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I mercati non temono l’ISIS. In compenso massima attenzione a FED e BCE
La reazione dei mercati finanziari ai fatti di venerdi sera ha probabilmente sorpreso la maggior parte degli operatori. Io ho provato su questo blog a tracciare, ieri, quali erano le reazioni “logiche” che ci saremmo potuti aspettare dopo la strage di Parigi. L’apertura è stata un po’ altalenante ma poi, pian pianino la situazione è andata sempre migliorando.
Come ho scritto ieri, ha influito di più la prospettiva di un potenziamento delle politiche espansive delle banche centrali che il rischio geopolitico. Anche perché, come anticipato, stiamo combattendo una guerra contro un gruppo di terroristi pericolosi ma che non rappresentano, al momento, un rischio geopolitico destabilizzante come una guerra contro una nazione. Ma…che cos’è l’ISIS? Uno stato? Una Tribù? Fuffa?
Quindi, al momento, politica monetaria batte geopolitica uno a zero.
Ma attenzione, la grande partita deve ancora essere giocata. Se ci pensate un attimo, il vero grande rischio di oggi è proprio il MIX tra la bolla della liquidità e la geopolitica. Se il quadro internazionale dovesse logorarsi oltremodo, potrebbe essere la causa scatenante di una furiosa correzione di borsa.
Il famoso “cigno nero” rischia quindi di essere la somma di più fattori.
Ma attenzione, il mercato proprio ieri ci ha lasciato dei messaggi importanti che devono essere interpretati con attenzione.
Innanzitutto questo: la geopolitica conta ma al momento le dinamiche di mercato sono condizionate solamente da TRE elementi:
a) dati macroeconomici (in particolar modo USA e sul mondo del lavoro)
b) Iniziative della BCE
c) Iniziative della FED
Tutto il resto fa da contorno e può diventare determinante solo se la situazione degenera e crea il panico assoluto.
Quindi, se la guerra Occidente-ISIS resta circoscritta e apparentemente limitata a certe aree, diventerà non determinante per i trend di mercato. O per lo meno questo è quanto interpreto io.
E sulla politica monetaria?
La chiave sarà il confronto tra:
1) cosa si aspettano i mercati (e che quindi già ora scontano)
2) cosa invece faranno Yellen e Draghi
3) cosa diranno sul quello che vogliono fare in futuro
Quindi, cari amici, secondo me siamo alle solite. Ci saranno momenti di maggiore volatilità ma, per ora, sembra proprio che l’ISIS abbia un impatto meno determinante di quanto invece possa avere un discorso del presidente della BCE.
So che la cosa può scandalizzarvi, può anche sorprendervi o magari vi può trovare in disaccordo. Ma a conti fatti, e vedendo le recenti reazioni dei mercati, credo sia proprio così.
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La Francia dice che non rispettera’ i target di quest’anno per le maggiori spese per sicurezza interna e potenziamento degli organi di polizia (e militari).
La ue dice che le spese sostenute per la crisi umanitaria non saranno conteggiate nei parametri e si avrebbe un occhio di riguardo per quei paesi che in primis avrebbero fronteggiato il fenomeno (Grecia e Italia in testa). Qualche settimana fa’ (sembra un secolo) la Merkel affermava che 1 milione di rifugiati avrebbe migliorato di mezzo punto o più il GDP tedesco. Si conferma che: quelli dello stato islamico non sono keynesiani, che i keynesiani sono molto confusi, che a oro e rame ,non essendo materiali esplodenti, non gliene frega una pippa di bombe e affini e che buona parte del fatturato delle lowcost aeree è generato dai combattenti sugli aeroporti di Parigi e Bruxelles. Dove c’è bomba c’è business.
Sorprendere di sicuro, dato che, mentre i politici parlano, i terroristi sparano. Un protrarsi di questo stato di guerriglia, potrebbe anche comportare un aumento imprevisto delle spese, per i maggiori Stati Europei, in ambito di Difesa e Lotta al terrorismo in un contesto di crescita che si gioca sullo 0,..