ITALIA: un paese di poveri vecchi e giovani senza futuro (parte seconda)

Scritto il alle 14:30 da Danilo DT

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Non più tardi di qualche settimana fa scrissi un post intitolato “Italia: paese di poveri vecchi e giovani senza futuro”,  in cui denunciavo il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento della disoccupazione giovanile, ed il progressivo aumento del disagio e del conflitto sociale nel Bel Paese.
Come poter garantire in queste condizioni un futuro al nostro paese?

Se poi a tutto questo quadro andiamo ad aggiungere anche le avverse condizioni economiche (compresi i grossi problemi strutturali e fiscali che frenano gli investimenti dall’estero) garantire un futuro che non sia solo DECLINO è sempre più complesso.
Ma purtroppo non è finita qui.
Gli ultimi dati dell’ISTAT sono più che preoccupanti.

(ANSA)  La popolazione residente in Italia è sostanzialmente arrivata alla crescita zero: i flussi migratori riescono a malapena a compensare il calo demografico dovuto alla dinamica naturale. Lo rende noto l’Istat. Nel 2014 siamo arrivati a 60.795.612 unità, con un aumento di appena 12.944 rispetto all’anno precedente.

Il movimento naturale della popolazione (nati meno morti) ha fatto registrare nel 2014 un saldo negativo di quasi 100 mila unità, che segna un picco mai raggiunto nel nostro Paese dal biennio 1917-1918 (primo conflitto mondiale). Sono stati registrati quasi 12 mila nati in meno rispetto al 2013.
Anche i nati stranieri continuano a diminuire (-2.638), pur rappresentando il 14,9% del totale dei nati. La mortalità resta stabile, con una lieve diminuzione in valore assoluto (-2.380).

piramide-demografica.popolazione.italiana-2015

In altri termini, neanche la Prima Guerra Mondiale aveva portato ad un bilancio demografico come quello emerso oggi dal report Istat riferito al 2014. Dati allarmanti, che raffigurano un Paese ormai sempre più vecchio (età media 44,4 anni), un inesorabile crollo delle nascite (-12mila nati rispetto al 2013), capace di mantenere la sua capacità demografica solo grazie agli immigrati.

mivimento.naturale.popolazione-nati-morti-italia-2015

Come garantire in queste condizioni un futuro al nostro paese? E come rendere sostenibile, conseguentemente, un decente e difendibile welfare per chi è condannato (come il sottoscritto) a pagare pagare pagare ottenendo in cambio, già oggi, servizi pubblici assolutamente deficitari, con prospettive ben peggiori? Se poi tocchiamo il tema pensioni…

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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12 commenti Commenta
pdf79
Scritto il 16 Giugno 2015 at 15:24

Soluzione: cambiate paese, è quello che ho consigliato a mia sorella e mio cognato e a tutti quelli che hanno figli piccoli e possibilità/capacità lavorative estere, votate con i piedi, andatevene, non aspettate che vadano all’estero da grandi. E’ una scelta dura ma lo fate per i vostri figli non per voi, auguri.

john_ludd
Scritto il 16 Giugno 2015 at 16:09

comprendo, ma nè tu nè nessun altro può DENUNCIARE ma al massimo constatare la presenza di un trend che arriva sui giornali una trentina di anni dopo che si è messo in moto (come gli altri trend secolari in atto…) E neppure ti devi chiedere se esiste un futuro per questo paese, essendo la risposta ovvia, sì c’è. Solo che non è quello che uno si immaginava quando aveva raggiunto l’età della ragione. Questo è un difetto della realtà: non si adatta ai nostri desideri. Non puoi opporti ai trend secolari, ma se li assecondi allora la tua vita ne guadagna. Se la corrente è forte meglio essere un pezzo di sugaro, che un pezzo di quercia (pare che anche i pezzi di … galleggino e questo è un problema per il sugaro, ma è filosofia poco pratica)

john_ludd
Scritto il 16 Giugno 2015 at 16:13

pdf79@finanza,

tutti i paesi ricchi o supposti tali hanno problemi demografici con rare eccezioni, ma paesi grandi, ricchi e con ridotte popolazioni pare siano molto selettivi nell’accettare migranti. Altrimenti c’è l’avventura di un luogo che non si conosce, una sfida in sè che può valer la pena di raccogliere. Se ti ci incammini, auguri !

draziz
Scritto il 16 Giugno 2015 at 16:34

No! Non saremo noi ad andarcene dal Paese.
Semmai buttiamo a pedate in kulo in mezzo alla strada una certa squallida classe politica capace solo di riempirsi le tasche senza pensare al futuro del Paese.
Sono stati onnipresenti manipoli di miserabili che hanno infestato il Parlamento producendo leggi che ne hanno garantito l’arricchimento ai danni del Popolo Italiano, anche dopo brevissime permanenze di legislatura (e che legislature…alcune sono ricordate come vergogne nazionali…).
Percepiscono pensioni ingiuste, dovute (si difendono) da alti contributi versati, ma questi versamenti (che non per tutti esistono in quanto a congruità, una volta si usava il sistema figurativo…) derivano da stipendi che si sono autogarantiti sempre con i soldi degli italiani, in palese conflitto di interesse.
Per non parlare di certi funzionari pubblcici imposti sempre dalla politica e dall’appetito in grado di far impallidire il più squallido dei feudatari di una non certo rimpianta epoca passata…

Ma come?
Tre – dico 3 !!! – Governi di fila imposti senza voto popolare (il risultato delle elezioni europee, paragonato con i sondaggi attuali e gli ultimi risultati elettorali, dimostra con quale maturità e spirito sono state affrontate le stesse…manco fosse il campionato di pallone dell’oratorio…), un debito pubblico che ha sfondato i 2.200 miliardi e chi deve andarsene da questo Paese dovrebbe essere il cittadino?

Na, na, na… non avete capito che anche la mucca più docile prima o poi si inkazza…

Dal 1946 ad oggi quante sono state le legislature? 63 ?
E quello che ci troviamo oggi che cos’è? Un “grande” risultato della “oculata – puntuale – organizzata” amministrazione di lungimiranti politici e strateghi della democrazia ?
Con una situazione così è lecito domandarsi se abbiamo almeno frequentato le scuole elementari…

draziz
Scritto il 16 Giugno 2015 at 16:42

Tra l’altro, uno dei temi che da tempo dominano (e tormentano) la materia grigia di chi è in grado di pensare è l’uso e l’ottimizzazione delle risorse; non solo l’OIL così caro a John_Ludd, ma soprattutto il cibo.
La Food Policy sta diventando uno dei temi più caldi a livello planetario…
Vecchi con scarse possibilità economiche, giovani senza lavoro, nutrimento sempre più caro e distribuito secondo uno schema a piramide…che non è quella dei nutrienti conosciuta da tutti…

john_ludd
Scritto il 16 Giugno 2015 at 16:43

draziz@finanza,

bel comizio. Quelle 63 legislature le hanno votate oppure no ? Le ultime 3 te le concedo. Se osservo l’attuale distribuzione dei voti (magma che cambia direzione ogni 12 mesi) noto che il partito maggiore, l’unico a potere avere il controllo del parlamento, è il partito del non voto, il resto è frantumato in gruppi che spiccano per diligente osservanza del dogma prevalente, oppure si dilettano di vari gradi di attività onirica, almeno finchè non governano. Poche idee e per lo più totalmente confuse. E’ il segno dei tempi.

aorlansky60
Scritto il 16 Giugno 2015 at 16:51

Come garantire in queste condizioni un futuro al nostro paese? E come rendere sostenibile, conseguentemente, un decente e difendibile welfare ???

DT, parli di welfare sostenibile in ottica futura ?

ma guarda che il deserto è già qui.

Di quale welfare vogliamo parlare? una volta forse (negli anni 70-80) ma non adesso, quando in italia tutti coloro che necessitano di prestazioni sanitarie schivano appena possono il settore pubblico affidandosi a strutture private (CHI PUO’) mentre chi non può deve sottostare a mesi di attesa (3,4,5,6…) prima di affidarsi alle incognite delle strutture pubbliche.

Ho letto -da alcune parti- pareri che descrivono il ns servizio sanitario pubblico tra i migliori al mondo(sic) e meno male che è così, tuttavia secondo me queste sono solo storielle propagandistiche vendute ai creduloni(che sono tanti) da parte della ns politica per giustificare le comunque alte spese di sostenibilità che il serv pubbl sanitario richiede per un ritorno di servizi alquanto deludente (per non dire di peggio, i fatti di cronaca non mancano e parlano chiaramente).

Ho il feedback di un cugino che a causa di grave malattia ha scelto recentemente la Svizzera(Zurich) per un trattamento chemio d’urto(terapia radioattiva) e il quadro che mi ha fatto della struttura che lo ha trattato è quella di un paese extraterrestre rispetto al nostro, avendo già egli avuto modo di tastare la struttura pubbl italiana .

Io stesso nel 1996 feci ricorso ad un ospedale di Lausanne come “ultima spiaggia” a causa di un problema oftalmico, dopo che varie esperienze nazionali sia pubbl che private non erano riuscite a risolvere il mio caso, e il quadro di confronto che mi feci parla chiaro. A parte questo, gli svizzeri riuscirono ad inquadrare la causa del problema individuando la terapia adatta, ad un costo minore(quando mi arrivò la fattura a casa non credevo ai miei occhi! ancora la conservo per ricordo!) rispetto ad ogni singola visita passata (e pagata!!) attraverso le strutture italiane che non erano riuscite a capire nulla della patologia che mi affliggeva.

Se poi tocchiamo il tema pensioni…

Ecco, meglio evitare. Tema dolente.

In un paese dove Istat ha appena scattato fotografia demografica sconsolante, che ribadisce quanto fu profetizzato da alcuni già 30anni fà (“attenzione che in italia il rapporto LAVORATORI vs PENSIONATI attualmente ancora in equilibrio è destinato a pendere sempre più pericolosamente nel tempo verso IL SECONDO FATTORE con tutte le criticità che ne conseguiranno…”) fedelmente verificatosi, parlare di “sostenibilità” del ns sistema pensionistico diventa molto alleatorio pensando in ottica futura, soprattutto se causa perdurare della crisi, le giovani leve abbandonano l’italia al ritmo di 100.000 unità/anno (come avviene dal 2012) per andare a stabilirsi all’estero.

john_ludd
Scritto il 16 Giugno 2015 at 16:54

draziz@finanza,

in realtà viviamo nel classico “occhio del ciclone” con materie prime agricole in calo a causa della quantità enorme di terre sottratte alla foresta e messa ad agricoltura estensiva + prezzi energetici bassi per la stessa ragione di fondo. Fare la spesa è una sofferenza perchè sono in calo in ricavi, non sono i costi che aumentano. In pratica è la stessa cosa, ma più subdolo, così si può scrivere che non c’è inflazione. Ma non durerà in eterno. Peccato per il nostro paese, collocato nell’optimum climatico, è riuscito nella pressochè impossibile impresa di diventare importatore di cereali, latte, carni e formaggio. Me lo avessere detto anni fa… Evidentemente va bene così, continuo a leggere le dichiarazioni di potenziali futuri ministri dell’economia o dell’industria o delle politiche agricole, di questo o quel partito e continuo a percepire quella sottile triste sensazione che ognuno di loro non capisca un cazzo. Il problema di oggi pare sia trovare il modo di continuare a produrre acciaio al sud mentre compriamo cereali dalla Polonia. L’evoluzione è un meccanismo di selezione, peccato stare dalla parte sbagliata pur abitando nella regione migliore del pianeta. Davvero cattivi pensieri.

draziz
Scritto il 16 Giugno 2015 at 18:48

Bisognerebbe anche finirla di prendersi in giro sulla reale necessità di lavorare.
Quanti sono disposti a lavorare il sabato e la domenica?
Quanti al mese di agosto e durante le festività?
In realtà quello che si vuole sono solo le garanzie offerte dal sistema (che oramai è risaputo essere troppo costoso e verrà progressivamente smantellato dall’esterno, altrimenti niente più investimenti nel nostro Paese e…maraméoooooo).
Difatti molti sono gli extra comunitari (anche vicini all’Europa, non solo africani…) che hanno trovato lavoro in Italia…

draziz
Scritto il 16 Giugno 2015 at 19:00

john_ludd@finanza,

Un recente lavoro di ricerca ben eseguito ha riportato che in Lombardia la produzione agricola rende la Regione autosufficiente per circa il 60%. Il resto viene preso da fuori.
Si è anche evidenziato come l’allevamento del bestiame per l’uso delle carni sia anche in aumento.
Alla mia domanda di quale sia la quota di quel 60% di produzione agricola destinata alla mangimistica per l’allevamento è seguita la classica scena muta…
In Giappone da tempo utilizzano l’invenduto dei supermercati per preparare mangimi per l’allevamento del bestiame, con ottimi risultati anche nella resa alla macellazione ed organolettica…
Al Ministero delle Politiche Agricole probabilmente respirano aria di altri tempi…e sicuramente devono rendere conto a qualcuno…
Scomodare interessi consolidati disturba sempre il sonno (e le tasche) di un sacco di gente…

john_ludd
Scritto il 16 Giugno 2015 at 19:20

draziz@finanza,

recentemente ho posto la domanda “perchè compriamo derrate agricole dall’estero ?” al solito fenomeno con laurea alla Bocconi al fine di ottenere la risposta che ero sicuro di ottenere “eh ma c’è un vantaggio comparato, se costa meno produrre in Polonia allora conviene e via di minchiate turbo”. Il poverino è ancora uno dei candidi che pensa esista qualcosa come “il vantaggio comparato”. SOLO SUI LIBRI. In realtà ci sono POLITICHE DI INCENTIVO E BARRIERE DI INGRESSO che rendono il concetto di vantaggio comparato una favola per imbecilli. E si da il caso che Francia e Germania applichino massive sovvenzoni alla loro agricoltura che altrimenti sarebbe in perdita (politica neo colonialista dato che mandano allegramente al macello i paesi del terzo mondo che su quello camperebbero). Capita poi che paesi guidati da gente intelligente e non da imbecilli inventi un sistema di controlli, marchi e bla bla bla che hanno come solo fine quello di far costare di più le merci in ingresso, il tutto nel pieno rispetto dei trattati. Nel frattempo qui ci simpegna a fare le cose al contrario. Nessuna (NESSUNA) città italiana dista più di 150 km dal mare, la maggioranza sta a un tiro di schippo dal litorale. Avevamo una rete di canali dapppaura e ora non più. Ma i trasporti marittimi che costano una frazione di quelli via terra non sono stati sviluppati perchè la politica industriale è stata fatta dalla famiglia Agnelli che dopo aver fatto fallire la Fiat un tot di volte e averla fatta salvare altrettante volte dai contribuenti italiani si è ora decisa a portare armi e bagagli a Detroit sperando di fare il colpaccio e trovare qualche gonzo disposta a fonderla con qualche gruppo più grande. E noi continuiamo a usare i camion al posto delle navi e a punire le nostre produzion per premiare quelle sovvenzionate dai paesi a nord e ovest delle Alpi. Ne parla qualche leghista e stop. Geniale. Dicono che la violenza non serve: cazzate.

seici
Scritto il 17 Giugno 2015 at 08:40

Intanto in molti casi i vecchi non sono poveri. Sono andati in pensione a 52/57 anni di media con pochi anni di contributi e con un sistema previdenziale (il retributivo) assurdo che rappresenta il vero discrimine almeno rispetto ai nostri concorrenti.

Questa situazione è paradossale.
Molti di questi pensionati continuano a lavorare, in nero o con contratti di lavoro che aggirano la normale tassazione (con assunzioni attraverso società prestanome e o di diritto estero). Per le imprese risultano convenienti poiché oltre alla loro esperienza, offrono la totale decontribuzione che vale almeno un 30% dello salario pagato.
Per cui un giovane o un non pensionato, UNICAMENTE PER PAGARE a questi vecchi le loro attuali vergognose pensioni, costa almeno un 30% di questo pensionato che si offre in maniera eticamente discutibile sul mercato del lavoro, subendo quindi una doppia penalizzazione; come dire: Cornuto e Mazziato. Ma non al cospetto dei vari tribunali del nostro bel paese, non ultimo la consulta, che hanno gli occhi foderati di prosciutto e non vogliono rendersi conto di quanto il mondo sia cambiato.

Molto probabilmente se questa tassa, poiché gli attuali contributi previdenziali sono unicamente una ingiusta tassa che serve a pagare le attuali vergognose pensioni (e non certo un valore che garantisce i trattamenti pensionistici futuri di chi è ora soggetto a tale tassa), fosse ridotta, ad esempio mediante il ricalcolo delle attuali pensioni con il contributivo, verosimilmente il sistema Italia sarebbe più competitivo ed i giovani con maggiori aspettative rispetto ad un futuro che è stato loro rubato.

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