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Derivati: un universo volumetricamente inesigibile

Scritto il alle 11:11 da Danilo DT

Proprio nelle ultime settimane si fa un gran parlare di derivati, denunciando in buona parte cose che sono già ben note. In particolar modo si vuole puntare il dito su quei derivati trattati over-the-counter, ovvero al di fuori dei mercati regolamentati, senza controlli, senza regole. A fare il mercato solo la domanda e l’offerta. E spesso la speculazione. Infatti la parte normalmente regolamentata risulterebbe pari a soli 22.3 miliardi mentre il totale dei derivati trattati globalmente oggi, sarebbe pari a circa 600 trilioni di Dollari USA. 600 trilioni che, per impressionarvi un po’, rappresenterebbero una cifra che si scrive all’incirca così: 600.000.000.000.000 $ (. Tanto per capirci, 10 volte il PIL mondiale (che si aggira sui 62 trilioni di dollari).

Ebbene si, cari signori, siamo seduti su una mina vagante, su un ammasso di carta e fumo, tanto che viene da chiedersi che senso ha parlare ancora di finanza quando si viene a scoprire che ormai la finanza strutturate ed i derivati la fanno da padrone.

Guardando il grafico della BRI alias BIS (Banca Regolamenti Internazionali) notiamo che la maggior parte di questi derivati sono però swap sui tassi di cambio. Ovvero contratti fatti tra banche (in linea di massima ) che si vogliono assicurare contro la volatilità dei tassi.

Resta però il fatto che il volume trattato rende questo mercato dal punto di vista tecnico, praticamente inesigibile. Oppure mi sfugge qualcosa? Inoltre, questo è palese, vicende come Lehman Brothers a poco sono servite visto che è tutto come prima, anzi peggio. Perchè in fondo, a QUALCUNO fa comodo così.

Un’ultima cosa. Non crediate che il mondo dei derivati sia poi così lontano anche dal più semplice degli investitori, visto che ormai i comunissimi ETF ne sono pieni zeppi… Ma su questa tematicha, se vorrete, torneremo a parlarne…

Intanto integro questo post con un grafico in più che rappresenta le perdite che le banceh USa hanno avuto sui derivati nell’ultimo periodo. Come potete vedere le perdite sono aumentate in particolar modo per le banche di piccole dimensioni.

Office of the Comptroller of the Currency data sheds light on which banks face the greatest risk of defaults by derivatives counterparties. At the end of 2010, JPMorgan Chase & Co. had $345 billion in derivatives exposure, followed by Bank of America Corp. with $261 billion and Citigroup Inc. with $211 billion.     

The total derivatives exposure for U.S. banks dropped 4 percent from the third quarter of 2010 to the fourth quarter, a signal that banks’ derivative credit losses might decline in the
future. (Source : Bloomberg)

La domanda sorge spontanea. la normativa Dodd-Frank riuscirà a cambiare le carte in tavola e a normare anche solo parzialmente questo mondo pauroso?

STAY TUNED!

DT

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7 commenti Commenta
rulloclash
Scritto il 8 Giugno 2011 at 11:32

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L-1331 Luxembourg

Scritto il 8 Giugno 2011 at 11:37

Why?

rulloclash
Scritto il 8 Giugno 2011 at 11:59

Ne fanno un grande uso o sbaglio?

Scritto il 8 Giugno 2011 at 12:21

rulloclash@finanza,
Ah ok… su questo non ci piove. E a questo proposito ho inserito un’integrazione al post…

BYE!

anonimocds
Scritto il 8 Giugno 2011 at 14:07

A mio avviso hanno ragione quelli di SocGen sul ‘final outcome’, é solo da capire QUANDO…
Il peso di debito/crediti (la leva) è troppo esasperato nel mondo, presto o tardi creditori/debitori,
giá nervosi, perderanno la pazienza…e finirá a coltellate…
Quei giorni non avrei troppa voglia di trovarmi sul Pianeta Terra…
No happy ending.

P.S. in Cina… la BUBBLE esplodera’

Hanno appena approvato 1.5 volte un TARP USA, se rapportiamo ai rispettivi PIL…
E poi c’e la Califoria, l’Euro Area che scricchiola, il Giappone ormai moribondo (debito pubblico)…c’é solo l’imbarazzo della scelta per l’innesco…poi la deflagrazione fará seguire il resto…brrrr

Scritto il 8 Giugno 2011 at 16:50

anonimocds,

Già…però la storia è sempre quella. Noi abbiamo capito come stanno le cose (il che non è poco) però…è tutta una questione di timing.
Certo è che se Bernanke ci illumina la strada con alcune prese di posizione 💡 , tutto resta più prevedibile nei tempi.

anonimocds
Scritto il 8 Giugno 2011 at 18:32

Dream Theater,

BEH…SUI TEMPI CI VORREBBE FRATE INDOVINO! Io mi do’ un orizzonte di 3/5 anni…perche’ penso che in questo lasso di tempo o una recessione ci manda al creatore o parte l’inflazione (e defaultiamo in maniera camuffata). oi magari succede in 6/12 mesi. Ma onestamente iniziero’ a investire in Azionario for the long run un anno 2 dopo il Fuck-Up di sistema, prima al massimo giochini leggeri con pochi pochi piccioli…

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