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ITALIA: paese di profughi, di vecchi e di ignoranti
ITALIA: paese di santi, di poeti e di navigatori.
Oggi forse bisognerebbe aggiornare il detto.
Non prendetela a male, è un dato di fatto. Lasciamo da parte il primo aspetto, decisamente “di tendenza” e politicamente un discorso molto delicato che non voglio affrontare.
Prendiamo gli altri due fattori. Partiamo dal primo. Permettetemi, fa parte anche di un trend naturale. Tra i veri macro trend che considero “disruptive”, c’è proprio quello legato alla demografia e a quello che è il ribilanciamento economico globale.
I paesi sviluppati che progressivamente perderanno posizioni a scapito dei paesi emergenti, buona parte dei quali hanno ormai ben poco di emergente. E a livello demografico, stanno vivendo un boom che per noi è pura fantascienza. Per la cronaca in Italia ogni anno muoiono 600.000 persone e ne nascono 502.000. Progressivamente siamo destinati alla potenziale estinzione naturale, non tanto per le scelte della nostra politica (come qualcuno starà pensando) oppure per le nostre condizioni economiche, ma per una questione puramente demografica. Non facciamo più figli, punto.
Facciamo un ragionamento banale ma efficace. Meno nascite significa meno giovani e quindi meno lavoratori e, di conseguenza, meno benessere, ed un sovraccarico di spese per il welfare pensionisitco sempre maggiore.
Un problema noto a tutti, anche all’Unione Europea. La quale ha trovato la soluzione.
(…) L’Unione Europea sostiene da tempo che per Paesi come l’Italia occorra invertire la tendenza con un aumento indiscriminato di immigrazione, non tenendo conto di cosa comporti economicamente, socialmente e sul fronte libertà individuali oltre che per i traffici di esseri umani nel Mediterraneo e per le varie mafie che la gestiscono. Tanto più in un Paese come il nostro in crisi economica e di prospettiva da decenni. Condannandoci cioè ad un futuro da terzo mondo con l’immissione di immigrazione sempre più povera. Per gestire la povertà altrui ci vogliono grandissime risorse economiche ed un’idea di futuro e di funzione del Paese che è assente. Nel gestire la povertà anche sistemi molto efficienti ed evoluti come la Svezia hanno fallito. Ci sono interi quartieri di città a base etnica in cui ambulanze, polizia e neanche il servizio postale possono entrare. (…) [Source]
Quanto scritto qua sopra non è farina del mio sacco, ma è comunque decisamente preoccupante che mi fa pensare e mi fa i quali dovranno anche pagare il prezzo di tanti anni di inefficienze economiche? Il tema è sempre più delicato ed importante. Cari signori, vogliamo capire che questa è la nostra priorità a livello governativo? Tutto il resto fa da contorno. Dobbiamo intervenire SUBITO per cercare di arginare il problema, usando modelli di successo che altri paesi hanno già utilizzato e dedicando quelle poche risorse a questi temi.
Perché poi…c’è questo grafico, che io definisco il “grafico della vergogna”. E qui arriviamo al terzo tassello, quello dell’ignoranza. Ottobre è stato il mese della cultura finanziaria. Siamo onesti, qualcuno di voi se n’è accorto?
A Ottobre 2018 parte il Mese dell’educazione finanziaria. L’iniziativa del Comitato per l’educazione finanziaria diretto da Annamaria Lusardi è rivolta a tutti i potenziali organizzatori di iniziative di sensibilizzazione ed educazione finanziaria. (…) Il “Mese dell’Educazione Finanziaria” comprende attività ed eventi di informazione e sensibilizzazione sui comportamenti corretti nella gestione e programmazione delle risorse personali e familiari con la finalità di garantire il benessere economico attraverso l’utilizzo appropriato di strumenti finanziari, assicurativi e previdenziali. (MIUR, Governo)
Ecco signori, ennesima prova che siamo un popoli di ignoranti, votati all’ignoranza e magari anche inconsapevoli o forse orgogliosi di esserlo. Quante volte mi domando: ma come abbiamo fatto a ridurci in questo stato? La risposta la si ottiene andando a leggere i giornali, i commenti di chi invece dovrebbe essere un esempio per tutti (personaggi pubblici). La cultura è progressivamente scomparsa dalla vita quotidiana ed è rimasta confinata a quello che è rimasto un “obbligo” (la scuola) senza andare oltre.
A dare una grossa mano, come detto prima, ci ha poi pensato la politica. A parlare sono i numeri, visto che nei programmi di Governo è sempre stata “tagliata” e mai considerata “priorità”. Anzi, scusate se vi dico quello che penso, forse l’ignoranza fa persin comodo perché il popolo ignorante è più facile da convincere e da comandare. E a poco serve che ci sia la culla della cultura classica, anzi, sembra che proprio vogliano anche cancellarci la storia.
(…) Con l’istruzione da decenni all’ultimo posto nelle priorità effettive (e ora anche in quelle enunciate) dei governi di ogni colore che, per guadagnare voti immediati, si son mostrati e si mostrano solo corrivi ad adottare riforme ispirate da istanze lassiste o beceramente corporative, causa anch’esse, ed effetto ulteriore, del degrado materiale e culturale dominante nel Paese. (…) Lo studio della storia – sottolinea – «è una di quelle attività culturali che hanno più immediata, diretta e profonda relazione con l’insieme della vita civile di ogni tempo, popolo e paese». Ed è «evidente» la sua funzione «come momento identitario fondamentale nelle vicende dei singoli e delle collettività» e «come componente, altrettanto costitutiva, della memoria e dell’immaginario individuale e collettivo». (…) [Source]
Già, ma possiamo ancora dire che siamo un paese? A livello europeo la cultura (senza contare i comparti delle culture materiali: moda, design, etc.) impatta sul Pil per il 3,3%, dando lavoro a 6 milioni e settecentomila persone. Noi quanto spendiamo in cultura? E poi, almeno negli ultimi 20 anni la cultura è considerata solo ed esclusivamente una leva utile ad alimentare il turismo. Vero, settore teoricamente strategico ma straordinariamente MAL sfruttato. Però, credo che la VERA cultura non è l’apertura del museo o la ristrutturazione di Pompei. La vera cultura è quella data in pasto alla CITTADINANZA e deve generare un valore finalizzato ad accrescere il capitale culturale, che non è fatto solo di beni materiali, ma anche di beni immateriali, buona parte dei quali si condensa nella testa, nella memoria, nella capacità dei cittadini. Quanti più cittadini leggono, suonano, dipingono, visitano musei, scrivono, ascoltano musica, eccetera, tanto più alto è il patrimonio culturale di un paese, di una città di un borgo. Se si pensa invece prima a coloro che non abitano la città, il risultato inevitabile è un paese povero, economicamente, eticamente, socialmente.
Fermatevi un attimo, cari amici, e ragionate su quali siano i veri valori di un popolo. E quanto la cultura (ad ampio spettro) possa essere elemento determinante per la qualità della vita dello stesso. E poi ditemi, secondo voi, quale direzione abbiamo preso e dove finiremo.
OK, OK… Ma questo è un blog di finanza…lo penserete in molti. Ma è anche un diario personale dove dico quello che penso. E questo mio pensiero voglio che venga URLATO nelle orecchie degli italiani che si stanno autodistruggendo anche a causa del degrado socio culturale del nostro paese.
Chiudo con una frase che mi piace tantissimo è che (secondo me) la perfetta spiegazione della mia “mission” in questa sede, ovvero di questo blog. Per me una passione ma anche un modo per contribuire nel mio piccolo a dare un po’ di cultura finanziaria ad un paese ormai inaridito sotto tutti gli aspetti. Spero di riuscirci, nel mio piccolo.
La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande e contribuisce, in tal modo, a far crescere ed arricchire tutti.
(Hans Georg Gadamer).
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D’accordo con Gadamer. Anche G. B. Show diceva: “If you have an apple and I have an apple and we exchange apples then you and I will still each have one apple. But if you have an idea and I have an idea and we exchange these ideas, then each of us will have two ideas.”.
Un importante contributo al declino culturale è causato dalla crescita del disequilibrio economico fra le classi sociali e dall’aumento della percentuale di “povertà”.
Sono sempre più i giovani che disertano la scuola e vivono pericolosamente ai margini della società e non si può tacere il fatto che grosse responsabilità sono imputabili al disinteresse e alla miopia delle famiglie. Paradossalmente il reddito di cittadinanza non farà che acuire tale situazione e mi viene da ridere a pensare che tipo di corsi di formazione saranno instaurati presso i centri dell’impiego…….. !!!!!!!
A Ottobre 2018 parte il Mese dell’educazione finanziaria. i primi 2 iscritti ad HONOREM sono i due GUITTI IGNORANTI: DI MAIO E SALVINI chissa’ se saranno capaci di farne tesoro…..
bhe un postcino come uditore lo assegnamo anche a Conte vuoi mai che non si offenda !!!
kociss01@finanza:
A Ottobre 2018 parte il Mese dell’educazione finanziaria.i primi 2 iscritti ad HONOREM sono i due GUITTI IGNORANTI: DI MAIO E SALVINI chissa’ se saranno capaci di farne tesoro…..
Caro Danilo l’ignoranza è certamente voluta e auspicata, l’1% della popolazione mondiale che controlla la maggior parte delle risorse desidera individui soli, dediti al consumo, poco istruiti, facilmente manipolabili, comprabili o eliminabili.
Del resto già nell’antica Roma c’era Panem et circenses con il tempo e la tecnologia sono diventati più bravi, anche se alla lunga sarà come con l’impero romano imploderemo dall’interno.
Comunque ognuno di noi può ricordare ai più giovani che il mondo e nelle loro mani ma per poter essere protagonista devi imparare e condividere con gli altri.
Senza dimenticare che a 20 anni i pensieri sono altri, a quell’età lo ammetto se ci fosse stato intermaket non l’avrei mai letto, neanche una foto di ragazza in costume saltato a pie pari.
Saluti a tutti.
la proposta della Gabanelli per la demografia, mi pare abbia ragione, siccome le famiglie non vogliono vivere solo per dedicarsi ai figli http://tg.la7.it/cronaca/il-luned%C3%AC-della-gabanelli-26-miliardi-alle-famiglie-eppure-nascono-sempre-meno-bambini-22-10-2018-132496