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Prelievo dai Conti Correnti? Bitcoin risponde: no, grazie.
Come al solito quando in Italia arrivano periodi di crisi si torna a parlare di patrimoniale o di prelievo forzoso dai conti correnti. Lo ha fatto, ad esempio, l’imprenditore Oscar Farinetti, intervistato sul Fatto Quotidiano , che ha proposto di risolvere i problemi economici scaturiti dal coronavirus prelevando il 2% direttamente dai conti correnti degli italiani.
Forse ci sono anche altre soluzioni per risolvere i problemi dell’Italia, anzi direi che ce ne sono molte altre, ma non sono qui per discutere strategie di politica economica: come al solito sono qui per questioni tecniche relative al funzionamento delle criptovalute. Vediamo quindi per quale motivo con bitcoin & C. non si possa praticare nessun tipo di prelevamento forzoso.
La banca decentralizzata
Bitcoin, come ho spiegato in altre occasioni, è nata nel 2008 pochi giorni dopo il fallimento Lehman Brothers, con l’evidente obiettivo di contestare i salvataggi bancari con i soldi dei contribuenti. Se mi chiedete una definizione in poche parole, dico che Bitcoin è semplicemente una banca distribuita tra i correntisti.
E’ una cosa che i passato sarebbe stata impensabile ma oggi, grazie ad internet, è piuttosto semplice da realizzare.
Tutto è nato dall’idea che sta alla base dei programmi che usano ragazzini di tutto il mondo per condividersi i brani musicali. Con il programma “Bitcoin” è un po la stessa cosa: ogni utente che lo installa, condivide con tutti gli altri l’archivio delle movimentazioni, (il database dei bonifici, detto anche la blockchain), che alla fine è l’essenza di qualunque banca di oggi: denaro virtuale che si sposta da un server ad un’altro.
E questo archivio è sparpagliato, copiato, duplicato, in migliaia di computer distribuiti in tutto il mondo, e sincronizzati in modo da essere sempre aggiornati.
Confisca impossibile
Una rete collaborativa di questo tipo non ha nessun controllore, perché è l’unione di tanti PC che stanno facendo una sola cosa: condividere gli stessi dati. Non c’è un regista perché non è necessario. Lo sanno molto bene gli utilizzatori di BitTorrent, Emule e altri programmi di “file sharing”, che si sono dimostrati software impossibili da fermare, incensurabili. Di conseguenza una autorità pubblica, come ad esempio un governo o un tribunale, non possono ordinare il sequestro o la confisca di nessun bitcoin, perché non c’è nessuna autorità alla quale si potrebbero rivolgere per attuare un simile provvedimento.
Anche sequestrando il PC di un qualunque utente, le autorità sarebbero solamente in possesso di una copia – peraltro già pubblica – del database della “banca” bitcoin. Ma questo non darebbe loro il potere di spostare qualsiasi bitoin da un conto ad un’altro, perché questa operazione è protetta dalle chiavi di accesso che conoscete solo voi. Si, ovviamente ci sono dei limiti, perché il proprietario di alcuni bitcoin potrebbe avere la pessima idea di scriverle… in un post-it attaccato sullo schermo, ma si spera che non sia così ingenuo da lasciare la chiave della cassaforte sopra la scrivania.
Forza Inimmaginabile
Un altro elemento poco conosciuto sulle criptovalute è che la “forza” della crittografia usata per chiudere a chiave i bitcoin o le altre criptovalute non è stata inventata da qualche appassionato. E’ quella iper-collaudata che usano le banche, le agenzie per la sicurezza nazionale, gli enti pubblici, i sistemi militari di controllo delle armi e tanto altro. Ad oggi anche se qualcuno tira in ballo i computer quantistici, è inespugnabile. Significa che la chiave di accesso che conosce a memoria chi possiede bitcoin non è violabile, a tal punto che se viene persa, anche i bitcoin non saranno più utilizzabili.
Questo significa che nessuno, tranne il proprietario, può usufruire dei bitcoin che sono depositati in un determinato “conto”. Tutti li possono vederli, dentro la blockchain, ma nessuno tranne lui può usarli per fare un pagamento.
Un Nicolas Maduro di turno, può fare tutti i prelievi forzosi che vuole dai conti correnti bancari o postali, ma non sulle criptovalute, perché non ha nessuno a cui chiedelo, né può forzare la crittografia.
Per chi voglia capire
Per chi voglia approfondire la rivoluzione (non solo tecnologica e sociale) che porteranno le criptovalute, dal 15 Aprile iniziano i corsi di formazione di primo livello che mi vedono come docente nella piattaforma Docety (a questo Link).
Analizzeremo, ad esempio, come funzionano le piattaforme che consentono di cambiare gli Euro in bitcoin o viceversa, oppure come si conservano i bitcoin in modo sicuro.
Non parleremo di trading o di investimenti, che non sono il mio settore, ma vedremo come le criptovalute posso essere una riserva di valore nel caso in cui il denaro che abbiamo in tasca venisse inflazionato dalla stampa infinita delle banche centrali.