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POWELL DILEMMA: falco o non falco? Questo è il problema…
Evito di approfondire troppo la questione Omicron. Sembra particolarmente minacciosa dato che la struttura del virus potrebbe eludere i vaccini esistenti. Sembra però che la situazione non sia preoccupante, la variante è stata identificata in anticipo e siamo più preparati ad affrontarla rispetto a prima.
E la storia recentissima già ci ha insegnato come reagire ad un eventuale inasprimento del contagio.
Però è lecito chiedersi:
1) È più contagiosa di Delta?
2) È più pericoloso?
3) Quanto sono efficaci i vaccini esistenti contro di essa?
Fino a quando non ci saranno certezze, ci dovremo rifugiare nel “SEMBRA “ che porta a delle ipotesi inconcludenti. E senza certezze la volatilità continuerà a regnare. E mentre ci troviamo ad analizzare dati su questa benedetta nuova variante Omicron, ecco che escono i dati sull’inflazione USA.
(…) Adesso l’allarme inflazione che da mesi agita il sonno della Federal Reserve e della ministra del Tesoro, Janet Yellen, diventa emergenza: con un aumento dei prezzi che a ottobre è stato dello 0,9%, il doppio di quanto previsto dagli economisti, con l’inflazione annua al 6,2%, diventa sempre più difficile continuare a parlare di fenomeno limitato e transitorio. (…) [Source]
Ricordate cosa vi avevo detto sulla “relatività” della parola “transitorio”? Eccovi servita la conferma. Inflazione che doveva scendere ma che invece sale ancora, un quadro di mercato che diventa pesante per Powell. Pesante perché nel FOMC continuano ad aumentare i pareri discordanti e per molti si avvicina non l’ora del tapering ma del primo rialzo dei tassi di interesse. E se l’inflazione sale, c’è anche il rovescio della medaglia.
(…) “Il recente aumento dei casi di Covid-19 e l’emergere della variante Omicron pongono rischi al ribasso per l’occupazione e l’attività economica determinando un quadro di maggiore incertezza per l’inflazione”. (…) La Fed prevede che “l’inflazione si muoverà significativamente al ribasso quando gli squilibri fra l’offerta e la domanda si ridurranno” ma –come evidenzia Powell – “al momento sembra che i fattori che spingono al rialzo l’inflazione si protrarranno nel prossimo anno”. (…) Il presidente della Fed afferma che “c’è ancora molta strada da compiere” prima di raggiungere la piena occupazione, una delle condizioni poste dall’istituto centrale prima di intervenire sui tassi d’interesse. (…) [Source]
Occhio quindi, il rischio di fare un errore clamoroso è presente. Alzare i tassi in un momento dove l’economia frena, significa tagliare le gambe alla ripresa economica. Ricordate fine 2018? Powell non vuole certo rifare lo stesso errore. Ma la pressione aumenta… Però diventa interessante vedere cosa sta pensando il mercato. O meglio, cosa sta scontando oggi. E poi vedremo se il mercato “ha sempre ragione”. Intanto guardate come si sta “impennando la curva”. Ovviamente è un eufemismo.
Il grafico rappresenta il differenziale di rendimento delle varie scadenze tra i Govies USA.
Differenziali di rendimento: ma il quadro non cambia, anzi…
Come potete notare, negli ultimi giorni non solo non c’è stata un’ulteriore impennata ma addirittura si sono avvicinati i rendimenti tra le varie scadenze. Tassi a breve che salgono anche se di poco e a lungo che scendono in modo più evidente. Quindi un Powell che resta colomba ma che resterà fortemente vincolato al comportamento del mercato. E con il rischio di ulteriori lockdown, non potrebbe essere diversamente, siamo onesti.
STAY TUNED!
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