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MACROECONOMIA e ORO: innalzamento tetto debito influisce su quotazioni del metallo giallo?

Scritto il alle 08:05 da Danilo DT

GUEST POST: analisi della politica monetaria USA,  intermarket e il comportamento delle banche centrali. Alzato il tetto del debito, e ora…

Le quotazioni dell’oro Giovedì sono letteralmente decollate nell’arco di pochi minuti, guadagnando subitamente il 3% e stabilizzandosi a $1.322,00 per oncia a fine giornata.

Molti analisti del settore ritengono che la causa del rally dell’oro sia imputabile all’accordo sull’innalzamento del tetto del debito negli USA. La precedente chiusura parziale degli Uffici Federali (shutdown), chiusura forzata dal mancato accordo sul deficit, avrebbe causato una frenata dell’economia americana di ben 24 miliardi di dollari in soli 16 giorni.

I problemi sul tetto del debito e sul deficit sono solo stati rinviati. Noi riteniamo che le ragioni siano altre, imputabili al fatto che, a nostro avviso, la FED ritiri definitivamente il piano di rientro negli acquisti di assets (cosiddetto “tapering”), ovvero che l’espansione monetaria rimanga invariata sulla base di 85 miliardi di dollari mensili. Anzi, riteniamo che con Janet Yellen in “campo” (futuro Presidente FED) il ritmo dell’espansione monetaria possa solo accelerare.

Richard Fisher, Presidente della Fed di Dallas, ha chiaramente espresso l’opinione che difficilmente la Banca Centrale Statunitense, durante la prossima riunione del FOMC (Comitato Esecutivo FED), ridurra’ il ritmo dei propri acquisti di assets (titoli pubblici e spazzatura finanziaria tossica – “mortage-related assets”).

Anche il Presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, ha dichiarato a Madison, nel Wisconsin, che “e’ troppo presto per mettere fine alla politica degli stimoli monetari”. Evans e’ membro votante nel board del FOMC. Evans ha poi precisato che la Fed giudica “ambigui” i dati economici statunitensi inerenti il mese di settembre, e che la stessa Fed non puo’ assumersi il rischio di rallentare la politica monetaria (“near-term risks as too large to support decision to taper”).

Il Presidente della Fed di Chicago ha inoltre affermato che il tasso di disoccupazione rimane pericolosamente elevato, che non tende a scendere e, date le condizioni deteriorate del mercato del lavoro, bisognera’ ancora attendere per ridurre i ritmi di acquisto di assets. Nel gioco delle parti tra dichiarazioni dei vari Governatori della Banca Centrale meritano un cenno anche le comunicazioni pubbliche di Presidente Esther George, della Fed di Kansas City. George ha affermato di dissentire riguardo le politiche ultra-espansive messe in atto dalla Fed.  Narayana Kocherlakota, della Fed di Minneapolis, ha evidenziato invece che la Fed e il mondo della politica di Washington devono fare tutto il possibile per abbassare il tasso di disoccupazione.

Tornando all’analisi del vertiginoso rimbalzo dell’oro di giovedi’ scorso segnaliamo che al Comex di New York in pochi minuti sono stati acquistate 48,3 tonnellate di oro virtuale. Detta quantita’ e’ pari a quella prodotta settimanalmente nelle miniere di tutto il pianeta. E’ evidente che il combinato disposto tra l’accordo sull’innalzamento del tetto del debito USA e le dichiarazioni dei membri della Fed abbia dato adito a una forte ripresa delle quotazioni del lingotto.

L’accelerazione al rialzo e’ stata causata anche dal fatto che molti traders “ribassisti” al Comex (con posizioni “corte” – short) sono stati presi in contropiede dal rialzo e hanno dovuto correre a ricoprire le posizioni per evitare pesanti perdite. L’oro, pertanto, ha rotto al rialzo l’importante trendline posta attorno ai $1.306,00 – $1.309,00; cio’ potrebbe suggerire che il trend ribassista, abbia cominciato a perdere il suo potenziale di fuoco. Osserviamo una forte resistenza posta nel corridoio tra $1.340,00 e $1.350,00.

Un’eventuale rottura rialzista di questa resistenza (riconducibile alla media mobile a 55 giorni, dal minimo di maggio al massimo di luglio) aprirebbe le porte per un ulteriore forte movimento con primo target posto a $1.425,00.

La relazione tra tetto del debito USA, debito pubblico e prezzo dell’oro Come segnalavamo nella scorsa rubrica, vi e’ una forte correlazione tra il tetto del debito degli USA e prezzo del lingotto. Molte stime economiche, suggeriscono che il tetto del debito raggiungera’ tra pochi anni la stratosferica cifra di $22 trilioni di dollari. In quel caso, le quotazioni dell’oro (strettamente correlato con il “debt ceiling), raggiungerebbero i $3.500,00 per oncia (grafico sotto).

Riccardo G. – Deshgold

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