PIL ITALIA: è la vittoria di Pirro?

Scritto il alle 00:43 da Danilo DT

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Cari amici, festeggiamo! L’Istat scende in campo, sorprende tutti e…raddoppia! Si, raddoppia la stima di variazione del Pil relativo al primo trimestre 2017 passando dal +0,2% comunicato il 16 maggio al +0,4%. Il motivo? Parlano di “anomalie statistiche”, come la distribuzione delle festività e le decisioni di investimento delle imprese. E già la dice lunga di come sono affidabili i dati sul PIL. E poi, come ricorderete, lo stesso PIL rappresenta un’analisi statistica ampiamente discutibile e relativa. Ma non facciamo i contestatori e prendiamola per buona. Festeggiamo con l’Istat che ammette l’innegabilità di una ripresa economica che non dovrebbe arrestarsi. Sempre che poi non intervengano altre rettifiche, che non sono da escludere…

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Raccontatemi quello che volete, io potrò anche credere a tutte le favole della crescita del PIL e di tutte le variazioni dello “zero virgola” che sfido chiunque a certificare con la massima precisione. L’unico grafico che io continuo a guardare, con un certo sconforto continua ad essere questo. Un grafico che va a spegnere tutti gli entusiasmi e che ci illustra una situazione drammatica che ci ritroviamo malgrado tutti gli sforzi di austerity che ci hanno imposto, senza però migliorare nulla. Anzi no, una cosa è cambiata: la quantità di debito pubblico. Ma non è un fattore positivo.

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STAY TUNED!

Danilo DT

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8 commenti Commenta
gainhunter
Scritto il 7 Giugno 2017 at 07:49

A conferma del grafico sul gdp per capita segnalo i grafici a questa pagina:
http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/GDP_at_regional_level

E’ inutile pensare di poter recuperare sugli altri paesi: fin quando ci sarà l’obiettivo di far recuperare il Sud sul Nord (vedi banda larga, alta velocità, finanziamenti alle startup con discriminazione regionale) si toglieranno delle risorse al Nord che le regioni concorrenti in Francia, Germania, ecc. invece possono avere. Questo è matematico.
L’altro fattore è l’impossibilità di competere con il nostro principale concorrente industriale che fa attua da 20 anni una svalutazione monetaria competitiva e contemporaneamente l’assenza di un normalissimo strumento di politica monetaria a difesa della nostra economia nei casi di shock esterni, ovvero la moneta (utilizzato in modo evidente per esempio da UK, CH, J in questi anni).
Dai grafici di questo articolo istituzionale è evidente e innegabile la perdita di pil procapite delle regioni del Nord in questi ultimi anni ma anche il loro livello di pil procapite, assolutamente paragonabile a quello degli altri stati europei.

gainhunter
Scritto il 7 Giugno 2017 at 07:55

Anche questi grafici sono evidenti:
http://www.economist.com/news/finance-and-economics/21651261-north-limps-ahead-south-swoons-tale-two-economies

Ma la conclusione è errata: l’obiettivo sarebbe ridurre il gap, sì, nessuno lo nega che sarebbe meglio, ma se questo significa togliere risorse al Nord il risultato sarebbe l’aumento del gap tra Nord Italia e resto d’Europa.

draziz
Scritto il 7 Giugno 2017 at 08:05

…e soprattutto se aumenta il PIL ma la pressione fiscale rimane invariata potranno pure vantare una discesa percentuale della stessa.
Il che, nella stagione in cui si deve iniziare a pagare (anche a voi il commercialista ha fatto la fatidica domanda “cosa facciamo? Rateizziamo?), non è poco.
Ti danno la carotina (l’entrata potrebbe non essere quella del cavo orale), ti fanno sentire potenzialmente “più ricco” e ti instillano speranza per il futuro (la luce in fondo al tunnel) per spronarti a…farti spremere ancora di più.
Ma tranquilli…: tra poco c’è la nuova legge elettorale e…allora sì che le cose andranno bene!
Sviluppo del PIL a doppia cifra!
Non so, ma sento sempre puzza di pollo bruciato…

Scritto il 7 Giugno 2017 at 08:11

Ben detto Gainhunter.

john_ludd
Scritto il 7 Giugno 2017 at 10:41

gainhunter,

noterei pure che al sud l’evasione IVA è colossale etc… l’Italia è una nazione fallita se per nazione si intende un’entità politica con un grado di coesione accettabile e un progresso anche molto lento verso una maggiore uniformità nei redditi e nella qualità della pubblica amministrazione a livello locale. Dato che accade il contrario e dal 1861 tutti gli sforzi sono stati vani ne concludo che la nazione Italia è un’abbaglio storico e come tale non può esistere se non transitoriamente in attesa di un evento esogeno che travolgendo il sistema finanziario internazionale e/o l’assetto geopolitico attuale farà venire meno quel minimo di attrito che tiene la sbrindellata ragnatela ancora appesa al muro.

gainhunter
Scritto il 7 Giugno 2017 at 14:00

john_ludd@finanza,

Ovviamente concordo…

Colgo l’occasione per ringraziarti per le segnalazioni che fai, sto leggendo “the end of normal”: molto interessante.

john_ludd
Scritto il 7 Giugno 2017 at 14:36

gai­n­hun­ter,

Ottimo, questo in fondo è il mio scopo. Io non sono nessuno, ma le fonti che ho selezionato in questi anni sono tra le migliori. Ti segnalo questo link finché disponibile. E’ il primo capitolo di un’opera di ricerca storiografica, tra le più importanti degli ultimi decenni. Gli altri capitoli sono casi di studio che gli autori utilizzano per dimostrare che la teoria è ben fondata. Sebbene gli autori non prendano in considerazione il ciclo attuale in quanto ancora in corso, dalla lettura del testo appaiono come stridenti diversi elementi che lo accomunano a quelli precedenti:

Secular Cycles
Peter Turchin & Sergey A. Nefedov
Princeton University Press 2009

http://press.princeton.edu/titles/8904.html

gainhunter
Scritto il 7 Giugno 2017 at 19:02

john_ludd@finanza,

Grazie John.
Sapevo che ti avrebbe fatto piacere.
🙂

Comunque non è da tutti scovare le fonti buone e capire quali sono quelle buone né sintetizzare in poche righe in modo chiaro argomenti e studi complessi come sai fare tu.

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VEDO PREVEDO STRAVEDO tra 10 anni!

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