NEW PORTFOLIO PHILOSOPHY
La notizia sta girando da qualche giorno e di certo è destinata ad essere oggetto di analisi e critiche.
Per farla breve, complice un mercato dove i tassi su scala globale sono ormai nella normalità “sotto zero”, BofA ML (Bank of America Merril Lynch) se ne esce con un’affermazione legata a quello che era un po’ considerato negli USA il “portafoglio benchmark”.
Gli analisti Bank of America Merrill Lynch decretano “la fine del 60/40”, ovvero quella teoria in base al quale il portafoglio ideale di un investitore dovrebbe contenere per il 60% asset in azioni e il restante 40% in obbligazioni.
Un mix che, fino a qualche tempo fa, forniva una maggiore esposizione a rendimenti azionari storicamente superiori, garantendo allo stesso tempo i vantaggi della diversificazione e un rischio inferiore di investimenti a reddito fisso. (Source WSI)
Per carità, noi stessi abbiamo avuto più volte modo di vedere, tramite l’analisi intermarket, che le correlazioni sono profondamente cambiate, che il mondo non è quello di una volta e che il rapporto tra i rendimenti cedolari dei bond ed i dividendi medi delle azioni non è più paragonabile. Senza poi dimenticare che da inizio anno hanno enfatizzato questo gap l’ingente afflusso di denaro sui bond ed il contemporaneo deflusso dal mondo equity. Segno quindi che in molti hanno subito il crollo di fine 2018 e poi non hanno approfittato del rimbalzo riparatore del 2019.
(…) Una prova del potere esercitato sugli investitori dal rally delle obbligazioni arriva dai numeri. Da inizio anno, si sono registrati 339 miliardi di dollari di afflussi nei fondi obbligazionari a livello globale a fronte dei 208 miliardi di dollari di deflussi dai fondi azionari. Un trend che ha causato una caduta dei rendimenti. (…)
Sicuramente impressionante, come è impressionante per certi versi questo secondo grafico. Se parliamo di dividendi pagati, è palese che la differenza dal mondo bond è impressionante.
Ma andando nel concreto, è corretto quindi consigliare un maggior peso di azionario a scapito del mercato obbligazionario, posizionandosi ovviamente sul mondo equity, possibilmente value (che è in ritardo rispetto al growth) e con dividendi elevati?
Questo grafico dimostrerebbe che per assurdo, oggi per questioni di tendenze, è corretto preferire l’equity ai bonds.
Teoria, come è pura teoria generalizzare questo ragionamento per tutti i clienti. Siamo certi che ci sia la consapevolezza di tutti i risparmiatori che il rischio equity non è paragonabile al rischio bond? Vogliamo parlare di maximum drawdown e di volatilità storica? Oggi stiamo vivendo un momento UNICO e non paragonabile con il passato in un mercato agli eccessi per la dolce mano delle banche centrali. Non dimentichiamolo mai.
Ecco un estratto di alcune azioni “consigliate” da un noto giornale come alternative al mondo bond.
E questo grafico ci ricorda che forse tra un decennale USA e il resto delle asset class ci sono ancora delle differenze. Certo, difficile trovare valore ma forse occorre cercare una cosa che ora non sarà molto di moda, ma che potrebbe diventarlo presto, soprattutto se arriva la recessione.
Si chiama PROTEZIONE.
Volatilità storica a confronto
STAY TUNED!
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mah, dopo aver letto che Unicredit applicherà tassi negativi sui conti oltre il milione di euro, chi mi dice che in seguito non passeranno anche agli altri?e già sono apparsi articoli in merito alle alternative al materasso come gli assegni circolari per non farsi colpire. se siamo a questo punto non c’è pù da meravigliarsi di niente