Nelle mani di un pugno di banchieri

Scritto il alle 11:00 da Danilo DT

Banche Protagoniste. Ora più che mai. Lo abbiamo detto mesi fa, lo abbiamo ribadito la settimana scorsa e lo ripetiamo oggi. Sono le banche il fulcro attorno al quale gira tutto. Pensate alla ristrutturazione del debito greco, pensate ai problemi delle banche irlandesi, pensate all’effetto domino devastante che deriverebbe da un default di una big bank spagnola…

E pensate alle banche USA. Da sempre nell’occhio del mirino della critica economica per lo spregiudicato metodo che utilizzano per fare utili. Ormai non sono più banche, sono hedge funds camuffati da banche. Gli utili ormai li fanno con le speculazioni, coi derivati e con la finanza innovativa. Che ci porterà alla rovina se non viene regolarizzata in qualche modo.

La settimana scorsa parlavamo proprio di derivati e del volume dei derivati stessi. 10 volte il PIL mondiale, anche se poi occorre fare delle distinzioni. Ma ora le banche si troveranno con un bel problema. Come anticipato in un post dedicato, le banche avranno un problema in più…

(Reuters) – The Federal Reserve plans to expand the number of banks it will subject to annual tests used to determine if stock dividends can be increased and whether an institution is holding enough capital. (…)The tests seek to determine how a bank would weather a financial shock or an economic downturn. “Institutions would be expected to have credible plans to have sufficient capital so that they can continue to lend to households and businesses, even under adverse conditions,” the Fed said in a release. The test have real consequences for banks and their investors. (…)The new Dodd-Frank law requires a set of stress tests for banks, some performed by banks and others directly by regulators, to ensure they can survive a steep downturn in financial markets. The rule is expected to be finalized later this year and the new round of reviews are planned for early 2012.

Le banche USA dovranno adeguare il capitale disponibile, e quindi un aumento del core tier 1. E questo significa poter utilizzare meno capitale NON per investire nell’economia, ma per fare utili, visto che in realtà le cose stanno in questi termini. E la borsa subisce il colpo in quanto, anziché uscirne rasserenata perché le banche sono più sicure e solide, si preoccupa perché si faranno meno soldi. E non escluderei che si tratta addirittura di una presa di posizione “politica”. Le sale operative (ovvero le banche, visto che comandano loro) vogliono punire il governo facendo scendere i mercati e vanizzando gli sforzi di Bernanke nella creazione virtuale della ricchezza.

Banche in difficoltà? Oltre le 1000 unità…

Se poi andiamo a guardare la realtà dei fatti, la FED tutti i torti non ce li ha. Il sistema finanziario USA si tiene in piedi con lo sputo e bisogna mettere delle basi solide per poter sperare in una vera e possibile ripresa economica. Quindi aumento del core tier 1, un bel taglio sui derivati, un bel po’ di regolamentazione e un bel po’ di sacrifici. Il tutto per evitare che “il troppo, stroppi” con un conseguente nuovo terremoto finanziario. Ma gli avidi banchieri USA non ci stanno. Peccato che poi, conti alla mano, ce n’è da mettersi le mani nei capelli.

Andatevi a beccare la cosiddetta lista nera delle banche USA. Si tratta delle banche in difficoltà finanziaria negli USA. E siamo arrivati OLTRE le 1000 unità. Beh, non male no?

Cliccate QUI per visionare l’elenco delle fantastiche 1000 e oltre.

E se qualcuno addirittura spinge con BUY sul settore bancario (CLICCA QUI ) ci sono altri che invece fuggono dal settore temendo ulteriori ribassi.

Banca Popolare di Milano: piccolo terremoto finanziario

E senza andare tanto lontano, basta guardarsi qui, in casa. Si perché tutto il settore finanziario è malato. Negli USA ma anche in Europa. E anche in Italia, dove alcune banche si trovano in difficoltà. Il riferimento obbligato è per la Banca Popolare di Milano, bastonata in modo esasperato dai mercati proprio prima di definire gli estremi dell’annunciato ad a prile “aumento di capitale”.

La BPM, che dal 2007 ha perso un qualcosa come l’88%. E che dal grafico cone le DNA© ci dice che il mercato ha esasperato eccessivamente le quotazioni della banca. Rimbalzo alle porte dunque, ma non certo inversione, almeno per il momento.

Grafico Banca Popolare di Milano

Sull’argomento vi consiglio la lettura di un articolo molto critico sull’argomento, forse un po’ esasperato ma con uno sfondo di verità.

Si deve fare un aumento di capitale che re­cuperi il doppio dell’attuale valore oggi di Borsa della Bipiemme. Le prime proie­zioni dicono che si dovranno emettere almeno tre miliardi di nuove azioni (og­gi ne circolano 415 milioni): un salasso. Ma qui la vicenda si rende più intricata. Gli attuali azionisti non ne vogliono pro­prio più sapere di mettere quattrini in banca. Recentemente hanno sottoscritto un’obbligazione (che sitrasfor­ma in azione) che ha rappresentato per loro una perdi­ta secca, viste le condizioni di conversione. È difficile che ci ricaschino. Grandi investitori pronti a far la sca­lata non ci sono: posto che una scalata, proprio per il voto capitario, non è realizzabile. Sembrerebbe una situazione da scacco matto. Ma così non è. Siamo pur sempre in Italia. E non è che all’estero siano stati proprio dei lord nel rispetto delle regole del mercato, quando ad andare in sofferenza è stata una ban­ca. E dunque una via d’uscita sembra che si stia forman­do. Stretta. Complicata. (Source)

E quindi qual è la morale? Semplice ma drammatica. L’economia dipende dalle banche. La salute finanziaria dipende dalle banche. La possibilità di vedere un futuro nell’economia, dipende dalle banche. La speranza di poter dare un futuro ai nostri figli…dipende dalle banche. Il poterci garantire una pensione, un domani, dipende dalle banche (se salta al finanza che fine faranno i Fondi Pensione?). Certo, la mia è una lettura estremamente critica, ma non sottovalutate l’influenza delle banche sul sistema economico e sul nostro futuro. Siamo nelle mani di un pugno di banchieri.

Allegato: Mark Mobius, le banche e il sistema finanziario

New York – Un’altra crisi e’ dietro l’angolo perche’ gli Usa non hanno risolto quegli stessi problemi che hanno gettato l’economia in recessione. A lanciare l’avvertimento e’ il direttore esecutivo del gruppo dei mercati emergenti di Templeton Asset Management, Mark Mobius. Le banche sono troppo grandi e crescono ancora di dimensioni, gli strumenti derivati non sono regolamentati, e il fatto che i bilanci bancari nel mondo non sono del tutto in salute. Pertanto “ci troviamo in una situazione che se non verra’ corretta, provochera’ un’altra crisi”, secondo quanto detto da Mobius ieri ai microfoni dell’emittente Cnbc.
La crisi non sara’ per forza un disastro, anzi. “Potrebbe essere una grande occasione, in particolare nei mercati emergenti, per comprare titoli a prezzo vantaggioso“, ha detto il manager, aggiungendo che “non ho intenzione di dire che e’ una cosa altamente negativa quella che capitera’”. Il timing del prossimo sell off e’ fissato al 2012. “Potrebbe succedere il prossimo anno, ma anche tra cinque anni”. L’azionario puo’ “sopravvivere” a una crisi del genere, con i settori di commodities, grandi magazzini, titoli di beni al consumo e comparto auto che dovrebbero resistere bene.
La crisi subprime ha portato alla recessione piu’ grave dai tempi della Grande Depressione. Mobius e’ solo l’ultimo di una serie di esperti a fare previsioni disastrose per l’economia. Shiller ha avvertito che i prezzi delle case potrebbero crollare di un altro 25% quest’anno, mentre il noto ribassista e illustre economista Nouriel Roubini ha dichiarato che il 2013 sara’ l’anno della Tempesta Perfetta.
(Source)

Vi sembra giusto?

STAY TUNED!

DT

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5 commenti Commenta
rulloclash
Scritto il 13 Giugno 2011 at 11:46

Dura realtà!

Scritto il 13 Giugno 2011 at 12:11

rulloclash@finanza,
😕

Oggi BPM in marginale aumento. Ma cambia nulla…settore che resto in piena difficoltà.

rulloclash
Scritto il 13 Giugno 2011 at 12:40

Ponzellini ha tirato fuori gli attributi 😀
Il ns. sistema finanziario è in grossa difficoltà: i rubinetti sono chiusi, per la liquidità le banche sono disposte a pagare tassi che non si vedevano dal 2008.
MPS pct al 4.25% (appena offerto ad una mia azienda)

rulloclash
Scritto il 13 Giugno 2011 at 12:41

che facciamo delocalizziamo tutto?

oiggas
Scritto il 13 Giugno 2011 at 14:42

rulloclash@finanza,

Basterebbe cambiare il sistema monetario e si toglierebbe a lor signori il mezzo dei mezzi.
Peccato che la politica dipenda dalle banche! 🙄

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