Macroeconomia e oro: le banche centrali continuano la politica monetaria espansiva. Non ne possono fare a meno.

Scritto il alle 09:21 da Roy Reale

GUEST POST: analisi di quotazione oro e il comportamento delle banche centrali. Il solito barometro settimanale dell’oro e gli avvenimenti più importanti della settimana e il ruolo dell’oro nei portafogli di investimento e degli investitori istituzionali.

La Banca Centrale Europea questa settimana ha lasciato invariati i tassi allo 0,50% ma rimane favorevole a un’ipotesi di ulteriore tagli. La debolezza della ripresa economica e i tassi di disoccupazione rimangono elevati in tutta l’Eurozona.  Mario Draghi, Presidente BCE, ha annunciato che “al momento la liquidita’ e’ adeguata ma siamo pronti ad agire”.

L’inizio della fine della politica ultraespansiva della BCE, pertanto, non e’ cosi’ vicina come alcuni mass-media mainstream avevano voluto far credere. All’interno del board della BCE, comunque, sono emerse due linee: una orientata a escludere nuovi ulteriori tagli dei tassi, l’altra invece sostenitrice di un’aggiuntiva sforbiciata ai tassi in modo tale da favorire la ripresa, la liquidita’ al sistema e abbassare gli alti tassi di disoccupazione in tutta l’area.

Nonostante la decisione di tenere invariati i tassi a livello centrale, giovedi’ il tasso del Bund tedesco decennale e’ volato oltre il 2% (prima volta da marzo 2012).

Pesanti le perdite anche sugli altri bond governativi europei: il BTP decennale e’ arrivato sino al 4,53%. In rialzo anche i rendimenti dei titoli di stato austriaci, finlandesi, francesi e danesi. Sembra che la BCE stia in parte perdendo il controllo della parte “corta” della curva dei rendimenti. Del resto il rapporto debito pubblico/PIL dei paesi del “Club Med” dell’Eurozona e’ in costante deterioramento. In Italia il rapporto debito pubblico/PIL ha sfondato il 130%, in Grecia e’ giunto al 180%; Portogallo, Spagna e Irlanda vedono un incremento annuale del loro rapporto debito pubblico/PIL entro una percentuale compresa tra il 15% e il 25%. Questo nell’arco di un solo anno.

E’ chiaro che il rapporto debito pubblico/PIL di questi paesi non sara’ a lungo sostenibile in presenza di una costante crescita economica debole (se non inesistente), la quale non e’ assolutamente in grado di rilanciare l’economia e abbattere la spirale del debito.

Il debito cresce di piu’ dell’economia reale.

La speculazione ribassista sull’oro questa settimana aveva avuto la meglio spingendo al ribasso il lingotto sino all’area posta a $1.365,00. Gli speculatori hanno puntato al deprezzamento dell’oro in forza della pubblicazione del periodico “Beige Book” della FED, il quale descrive le condizioni dei 12 distretti della banca centrale (periodo preso in considerazione: luglio e agosto di quest’anno).  Secondo i dati della FED, i comparti manifatturiero ed edilizio hanno registrato miglioramenti e sono segnalate in crescita le spese per i consumi che negli USA, rappresentano il 70% del PIL statunitense. Questi dati hanno alimentato la speculazione sulla futura graduale riduzione degli acquisti di bonds governativi e corporates da parte della FED. Il famoso “tapering off”; ovvero l’assottigliamento dell’espansione monetaria.

La realta’ parla invece un’altra lingua, rispetto alla speculazione e ai media che reggono il sacco ai soliti faccendieri delle grandi banche d’affari, che utilizzano i mercati “futures” su oro e argento per speculare al ribasso contro i preziosi e favorire il corso del biglietto verde.

Il rapporto sull’occupazione USA pubblicato venerdi’, ha riportato alla realta’ gli operatori: i dati sono negativi. Nel mese di agosto i nuovi posti di lavoro negli USA sono cresciuti di 169.000 unita’ rispetto ai 180.000 stimati da Bloomberg e le 177.000 stimate da Briefing. Il dato piu’ sconcertante, comunque, e’ quello che riguarda il tasso di partecipazione globale della forza lavoro USA; questo ha testato il minimo dal 1978 raggiungendo un minimo del 63,20%.

90 milioni di americani non partecipano al mondo del lavoro.  I salari reali, a livello reddituale, sono in costante declino dal 1970. Il tasso di disoccupazione reale in USA e’ comunque molto al di sopra delle ingannevoli rilevazioni statistiche del Dipartimento del Lavoro. I disoccupati di lungo periodo, non piu’ registrati presso gli uffici di collocamento, non sono conteggiati nelle statistiche ufficiali. Se prendessimo in considerazione anche questa fetta di persone senza occupazione  e il livello di sottoccupazione permanente (lavoratori costretti a impieghi part-time) arriveremmo a toccare un tasso ufficiale di senza lavoro superiore al 14,3%.

Le scorte dei magazzini del Comex nonostante una timida crescita rimangono ai minimi da 5 anni a questa parte. Le scorte registrate dei distributori ufficiali (dealers – JP Morgan, Scotia Mocatta, HSBC e Brinks) si attestano a 699.326,00 once, per un totale di 21,700 tonnellate.

Il calo, in 5 anni, e’ drammatico: nel 2009 si erano toccate quasi 3 milioni 500 mila once di scorte, nel 2012 si erano registrate 3 milioni 345 mila once di scorte; oggi le scorte sono ridotte al lumicino e venerdi’ hanno violato  al ribasso la pericolosa soglia delle 700.000 once. Negli USA, le vendite di monete d’argento Silver Eagle da parte della Zecca Statunitense (US Mint), hanno superato il totale di tutto il venduto nell’anno 2012. Nel 2013 sono state vendute 33,75 milioni di once in monete d’argento superando i 33,74 milioni di once dei 12 mesi del 2012. Dal minino a 34 mesi del 28 giugno, il prezzo dell’argento si e’ riscattato recuperando il 29% del suo valore.  Anche la Zecca Canadese (Royal Canadian Mint) sta registrando records su records nelle vendite di monete d’oro e argento da investimento.

Secondo gli ultimi dati, le vendite di monete “foglie d’acero” in argento sono cresciute del 60% rispetto lo scorso anno; le vendite di monete “foglie d’acero” in oro sono cresciute addirittura del 144% rispetto il 2012. La Zecca Statunitense e Canadese, secondo le ultime proiezioni, dovrebbero riuscire a vendere monete d’argento (Silver Maple Leaf  – Foglia d’Acero e Silver Eagle – Aquila d’argento) per un totale stupefacente compreso tra i 68 milioni di once e i 71 milioni di once, ovvero il 9% della produzione mondiale annuale di argento (787 milioni di once nel 2012).

Anche gli ETF che investono in argento hanno visto crescere i loro patrimoni di metallo prezioso fisico. Secondo gli ultimi dati disponibili al 30 agosto, gli ETF detenevano il record di 20.082 tonnellate in argento, in aumento del 5,9% rispetto all’anno scorso.

Paul Zimnisky, Chief Executive Officer presso Pure Funds di Madison, New Jersey, in un’intervista telefonica ha dichiarato che “la domanda d’argento continua a rimanere forte, anche grazie alla componente industriale; in Cina le aspettative di crescita sono in rialzo pertanto sostengono le quotazioni”. Ricordiamo che a gennaio di quest’anno la Zecca Statunitense era stata costretta a sospendere le vendite di monete d’investimento in argento a causa di un forte calo nello stock dei propri magazzini.

In luglio le importazioni di argento da Hong Kong da parte della Cina, sono aumentate per il terzo mese di fila.  L’analista di Thomson Reuters GFMS, Sudreesh Nambiath, in un’intervista al Financial Times stima che le importazioni totali d’argento in India sono piu’ che raddoppiate rispetto allo scorso anno, raggiungendo quasi 3.000 tonnellate nel primo semestre 2013 rispetto alle 1900 tonnellate di tutto il 2012.

I dati commerciali della UE mostrano che le esportazioni d’argento in India, dal Regno Unito, sono state piu’ del triplo dell’anno precedente; nel secondo trimestre 2013 le esportazioni verso l’India sono state piu’ alte dal 2008 a questa parte. Solo a giugno sono state esportate 1.415 tonnellate d’argento verso l’India.  Nambiath ha riferito che a causa delle restrizioni in importo sull’oro i commercianti indiani si sono spostati sull’argento, aggiungendo che la domanda di gioielli in argento e’ destinata ad aumentare del 20% quest’anno rispetto al 2012. Segnali positivi provengono anche dalla Cina. Le rimanenze di magazzino in argento allo Shangai Futures Exchange sono drasticamente diminuite, in calo del 60% rispetto alla meta’ di febbraio di quest’anno. Inoltre la domanda degli investitori cinesi per argento, ha contribuito a spingerne i prezzi al rialzo.

Riccardo G. – Deshgold

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1 commento Commenta
paolo41
Scritto il 10 Settembre 2013 at 17:08

seguendo il tuo post, ho raddoppiato un chippino sull’argento (hedged). Negli ultimi due giorni ha subito una correzione sopra il 3%. Hai qualche commento al riguardo? grazie.

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