PIANO MARSHALL: E IL DOLLARO CROLLA

Scritto il alle 09:45 da Danilo DT

george marshall pianoUn grande piano rivoluzionario, alcuni lo definiscono il nuovo “Piano Marshall”, in quanto secondo solo all’intervento pubblico  visto dopo la grande depressione. 

 

700 miliardi di dollari, una cifra immane. Posso già dirvi che, secondo me, questa cifra enorme non sarà comunque sufficiente e potrebbe diventare ben superiore.

 

Il veicolo sarà un “contenitore” che per il momento chiameremo “Resolution Trust Corporation” per comodità, in onore al suo predecessore, ma non escludo che si ingegnino qualche nuovo nome di battesimo altisonante. Ma, sia ben chiaro, potranno chiamarlo come vogliono,  la salsa non cambia.

 

Un po’ di Storia 

Nella storia, un intervento di queste dimensioni si ricorda solo in altre 3 drammatiche situazioni della vita finanziaria della pur giovane nazione degli Stati Uniti d’America.

  1. La Grande Depressione: venne istituita la Reconstruction Finance Corporation. Ovviamente il compito di questo fondo fu quello di salvare tutto il salvabile, in una situazione che la storia ricorda e sempre ricorderà come la più grande crisi shock.
  2. La Home Owners’ Loan Corporation, la vera primogenita, che però ebbe poco impatto e addirittura portò dei profitti allo Stato
  3. Infine l’ultima, la vera ed originale “Resolution Trust Corporation” che venne creata per salvare le Casse di Risparmio a Stelle e Strisce.

Vi chiedo scusa se ultimamente mi perdo in preamboli, ma credo sia molto molto utile capire anche le cose, oltre che spiegare certe situazioni di mercato. 

 

Cosa comporta questo RTC? 

Ma andiamo al nocciolo della questione. Mettiamo da parte gli effetti benefici che questo RTC potrà avere sui mercati azionari. Andiamo a veder invece cosa significa per la valuta americana, ultimamente in forte tensione. 

In linea di massima, possiamo dire con una certa tranquillità che tutto questo scenario si dovrebbe muovere a sfavore del dollaro. E’ presto per dire se, alla fine della fiera, il tutto si ripercuoterà sul contribuente americano (in quanto lo Stato, tornando ad essere imprenditore, potrebbe anche guadagnarci), come è presto per dire che tutto quanto si accollerà lo Stato Americano,  comporterà automaticamente una crescita del debito pubblico (il passivo di un istituto di credito nazionalizzato resta nel bilancio della banca stessa).

Resta però il fatto che lo Stato, per sistemare nel breve la situazione, inietta liquidità, stampa carta e bonds. 

CONTINUA…

PS: per i commenti, vi invito nel post collegato, citato qui sopra, così non disperdiamo i Vs. ragionamenti…

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Grazie e buona lettura!
DT

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