) sono qualità che darebbero all’Italia, agli occhi internazionali (soprattutto dell’Unione Europea dalla quale siamo “psicologicamente” commissariati) sono qualità che varrebbero tanto oro quanto pesano, e avrebbero un valore immane in questo determinato momento storico. Ma che volete farci, siamo in Italia…

E se io vi ho fatto pensare, con queste 3 parole in croce, allora vi darò l’occasione per pensare ancora di più, proponendovi uno scritto di un duo che conoscerete sicuramente, RIZZO & STELLA) autori di un libro sugli sprechi e sulle caste che vi consiglio caldamente…

L’evasiva lotta all’evasione

Fateci capire: esistono diritti acquisiti di serie A e diritti acquisiti di serie B? È una domanda doverosa davanti alla clamorosa e offensiva disparità che emerge dall’ultima puntata della manovra di aggiustamento finanziario. Un tormentone che vede apparire e sparire (e chissà quanto ciò tranquillizzerà i mercati…) norme che sbattono le ali e muoiono come certe farfalle che vivono poche ore, giusto il tempo di incantare i fanciulli.
Di là non si possono toccare gli evasori che pagando uno zuccherino avevano riportato i capitali (anche sporchi) in Italia o i vitalizi parlamentari perché in entrambi i casi «lo Stato tradirebbe la parola data». Di qua lo stesso Stato può rimangiarsi altri impegni. Come quello preso con larghe fasce di cittadini che anche recentemente (perfino su pressione di campagne governative!) avevano riscattato, spesso a caro prezzo, gli anni del servizio militare, della laurea o della specializzazione (fino a 12 anni, in certi settori della medicina) e che si ritrovano oggi con la pensione che s’allontana di colpo di anni e anni. Una scelta che, ammesso che non venga rinnegata domani come tante altre (è già in corso uno scaricabarile) è platealmente punitiva verso un elettorato considerato, a torto o a ragione, ostile.
E il famoso «contributo di solidarietà» evaporato per tutti tranne i dipendenti pubblici di fascia superiore? Varrà, stavolta, anche per i dirigenti di Palazzo Chigi che, umma umma, furono salvati dai tagli della Finanziaria 2010 perché la cosa aveva «sollevato dubbi di natura interpretativa»? E quanto durerà, stavolta, la grancassa sui «tagli epocali ai costi della politica»? La famosa abolizione dei Comuni sotto i 1.000 abitanti, sparata poche settimane fa come «la soppressione di 54.000 poltrone», si spense il giorno stesso della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Risparmi previsti: zero! Zero carbonella.
È questo il problema. In un momento in cui si moltiplicano le perplessità per i miliardi che mancano ai «saldi invariati» (quattro, cinque, chissà…) e autorevoli istituzioni segnalano che le entrate statali viaggiano verso il 50% del Pil, con il record assoluto di pressione fiscale a dispetto degli slogan «meno tasse per tutti», il governo, la maggioranza, la classe dirigente, avrebbero un disperato bisogno di credibilità. Messa a rischio da troppe norme sfarfalleggianti e sconcertanti contraddizioni.
Prendiamo la lotta all’evasione fiscale. Per anni il Cavaliere, al di là dei condoni a raffica, ha ripetuto che evadere, per chi deve dare allo Stato più di un terzo di quanto guadagna è «un diritto naturale nel cuore degli uomini». Ha detto che «dare soldi alla Guardia di finanza non è considerato reato dall’88% degli italiani». Ha raccontato barzellette tipo: «Due banditi entrano in un ufficio e urlano: “Questa è una rapina”. Un impiegato: “Ah, credevo fosse la Finanza”».
È dura, adesso, far la guerra agli evasori. Tanto più avendo al fianco quel Bossi che sfondò in politica incitando alla rivolta fiscale («Io non lo farei mai», lo bacchettò Silvius Magnago: «La mia patria è l’Austria, ma sono un cittadino italiano. E i cittadini le tasse devono pagarle»).
E solo due mesi fa impose l’altolà alla offensiva contro gli evasori tuonando a Pontida: «Già martedì voteremo un decreto che metta dei paletti all’azione di Equitalia. Ci sono agricoltori che si sono visti sequestrare trattori, balle, mucche. Così non possono lavorare…». Tesi rafforzata, mentre venivano rimosse le «ganasce fiscali» e allungati di altri 180 giorni in tempi per i contenziosi, dalle parole di altri leghisti. Come Matteo Salvini: «In certi casi Equitalia pratica lo strozzinaggio». Per non dire della minaccia di Calderoli di uno sciopero fiscale se non fossero stati trasferiti alcuni ministeri al Nord.
Si sono convertiti? Bene: anche San Paolo, prima di restare folgorato sulla via di Damasco, aveva altre idee. Saranno però chiamati a darne prova in modo convincente su certi punti scabrosi. L’Agenzia delle Entrate sta lavorando, ad esempio, a una stretta sulle società di comodo. Quelle, per intenderci, cui sono intestate barche e ville (compresi lo yacht di Flavio Briatore o la Certosa di Porto Rotondo) per fare marameo al Fisco. Passerà, quella stretta? E come?
Non si tratta di convincere solo i cittadini. La stessa Corte dei Conti due anni fa, davanti all’ennesimo ipotetico pacco di miliardi da ricavare dalla guerra agli evasori e messo alla voce «entrate», usò parole dure: «Sussiste il problema dell’incertezza sugli effetti di gettito ascrivibili alla lotta all’evasione a causa dell’assenza di affidabili meccanismi e metodologie di verifica a posteriori che consentano di distinguere con certezza l’effettivo recupero di evasione agli effetti imputabili al ciclo economico o a fattori normativi o, anche, a meri errori di stima». Parole al vento. Ma pesanti come pietre. Tanto più alla luce di una manovra composta, come quella attuale, per oltre il 60% da aumenti delle entrate e per meno del 40 da tagli alle spese. Auguri.
Quanto ai «costi della politica», viene un sospetto: che per lasciare che tutto rimanga com’è, stiano «promettendo» che tutto cambierà. Vale per il dimezzamento dei parlamentari, vale per l’abolizione delle Province. Affidati a un mitico disegno di legge costituzionale destinato a fare 4 passaggi parlamentari in un anno e mezzo. Il tutto dopo anni di ringhiose barricate leghiste. Dopo che ai primi di luglio la stessa maggioranza aveva seppellito alla Camera sotto una valanga di no l’identica legge proposta dall’Italia dei Valori. Dopo che solo alla vigilia di Ferragosto, davanti ai crolli in Borsa, la prima versione della manovra aveva deciso di abolirne 37 poi scese a 29 e infine a 22. Anche qui, auguri.
Non possono pretendere però che i cittadini ci credano così, al buio. Non dopo avere scoperto che quel famoso progetto di riforma storica e immediata sventolato da Roberto Calderoli non è mai (mai) stato depositato. Non dopo aver letto sul «Giornale» tre anni fa un titolo a 9 colonne: «Via alla manovra: abolite nove Province». Non dopo avere trovato su «La Padania» di due settimane fa, a proposito di «svolte epocali» già oggi evaporate, il titolone «La Casta colpita al cuore». Questa volta gli annunci non bastano più. Non solo ai mercati: ai cittadini. (Source)

Chiudo con questa chicca da leggere tutta d’un fiato… E’ sempre lui, il mio amico Gramellini. Leggere e meditare, signori…

Un tempo, quando ero giovane e liberista, venni catturato nel transatlantico di Montecitorio dall’onorevole Ciriaco De Mita. Mi prese sotto braccio e attaccò: «Mi dicono che lei sogna un Paese con gli impiegati pubblici dimezzati, le aziende statali interamente privatizzate e le professioni interamente liberalizzate. E’ vero?» «Certo!», esclamai con la sfrontatezza fanatica dell’utopista.

Più merito e meno sprechi, più competizione e meno raccomandazioni…» «Sono assolutamente d’accordo», mi interruppe De Mita. «Però le devo precisare che per realizzare le riforme che lei ha in mente non bastano le leggi. Ci vogliono i carri armati. Infatti l’unico che le ha messe davvero in pratica è stato il Cile di Pinochet».

Sono trascorsi più di vent’anni da quel colloquio istruttivo. Io sono diventato un liberista pentito, mentre l’Italia mi sembra rimasta sostanzialmente la stessa democristiana di allora. E chiunque provi a governarla in altro modo si espone a figure barbine. La Manovra d’Agosto è stata l’ennesima autobiografia della nazione. Uno spettacolo d’arte varia ai confini dell’ assurdo, recitato da una compagnia di improvvisatori che, se manovrasse un aereo come sta facendo con i conti dello Stato, ci farebbe morire di paura per i continui vuoti d’aria.

Dopo aver provato a spiegare le marce e retromarce del governo a un giornalista tedesco, mi sono sentito rispondere: «Anche da noi si discute fino allo sfinimento sulle decisioni da prendere. Ma, una volta prese, si applicano e basta». In Germania, forse. Qui funziona diversamente: la decisione annunciata da una gola profonda del ministero ai giornali, affinché facciano un titolo smentibile dal ministero il giorno dopo, è solo il primo atto della commedia. A cui segue il secondo: la decisione viene proclamata ufficialmente dal Presidente e dal Ministro in una solenne conferenza stampa. Ma neanche questo è un momento definitivo. Bisogna infatti aspettare le reazioni dei sondaggi. E’ il loro responso, assai più del voto delle Camere, che garantisce al provvedimento il semaforo verde. Se la categoria tartassata dalla legge non si lamenta, la legge passa. Se invece si lamenta, invitando il governo a dirottare la scure su un’altra categoria, la legge viene cambiata in modo da colpire la categoria suggerita dai contestatori. Un po’ come quando un giocatore indica all’arbitro quale avversario andrebbe ammonito al posto suo. A questo punto saranno i nuovi tartassati a lamentarsi e a mostrare al governo il prossimo obiettivo. Un esercizio che agli italiani riesce benissimo: ognuno da noi, infatti, ha una persona o un gruppo che invidia e con cui si sente in competizione. L’unica produzione italiana in crescita è quella dei capri espiatori.

A proposito di crescita: è stato l’altro mantra di agosto. «Non bastano i tagli, servono provvedimenti per la crescita». Già, ma costano. E quelli che non costano fanno sicuramente arrabbiare qualcuno, rimettendo in moto il meccanismo infernale. «Sono assolutamente d’accordo sulla necessità di liberalizzare le professioni», mi ha detto un notaio. «Tassisti, medici, giornalisti, avvocati…». «Notai», mi sono permesso di aggiungere. «Ah no! I notai no. E non lo dico per interesse personale, figuriamoci. E’ che il notaio è un ufficiale pubblico, una figura di garanzia che…». Perché la verità è che siamo un popolo di conservatori che si vergogna di esserlo e invoca le riforme nella segreta speranza che falliscano e, soprattutto, che non lo riguardino.

Magari fra un mese l’Europa fischia la fine della ricreazione e al posto di questo carrello di bolliti ci impone un governo di algidi tecnocrati che per stroncare la nostra febbre da cavallo ci farà ingurgitare due scatole di antibiotici in un colpo solo. Ma lasciatemi almeno il beneficio del dubbio: non è che nel tragitto fra la farmacia e il nostro stomaco gli antibiotici si tramuteranno nella solita aspirina? (SOURCE)

Stay Tuned!

DT

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4 commenti Commenta
idleproc
Scritto il 1 Settembre 2011 at 12:25

E’ una pura manovra bipartisan salva-caste. Nessuna razionalizzazione, nessun progetto di miglioramento dell’efficienza sistemica in modo da ridurre i costi di produzione, nulla. Figuriamoci se poi sono in grado di impostare una politica estera conseguente alle nostre necessità di sviluppo.
Altro che:
http://intermarketandmore.finanza.com/italia-manifesto-per-la-crescita-economica-e-la-ripresa-33227.html

commenti compresi.

hironibiki
Scritto il 1 Settembre 2011 at 12:35

….”non è che nel tragitto fra la farmacia e il nostro stomaco gli antibiotici si tramuteranno nella solita aspirina?”

O magari nel tragitto tra la farmacia e il nostro stomaco gli antibiotici si tramuteranno in un bel grosso, grasso DEFAULT! :mrgreen:

lampo
Scritto il 1 Settembre 2011 at 18:07

Se non “hanno voluto” neanche incassare i 98 miliardi di evasione proveniente dalle società di gestione delle slot machines… mi spiegate come intendono recuperare quelli inseriti in finanziaria?
Per chi non conoscesse la storia un sito che riassume la vicenda
http://www.mil2002.org/battaglie/slot_machine.htm#aggiornamenti

Non mi meraviglierei oramai che la soluzione sia decidere chi è evasore per decreto legge. Prendono ad estrazione un po’ di nominativi di contribuenti e gli mandano una bella lettera del tipo:”lei sig. Rossi ci risulta che abbia evaso 10.000 euro ma se paga una multa di €500 le condoniamo il tutto”.
Ecco recuperata l’evasione! :mrgreen:

gainhunter
Scritto il 1 Settembre 2011 at 20:38

E per beccare gli evasori si affidano all’invidia/curiosità/desiderio di vendetta dei cittadini, come già tentato da Visco. Alla faccia della privacy 👿

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