Italiani: ancora favorevoli all’ Euro, ma crolla la fiducia verso Unione Europea
A dirlo sono i dati di un sondaggio elaborato da Demos per “La Repubblica” e disponibile sul sito governativo. Però risulta chiaro: se si vuole continuare questa esperienza, le condizioni devono cambiare.
Ci sono due cose che devono essere recuperate con la massima urgenza. Per una volta non parliamo di economia e politica spiccia, ma di fiducia. In un mercato dove la “fiducia” conta più che qualsiasi cosa (non dimentichiamo mai le basi e le logiche della “fiat money”, ovvero la moneta che si basa sul valore che il mercato gli dona proprio sulla fiducia) ci sono secondo me due elementi che in Italia si stanno perdendo in modo totale. Ma occorre assolutamente correre ai ripari.
Il primo elemento cui mi riferisco è la fiducia nella politica e, indirettamente, nelle istituzioni. In molti sperano delle novità promesse dal Governo Renzi, altri invece sono già rassegnati in partenza. E credeteci, è fondamentale ritrovare la fiducia nelle istituzioni e nei confronti di chi ci governa.
E il secondo elemento è invece un pilastro che da tutta la classe politica “tradizionale” è stato definito indissolubile, indistruttibile ed irreversibile. Un pilastro che in molti vedono come freno per la produttività ma che invece deve essere la base di ripartenza secondo chi ci governa. Parlo ovviamente dell’Euro e dell’Unione Europea.
Ora, in questa sede, permettetemi di essere imparziale: l’agenzia Demos ha elaborato per il quotidiano “La Repubblica” una rilevazione molto interessante che va a tastare il polso di quella che è la fiducia nell’Euro e nell’Unione Europea. Questo sondaggio viene in un momento molto delicato. Da una parte, ad esempio, la guerra in Ucraina tra filo-UE e filo Russi, e gli exit poll in Francia dove l’estrema destra anti Euro ha raggiunto la maggioranza.
I dati della rilevazione sono i seguenti:
* Crolla verticalmente la fiducia nei confronti dell’Unione Europea
* Ma attenzione, l’Italiano protesta ma alla fine NON vuole uscire dall’Euro.
* Gli Eurocritici (come il sottoscritto) ed Euroscettici aumentano a vista d’occhio ma la percentuale inferiore è proprio quella degli Anti-Europeisti.
Questo sondaggio è scaricabile sul sito SondaggiPoliticoElettorali e deve essere BEN presente a chi ci governa oggi. La morale è persin banale. L’Italiano medio, oggi, ancora è favorevole all’Euro. Ma attenzione, gli italiani non vogliono diventare gli zimbelli d’Europa e vogliono un trattamento diverso.
E di questo, il Governo, deve esserne ben consapevole, E con lui, l’Unione Europea.
Perché l’Italia ha bisogno dell’Unione Europea e l’Unione Europea ha bisogno dell’Italia. Ma non si può continuare a vivere questo stillicidio che ci porterà all’azzeramento di tutta la nostra economia. Le condizioni devono cambiare. Punto.
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Si conferma che la gente in Italia come altrove non capisce nella media una mazza essendo stata programmata per non capire una mazza. Essere anti europei è sbagliato e stupido e pericoloso, essere contrari all’euro sarebbe al contrario pro europeo dato che l’effetto di questa moneta, mero strumento di potere di un oligopolio bancario e gestito da burocrati non eletti e/o controllati da nessuno, è stato quello di dividere l’Europa e far precipitare la fiducia nella stessa che al contrario era altissima 10 anni fa. Tutto al contrario, come al solito; come sempre, per quanto difficile, bisognerebbe personalmente fare l’opposto, non seguire le greggi e soprattutto stare a miglia di distanza dal pastore più vicino e dai suoi cani.
è incredibile riscontrare quanti siano i pareri discordanti degli italiani sull’euro e sulla Comunità Europea in generale. Innanzi tutto credo che sia opportuno sottolineare che siamo in un momento dove la crisi in essere sta forzando un gran numero di persone a porsi delle domande e cercare delle plausibili risposte. Diciamo, quindi, che i risultati di un eventuale poll sono in continua evoluzione.
Diamo per scontato che, per principio o per sentimento, il popolo italiano, forse perché da anni carente di uno stato che sia stato in grado di suscitare il senso della nazione (eccetto quando gioca la Nazionale di calcio) è uno dei più europeisti di Europa, proprio perché pensa di riconoscere alla EU un mantello paterno/materno alla stregua di un orfano da anni privo della carezza dei familiari nei confronti di un amico che possa sostituire i mancati affetti di una famiglia.
In secondo luogo influisce il livello culturale e scolastico che, come ben sappiamo, è uno dei più bassi in Europa e taglia fuori da un’analisi logica un buon 40% della popolazione. Se poi togliamo un altro 30% di gioventù imberbe o sempre più disinteressata dall’evolversi degli eventi, rimane un misero 30% su cui poter fare più o meno “seri” sondaggi.
Se fra questi inseriamo gli opportunisti della politica che hanno paura di perdere la cadrega e che temono anche il minimo fruscio di fronda, l’analisi si limita ad uno sparuto gruppo della popolazione, dove dominano gli “intellettuali”, i professori, gli economisti e persone come noi che hanno, se non altro, la voglia e certe volte il coraggio di esprimere il proprio parere su euro si e euro no.
Ecco perché il sondaggio ha le sue lacune: se si parla di Comunità europea la base del sondaggio è decisamente più vasta e comunque condizionata dalle emozioni. Se si parla di euro la platea si riduce alquanto ed è comunque influenzata dalle esperienze maturate in quest’ultimo decennio, dalle opportunità e dagli egoismi personali senza trascurare il più o meno forte condizionamento delle letture e delle informazioni mediatiche a cui uno è più o meno inconsciamente sottoposto.
Rimango, quindi un po’ scettico sui risultati del sondaggio.
e’ come fare un sondaggio tra gli scimpanze’ su cosa pensano del programma spaziale nella Nasa…non serve a un emerito nulla, l unica cosa che si puo’ constatare e’ l’ignoaqnza di massa…un sondaggio su ci vincera’ il grande fratello darebbe risultai assai piu’ atendibili
Non fatevi troppe illusioni, questa europa non è riformabile.
La strategia tentata verso est ove sarebbe naturale invece un rapporto “fraterno” di lungo periodo ne è la dimostrazione, come lo è stata la geopolitica sui balcani, in nord Africa e medio oriente, massacri compresi.
Sullo sfondo resta anche il “problema” del libero scambio cogli US.
E’ un’élite ristretta che rispecchia politicamente la concentrazione del capitale nella finanza e in un pugno di corporation sovracontinentali che guida il gioco.
Ritengo probabile che perdano per la reazione sociale alla quale si stanno preparando da un pezzo, quello che ci sarà dopo nessuno lo sa.
Potenzialmente non vi è niente di più naturale della fratellanza tra i popoli se non se ne vogliono violentare culture, tradizioni, identità e sistemi socioeconomici.
L’andazzo culturale è ancora quello dell’epoca dell’evangelizzazione e colonizzazione del “nuovo mondo”, soltanto che tutto il mondo, US compresi, è nella prospettiva di diventare un sistema coloniale.
E’ il succo della globalizzazione.
john_ludd@finanza: Essere anti europei è sbagliato e stupido e pericoloso
Perchè?
perche’ da soli valiamo meno di una cacca di mosca…cmq essere europeisti non significa essere pro euro sono due cose completamente differenti…
Ma essere antieuropei è la stessa cosa che essere anti-UE? Non credo, quindi sono 3 cose diverse.
E in che senso “valiamo”? La Svizzera è da sola e non mi sembra che “valga” poco, alla fine potrebbe bastare essere nella NATO; voglio dire, stiamo parlando di dimensioni, pil, potenza militare, o cos’altro? E siamo sicuri che gli svantaggi di essere “un niente” fuori dall’UE sono maggiori degli svantaggi di essere dentro l’UE e sottostare a regole spesso controproducenti?
😀
Ciao Kry, mi sa che sei anche te di queste parti, o sbaglio?
non è necessario essere lombardi o veneti, basta applicare un minimo di razionalità e di buon senso…
allora, io la vedo cosi…seguire delle direttive comuni e avere delle ‘protezioni’ implicite derivanti dall’adesione ad un contesto comunitario e’ necessario per poter competere in un mondo globalizzato e correlato come e’ oggi e con avversari molto piu’ grandi di noi presi singolarmente (perche’ sono avversari credimi non partenr comerciali)….detto questo quando tutto cio’ e’ portato all’esasperazione come si sta facendo ora, da vantaggio inizia ad essere un giogo insopportabile (vedi imposizioni BCE in tema di politica e conomica e poi andra’ sempre peggio anche in tema di politiche sociali, ecc)…in definitiva l’europeismo come adesione ad un contesto piu’ ampio regolamentato centralmente e’ auspicabile, fintanto che non lede la sovranita’ delle singole nazioni….e di certo sai gia’ in che direzione stiamo andando…
il paragone con la Svizzera e’ impossibile (io abito a 15 km dal confine e la conosco bene), primo perche’ si parla di Italia e non Lombardia (potrei dire purtroppo dal punto di vista economico ma da italiano sono contento di tutto cio’ che offre il resto) secondo perche’ stai tranquillo che anche la Svizzera per come la conosciamo la festa sta per finire…oggi Austria e LUssemburgo hanno accettato scambio info fiscali e bancarie, la Svizzera si accodera’ e finita l’anomalia entrera’ sempre piu’ sotto la coperta di mamma Europa…
Sono bergamasco purosangue. Non abito in lombardia dal ’71.
paolo41,
Concordo pienamente. L’unico dubbio banale è : buon senso e razionalità cosa sono? Esistono ancora ? O sono parole estinte che si trovano ancora scritte sul vocabolario!
Senz’altro.
Intanto grazie per il tuo punto di vista… che condivido. Probabilmente è questione di intendersi su cosa significa essere europeisti, come hai precisato: un conto un’Europa fatta in un certo modo, un conto questa UE.
E quindi la domanda che io mi faccio è: dobbiamo per forza cercare di avere quella “via preferenziale” o quella protezione che dovrebbe darci l’appartenenza alla UE e per questo dobbiamo accettare qualsiasi cosa pur di star dentro?
Visto che il primo tentativo è andato male (al di là dell’euro che è andato malissimo), secondo me bisognerebbe rimettere in discussione e rivalutare da zero la convenienza di continuare a essere parte dell’UE, e valutare quali sono gli svantaggi effettivi del rimanerne fuori, e se quella protezione che in teoria doveva esserci a conti fatti c’è stata oppure se i paesi che hanno ritardato il loro ingresso alla fine non hanno avuto chissà quali problemi dalla mancanza di tale protezione.
Per questo facevo riferimento alla Svizzera, visto che ormai è l’unico paese europeo avanzato rimasto fuori dalla UE, poi in questo caso sicuramente il segreto bancario è stato determinante per l’afflusso di capitali esteri, ma era per dire che il fatto che uno stato rimanga fuori non impedisce che sottoscriva comunque gli accordi che gli interessano e rigetti gli altri, e non mi sembra che per il fatto di non essere nell’UE sia rimasta tagliata fuori dagli scambi commerciali, dalle collaborazioni internazionali, ecc. Poi magari non è così, servirebbe appunto rivalutare da zero vantaggi e svantaggi reali alla luce dell’esperienza fatta finora.
(Just my opinion)
john_ludd@finanza:
Si conferma che la gente in Italia come altrove non capisce nella media una mazza essendo stata programmata per non capire una mazza. Essere anti europei è sbagliato e stupido e pericoloso, essere contrari all’euro sarebbe al contrario pro europeo dato che l’effetto di questa moneta, mero strumento di potere di un oligopolio bancario e gestito da burocrati non eletti e/o controllati da nessuno, è stato quello di dividere l’Europa e far precipitare la fiducia nella stessa che al contrario era altissima 10 anni fa. Tutto al contrario, come al solito; come sempre, per quanto difficile, bisognerebbe personalmente fare l’opposto, non seguire le greggi e soprattutto stare a miglia di distanza dal pastore più vicino e dai suoi cani.
beato te che sei l’unico che ha capito tutto complimenti……………
E come faccio a dare fiducia ad un euroburocrate (in realtà messo al comando per compiacere altri…) che ha come mission il tetto di inflazione al 2% e se ne frega se le imprese del Paese da cui proviene (un po’ campanilistico lo so…), con l’Euro a 1.38-1.40, non riescono più ad esportare?
A cosa servono i periferici (compresa l’Italia) nell’Europa?
A fornire materie prime e mano d’opera a basso costo?
Ehhh no, ciccini cari, l’epoca della fiducia è terminata!
Adesso occorrono i fatti, opportunità per tutti, fisco razionale per tutti, mercato del lavoro non penalizzante per tutti, libera circolazione dei capitali uguale per tutti, libertà di impresa uguale per tutti!
Ma come, tesoro bello della nonna, credi ancora alle favole?
No! Ecco perchè questa la voglio cambiare… e se necessario ad ogni costo!