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MACROECONOMIA e ORO: Yellenomics e la tendenza del metallo giallo
GUEST POST: la grande bolla speculativa continuerà ad essere gonfiata dalla colomba Yellen,
Il futuro Presidente della Federal Reserve (dal 1° febbraio 2014), Janet Yellen, ha confermato durante un’audizione tenuta giovedi’ al Senato USA che la Banca Centrale USA non rimuovera’ il piano di espansione monetaria attualmente in atto (consistente nell’acquisto di bonds per un ammontare di 85 miliardi di dollari al mese).
Ufficialmente, i piani di acquisti di titoli finanziari da parte della FED sono giustificati alla stregua di “stimolo economico” per agevolare la ripresa dell’economia reale e ridurre i tassi di disoccupazione.
In realta’, i vari “quantitative easing” varati dalla Fed non hanno fatto sostanzialmente nulla per l’uomo della strada.
L’ingente flusso di denaro che dalla Fed transita alle istituzioni finanziarie ha causato una delle piu’ grandi bolle finanziarie sui mercati azionari statunitensi.
A maggio di quest’anno, il Presidente Fed, Ben Bernanke, annuncio’ un ridimensionamento (tapering) del ritmo di acquisti di assets da parte della Banca Centrale Usa.
La sola idea che il flusso di “denaro facile” avesse i giorni contati ha mandato in convulsioni profonde il mercato azionario USA, accelerando un ribasso delle quotazioni dei titoli di stato americani, con conseguente rialzo dei tassi di rendimento degli stessi.
Questo e’ il motivo per cui la Federal Reserve non puo’ piu’ smettere di monetizzare il debito.
Nel momento in cui la Fed cominciasse a ridurre il piano di acquisti di assets, scatenerebbe una crisi finanziaria ben peggiore di quella vista nel 2008.
Le difese a oltranza dei “quantitative easing”, argomentando circa le finalita’ di abbattimento del tasso di disoccupazione e agevolazione della ripresa, sono una ipocrita mistificazione della realta’.
La FED sta monetizzando il debito federale USA a ritmi impressionanti. Attualmente essa detiene il 32,47% dei titoli decennali di stato, con un incremento dello 0,3% ogni settimana.
All’annuncio da parte della Yellen circa la prosecuzione dell’espansione monetaria, il lingotto e’ rimbalzato al rialzo fino raggiungere quota $1.284,50, dopo aver raggiunto un minimo settimanale a $1.260,00.
Nelle ultime due settimane, il prezzo dell’oro e’ stato messo sotto significativa pressione, che ne ha causato un ribasso di circa $100, da un massimo raggiunto a $1.364,00 fino al minimo di mercoledi’ a $1.262,00.
I minimi raggiunti dall’oro sono giustificabili con almeno due cause.
La prima e’ rintracciabile nella “forza” relativa del biglietto verde nei confronti delle valute del G10.
Il rafforzamento del dollaro e’ un riflesso delle dichiarazioni di alcuni Presidenti distrettuali della Fed, i quali continuano a riferire pubblicamente che il “ridimensionamento” del quantitative easing sarebbe dietro l’angolo.
La seconda ragione e’ da relazionarsi ai livelli statisticamente rilevati circa i tassi d’inflazione “ufficiali” in USA e nella zona Euro.
Secondo tali dati, l’inflazione media nelle due aree sarebbe sotto il 2%. Tassi inflazionistici rilevati “ufficialmente” sotto il 2%, storicamente hanno sempre impattato negativamente contro il metallo giallo.
Per l’oro, questi dati non ne favoriscono le quotazioni, in quanto i grandi investitori continuano a guardare al mercato azionario per ricavarne rendimenti a breve termine.
Le sessioni, pertanto, si aprono in Asia, con livelli di compravendite deboli, continuano sul mercato londinese sempre sullo stesso trend; lo stesso dicasi per il Comex di New York.
Giovedi, il World Gold Council, ha pubblicato il report inerente la domanda globale di oro per il 3° trimestre 2013.
Nel report e’ riconfermato un fatto rilevante, da noi piu’ volte segnalato.
La domanda di oro continua a fluire verso Est, verso l’Estremo Oriente.
In Cina, durante il terzo trimestre, la domanda di oro da parte dei consumatori e’ in aumento del 18% rispetto lo scorso anno.
Le banche centrali continuano a essere forti acquirenti di oro, anche se a un ritmo piu’ lento rispetto al passato. Il terzo trimestre e’ risultato essere l’undicesimo trimestre consecutivo di acquisti netti di oro.
Il consumo di gioielli, nel Sud Est Asiatico, e’ stato robusto anche al di fuori del territorio cinese. A Hong Kong e’ salito del 28%, nel Vietnam del 14%, in Thailandia del 57% e in Indonesia del 19%.
Cala la domanda di oro in India, con una diminuzione dei consumi del 32% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Se prendiamo in considerazione tutti e tre i trimestri, invece, la domanda indiana rimane robusta; +19% rispetto al 2012.
Un’ultima considerazione: i trends di lungo termine. Se osserviamo il grafico qui sotto, che prende in considerazione i prezzi dell’oro dal 1970 a oggi, notiamo che le trendlines ci indicano che il prezzo dell’oro e’ tendenzialmente impostato al rialzo anche per i prossimi anni (il grafico riporta come ultima data, il 2020).