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Macroeconomia e oro: per il metallo giallo il peggior trimestre dal 1920

Scritto il alle 08:45 da Roy Reale

GUEST POST: analisi di quotazione oro, la valanga di stop loss e il tapering che potrebbe non esserci. Il solito barometro settimanale dell’oro e gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e delle banche centrali.

Le “quotazioni oro” stanno attraversando il peggior trimestre dal 1920. Il mercato sta mostrando segnali di intensa debolezza. La speculazione ribassista concentra i propri attacchi nel trading elettronico sul COMEX. Martedi’ notte l’attacco ha fatto sosta anche sui mercati asiatici. Gli ordini automatici di vendita “stop loss” hanno amplificato a dismisura l’impatto ribassista.

Il trader indipendente Andrew Maguire (whistleblower) ha rilasciato un’intervista on-line nella quale ha dichiarato che le Banche Centrali dell’Estremo Oriente hanno acquistato l’incredibile cifra di 580 tonnellate di oro in appena 7 giorni di trading, ovvero il 25% della produzione mondiale annua.

Sul versante dell’oro fisico, gli operatori in metalli preziosi (zecche e raffinerie) dichiarano che il livello di clienti che stanno liquidando lingotti e’ esiguo e nulla che giustifichi la debolezza dei prezzi a cui abbiamo assistito.

Anche le quotazioni degli altri metalli preziosi stanno soffrendo in modo particolare. L’argento e’ in calo di oltre il 60% dai massimi di agosto 2011. Finora avevano resistito i fondi d’investimento ETF argentiferi ma questa settimana, a partire da lunedi’, il piu’ grande fondo ETF sull’argento (lo IShares Silver Trust) ha subito riscatti per 192 tonnellate pari al 2% del patrimonio.

Le banche centrali hanno di nuovo aumentato le loro riserve in maggio.

La Banca Centrale Russa ha incrementato le proprie riserve auree di 6,2 tonnellate portando il totale delle proprie riserve a 996,20 tonnellate, in aumento del 4% rispetto lo scorso anno. La Banca Centrale del Kazakhstan le ha aumentate di 4 tonnellate portando il totale delle riserve a 129,50 tonnellate.

Acquisti di entita’ piu’ modeste sono segnalate dal Fondo Monetario Internazionale anche per le Banche Centrali dell’Azerbaijan, del Kyrgystan, Nepal e Brunei. La Turchia ha acquistato 18,2 tonnellate a maggio portando il totale delle riserve a 445,3 tonnellate totali. Per contro, Repubblica Ceca e Messico hanno ridotto marginalmente le proprie riserve auree. I prezzi in caduta libera di oro e argento stanno cominciando a impattare negativamente sui profitti delle compagnie minerarie impegnate nel lavoro di estrazione dei due metalli preziosi. L’australiana Newcrest Mining Ltd ha deciso di deprezzare il valore delle proprie miniere di un importo pari a 6 miliardi di dollari australiani.

Molte altre sono le compagnie costrette a svalutazioni del proprio patrimonio minerario tra le quali citiamo (come da annunci ufficiali) Barrick Gold Corp (la piu’ grande compagnia mineraria a livello mondiale), Newmont Mining Cord e Gold Fields Ltd.

La canadese Barrick Gold Corp ha anche previsto una riduzione dei posti di lavoro attuali e la chiusura di alcune miniere site nell’Australia dell’Ovest. Barrick ha gia’ tagliato 60 posti di lavoro questo mese presso lo staff della filiale Australiana. Altri 100 posti saranno tagliati all’interno dello staff dell’ufficio centrale di Perth e ulteriori sono previsti in futuro a causa della parziale chiusura di 5 miniere, sempre nell’Australia dell’Ovest.

Nei prossimi anni il declino dell’attivita’ estrattiva impatterà in modo deciso sul lato della domanda di preziosi. Gli operatori dei mercati finanziari stanno dando eccessiva enfasi al cosiddetto “tapering” (rastremazione, assottigliamento dell’allentamento monetario), che la FED intenderebbe (usiamo il condizionale) mettere in atto a partire dalla fine di quest’anno.

Tapering

Il “tapering” e’ quindi la riduzione degli acquisti mensili di titoli da parte della Banca Centrale Statunitense. Flussi di acquisti in atto dal 2009 che hanno finito per creare nuove bolle speculative sui mercati azionari e obbligazionari di tutto il mondo.

E’ molto strano che gli operatori dei mercati mondiali non abbiano, invece, dato peso al fatto che la Casa Bianca ha dato il “benservito” (leggi: licenziato) al capo della FED, “Ben BernanQE”. Obama ha fatto sapere che il mandato di BernanQE, in scadenza per le prime settimane del 2014, non sara’ rinnovato. E’ evidente che Obama vuole fare coincidere la fine della sua presidenza con una forte ripresa economica e dell’occupazione (attualmente debolissime entrambe) e che pertanto desiderio che a capo della FED sieda una persona di loro fiducia (la Yellen o Summers), che continui nelle manovre monetarie ultraespansive.

E’ altresi’ evidente che una riduzione negli acquisti di assets da parte della FED provocherebbe immediatamente un catastrofico mercato orso obbligazionario. BernanQE e’ conscio del rischio latente nella scelta del “tapering” ma ha tentato, tramite dichiarazioni, di frenare i mercati azionari e obbligazionari che stavano divenendo eccessivamente “esuberanti”.

A ulteriore prova che il “tapering” non sara’ attuato sta il fatto che i dati relativi al Prodotto Interno Lordo USA sono cresciuti meno del previsto nel primo trimestre di quest’anno. Il PIL e’ cresciuto dell’1,8% contro il 2,$ atteso dagli analisti. Hanno influito alla revisione al ribasso le minori spese per servizi dei consumatori. Tonfo del reddito disponibile crollato dell’8,6% su base annua. Il dato conferma che la crescita americana rimane assai lontana dal suo potenziale. Anche alcune singole componenti del PIL rimarcano l’attuale fase di declino nella crescita. La componente degli investimenti in infrastrutture aziendali e’ in calo dell’8,5% invece del 3,5%. Nonostante la propaganda dei media mainstream e la massiccia ascesa dei mercati azionari statunitensi (gonfiati dal continuo afflusso di liquidita’ da parte della FED), il grafico seguente ci mostra che negli USA non vi sia affatto ripresa economica.

Il grafico ci mostra il PIL reale al netto dell’inflazione (deflatore PIL). E’ evidente che la ripresa non vi sia stata, anzi da inizio 2013 il PIL e’ addirittura in calo.


Le Banche Centrali dell’Occidente si sono trasformate in “bad banks”, ovvero in banche appositamente costituite per ricevere “crediti anomali” (ovvero: titoli obbligazionari spazzatura tossica).  Dal 2008 il bilancio della BCE e’ aumentato del 200%. Il bilancio della FED, nello stesso lasso di tempo, si e’ incrementato del 400%. La Banca Centrale Cinese ha incrementato il proprio bilancio del 660%. La Bank of England addirittura dell’800%. Il bilancio della Bank of England, in cinque anni, e’ passato da 2 trilioni di dollari americani (2.000 miliardi di dollari) a 9 trilioni di dollari americani (9.000 miliardi di dollari).

Ovviamente trattasi di debito che non potra’ essere mai piu’ ripagato dagli Stati Sovrani contraenti. Ma se approfondiamo la questione integrando anche le banche commerciali ne deduciamo che anche queste sono esposte in “leva finanziaria” a livelli al limite del possibile.

Per “leva finanziaria” (leverage ratio), si intende il rapporto tra capitale netto dell’istituto bancario preso in considerazione e il totale delle attivita’. Quanto piu’ alto e’ il “leverage ratio” tanto piu’ la banca opera senza usare capitali propri. Il rischio che corre l’istituto finanziario quando la leva e’ spropositata e’ quello inerente una possibile svalutazione di parte dell’attivo. Una svalutazione dell’attivo comporta un’erosione del proprio patrimonio e quindi del coefficiente di solvibilita’ dell’istituto.

Sfruttare in modo eccessivo e indebito la leva finanziaria (leverage ratio) equivale a mettere sotto stress la proprio capacita’ di restituire il debito.  Ora, a livello di banche commerciali europee, che situazione riscontriamo per quel che riguarda la leva finanziaria delle stesse?

Se esaminiamo il Credit Agricole (Francia) riscontriamo che esso opera con leva finanziaria pari a 46 volte il proprio patrimonio netto. Credit Suisse opera con leva finanziaria 40. Deutsche Bank con leva finanziaria 36. Molte banche francesi operano il “leverage ratio” 40.

Ne deduciamo di conseguenza che nel caso queste istituzioni finanziarie cominciassero ad accusare perdite nei flussi in entrata di quanto prestato, solo per un ammontare pari tra il 2% e il 5%, con il proprio patrimonio netto non sarebbe in grado di fare fronte alle perdite. Sarebbero da considerare in stato d’insolvenza.  Solo la disinformazione e la propaganda possono darci a intendere che presto assisteremo al “tapering” (rastremazione dell’allentamento quantitativo) da parte della FED.  Tutto il sistema finanziario Occidentale (e in parte mondiale) e’ in stato di bancarotta. Le banche centrali possono solo mettere “le ali” al turbo QE-infinity (Turbo allentamento monetario infinito).

I fondamentali del mercato fisico dell’oro

I cali dei prezzi riscontrati la scorsa e questa settimana hanno avuto come esito un incremento della domanda in Cina e in gran parte dell’Asia.

Un rapporto dell’Agenzia Reuters ci informa che i commercianti Cinesi “hanno fatto letteralmente man bassa di lingotti in oro”; in Thailandia i negozi di oro della Chinatown di Bangkok sono stati presi d’assalto dalla folla che si e’ precipitata a comperare il metallo giallo a prezzi di sconto.

A Yaowarat (Bangkok) lunghe file sono state riscontrate all’esterno dei negozi di rivendita di oro, proprio in concomitanza dello sfondamento al ribasso del prezioso (sotto i 20.000 bath thailandesi per un peso di 15,20.

Mentre i prezzi dell’oro calavano in Cina la scorsa settimana i volumi scambiati allo Shangai Gold Exchange sono saliti ai massimi. I volumi per consegna “spot” (contanti) per lingotti di purezza 99,99%, allo Shangai Gold Exchange sono saliti a kg. 21.776 (giovedi’ scorso), il livello piu’ elevato dal 24 maggio.

Gli acquirenti e i risparmiatori asiatici hanno dimostrato per l’ennesima volta di essere concentrati sull’acquisto di oro fisico a lungo termine eludendo i rumori di fondo circa “il mercato orso dell’oro” e concentrandosi invece negli acquisti proprio in concomitanza dei ribassi nelle quotazioni (buy on the dip).  La Cina si avvia a superare l’India come maggior acquirente a livello globale, di oro da importazione. Mentre l’India ha inasprito i dazi doganali all’acquisto, la Cina ha reso piu’ favorevoli le importazioni.  Il Paese del Dragone ha rilasciato le prime autorizzazioni a operare sui mercati finanziari da parte dei primi due fondi ETF negoziati in Borsa. Ricordiamo che la Cina ha aperto il mercato dell’oro al consumo privato a partire solo dal 2003. Dal 1950 al 2003 era in vigore una legge che ne vietava l’uso a fini personali.

Il consumo pro-capite di oro da parte del consumatore cinese e’ pertanto solo agli inizi. Rammentiamo che la popolazione cinese e’ costituita da 1,3 miliardi di persone.  Uno dei maggiori investitori a livello mondiale, Jim Rogers, in un’intervista rilasciata alla fine della scorsa settimana durante i forti ribassi nelle quotazioni ha affermato: “Io ho approfittato per comperare…..non molto, ma ho comperato. Se le quotazioni dovessero soffrire di nuovo, compererei ancora. Io compero e accumulo. Non ho alcuna intenzione di vendere”.

Riccardo G. – Deshgold

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1 commento Commenta
marmaf
Scritto il 2 Luglio 2013 at 14:44

BEH, se ti chiami Jim Rogers te ne puoi altamente fregare se le quotazioni del gold crollano… comunque mi sembra che questa batosta faccia piazza pulita di coloro che credevano nel bene rifugio. PS da venerdi 28 sono uscito da quasi tutti i bond e sto accumulando oro, in piccola parte anche a leva, e sto monitorando il silver.
MA LO TRATTO COME TUTTE LE ALTRE ASSET CLASS….lo compro basso e lo rivendo alto, non me ne innamoro come fa qualcuno, a meno che sia traformato in gioielli o altro.

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