Minute FED: la Yellen si arrende ai mercati
Nel giorno della Befana e dei pesanti realizzi a Piazza Affari, abbiamo anche assistito al “minute FED”, ovvero alla lettura dei verbali dell’ultimo incontro di dicembre che ha sancito il primo rialzo dei tassi USA da giugno 2006.
Già si sapeva, il minute FED conferma che tutti i membri del board della Federal Reserve a dicembre hanno deciso in favore di un rialzo dei tasso di interesse USA (+0.25%).
CLICCATE QUI per leggere il Minute FED, che io cercherò di sintetizzare qui sotto. Andiamo per punti.
a) INFLAZIONE : La cosa interessante è quanto si dice dell’inflazione. Infatti dal verbale si evince che l’Inflazione preoccupa particolarmente che il target inflazione al 2% non è così agevole come si pensava. Secondo il FOMC, tale target verrà raggiunto solo tra due anni, nel 2018. E nel frattempo il rialzo dei tassi sarà graduale.
b) POLITICA MONETARIA: Inoltre “la politica monetaria sarà dettata dall’andamento dell’economia”,
c) EXPORT: La Fed sottolinea le difficoltà per l’export a causa di un dollaro USA troppo forte.
d) PIL: visto al ribasso, in quanto “ne’ la politica fiscale ne’ quella monetaria attualmente sono ben posizionati per aiutare l’economia ad affrontare sostanziali shock avversi”. Inoltre la Cina rappresenta indirettamente un problema per gli USA. E quanto può pesare la Cina, seconda economia al mondo, lo si sta vedendo in queste giornate borsistiche.
e) LAVORO: Sul lavoro la FED si dice abbastanza soddisfatta ma non bisogna mollare per poi poter ottenere la piena occupazione.
Questi 5 punti mostrano un quadro non positivo. Come mai?
a) è l’insuccesso della politica monetaria. Il QE non ha generato inflazione e ora bisogna sperare che il petrolio torni a salire (ieri il WTI ha fatto un bel -5.31%) e che l’economia non freni troppo
b) La FED dirige i mercati? Non più ora. La FED SUBISCE i mercati e si comporterà di conseguenza. Assecondare e limitare i danni. Ben diverso dal cercare di dirigere per ottimizzare l’economia USA
c) Dollaro troppo forte a causa della divergente politica monetaria con Euro, Yen e Yuan. Diventa difficile intervenire per la FED, ora…
d) Politica monetaria e fiscale NON possono sostenere l’economia. Ma non ve lo dico io, ve lo dice la FED!
e) Se una disoccupazione a questi livelli non soddisfa la FED è perché i dati sul lavoro non sono così “sani”. E questo la FED lo sa benissimo.
I dati di questi ultimi giorni sono stati abbastanza negativi. Non vado a farvi un elenco che andrebbe semplicemente a confermare un rallentamento chiaro ed evidente dell’economia USA con un concreto rischio di recessione anche se non nel breve periodo. Vi lascio solo uno dei migliori indici, uscito ieri, che è ancora al di sopra dell’area 50 ma che continua a deludere le attese.
ISM non manifatturiero
Sommate questo dato con i cinque punti sopra descritti. Forse è il caso di iniziare a sottopesare Wall Street…
facendo quindi la cosiddetta “somma delle parti”, inizia a percepersi il rischio di un “cambio di programma”. Ricordate QUESTO POST? Si parlava della “divergenza tra il pensiero del FOMC (quattro rialzi da 0.25% nel 2016) e del mercato (molto dubbioso su questi rilazi). Uno scenario di frenata così marcato potrebbe tranquillamente portare ad una revisione dei progetti della FED che quindi diminuirà la sua rapidità nell’aumento dei tassi. magari non 4 ma solo due, ad esempio. Inutile però fare pronostici. Lo ha detto proprio il Minute sopra esposto. La FED SUBISCE e quindi tutto dipenderà da come vanno le cose.
Ma fintanto che, in un modo o nell’altro, si riesce ad “assecondare”, possiamo dire che “ce la possiamo cavare”. Il problema sarà quando la FED perderà il controllo della situazione. Un esempio? STAGFLAZIONE. Ma al momento questo scenario è ancora lontano.
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Federal Reserve Bank of Atlanta (FrbAtlanta, Economic & financial highlights, the), “2015-2020 deflation probability: unchanged” – January 7, 2015
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