Italian Style: quando in pochi lavorano e in tanti dirigono
La questione Alitalia è ben nota a tutti. Un’azienda che da sempre è un colabrodo, dove il personale dirigente è costosissimo, figlio della casta politica e del clientelismo. Ma quante sono le Alitalia in Italia? Purtroppo tante, troppe. Dove il pubblico comanda, è sempre stato un disastro. E poi vi chiedete da dove è arrivato il disastro italiano. Con una gestione ben diversa del bene comune, voglio proprio vedere se l’Italia si troverebbe nella stessa situazione attuale.
Da tanti anni gira una storiella carina che mette a confronto due mentalità agli antipodi. Una storiella che l’amico Andrea mi ha nuovamente mandato via email e che io voglio riproporvi anche per regalarvi (spero) un sorriso.
La sfida
Una societa’ italiana ed una giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, con equipaggio di otto uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivo’ il giorno della gara ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di oltre un chilometro.
Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. Il top management decise che si sarebbe dovuto vincere l’anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scopri’ dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano. In questa situazione di crisi il management dette una chiara prova di capacita’ gestionale: ingaggio’ immediatamente una societa’ di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana.
Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c’erano troppe persone a comandare e troppe poche a remare. Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei supervisori e uno ai remi. Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: “Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli piu’ responsabilita’”. L’anno dopo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri. La societa’ italiana licenzio’ immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante cio’ pago’ un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato.
La societa’ di consulenza preparo’ una nuova analisi, dove si dimostro’ che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato. Al momento la societa’ italiana e’ impegnata a progettare una nuova canoa.
Chiara la morale?
Buona remata a tutti…
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NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
Gli arabi servono come scusa per creare la bad-company e scaricarla sulla collettività.
…oltre a progettare una nuova canoa creeranno una società di “formazione” per insegnare ai rematori come devono remare, società composta da consulenti che non hanno mai remato in vita loro.
Ti sei dimenticato del “tocco” in politichese che seve a diltare il businesse clientelare.
Fosse una barzelletta ci sarebbe da ridere. 👿 E poi non contenti una società di professori per i consulenti. 😯 Non ci resta che 😥 Ciao.
Dalla cronaca giudiziaria odierna, expo etcetera, sembrerebbe che qualche rematore gli abbia tirato dietro la pagaia.
Conversione dei debiti bancari in equity, via meta’ dei dipendenti, revisione salariale per i rimanenti, azzeramento dei debiti commerciali, cessione degli slot a Malpensa (solo cargo)e concentrazione su linate e Roma (con un pezzo di ADR) adc proquota. inchia..e una fettina di culo no? starebbe in piedi da sola: a cosa ci servono gli arabi?..