FOCUS: quale sarà il prezzo del petrolio?

Scritto il alle 14:22 da Danilo DT

I prezzi del petrolio oscillano intorno ai 120 $/barile. Quali sono le prospettive per il futuro delle quotazioni del greggio? Perché il prezzo tende a salire? E come si comporterà l’inflazione?

Buongiorno a tutti!
Ennesima puntata della “piccola partnership” (non di tipo commerciale, ci tengo a sottolinearlo) con una casa d’investimento (AnimaSgr).
Tengo inoltre a precisare che questo video è dedicato soprattutto agli investitori magari non super professionisti, ma è anche interessante per coloro che sono più “navigati”. Piccola nota: il video è stato creato qualche giorno fa ma ritengo sia sempre valido.

Ovviamente sarò ben lieto di leggere i Vs feedback su questa iniziativa. Vi lascio al video e alla sua trascrizione. Buona visione!

I prezzi del petrolio oscillano intorno ai 120 $/barile. Quali sono le prospettive per le quotazioni del greggio?

La crescita delle quotazioni è oggi ostaggio delle incognite geopolitiche nell’Africa del Nord e nel Medio Oriente e della persistente debolezza del dollaro. La debolezza del dollaro si trasforma in aumenti delle quotazioni delle materie prime principalmente per due canali: il primo è che il petrolio, così come tutte le principali materie prime, è quotato in dollari – i paesi produttori cercano quindi di compensare con aumenti di prezzo l’erosione dei ricavi; l’altro canale è che finché i tassi d’interesse restano quasi a zero e il dollaro si indebolisce, è conveniente indebitarsi in dollari per speculare sui corsi crescenti delle materie prime (e tra queste anche del petrolio). In altre parole: con il dollaro debole, gli interessi dei paesi produttori e quelli degli speculatori convergono nello spingere al rialzo le quotazioni del petrolio (e le altre materie prime).

Sono solo queste le ragioni della continua ascesa delle quotazioni petrolifere?

Senza le motivazioni che abbiamo analizzato, il prezzo del petrolio sarebbe certamente al di sotto dei 100 $/barile. Non c’è dubbio però che, nel periodo lungo, la questione del petrolio è più seria. Recenti simulazioni della Banca Mondiale mostrano infatti che siamo destinati a convivere a lungo con quotazioni del petrolio elevate: il mondo globalizzato soffre della sindrome, ormai cronica, di “scarsità relativa” di petrolio.
Scarsità relativa non significa che le scorte fisiche di petrolio siano esaurite: nel sottosuolo vi è petrolio sufficiente almeno per i prossimi 50 anni. Diventa, però, sempre più difficile e costoso trovarlo ed estrarlo. A questa situazione si aggiunge il fatto che grandi paesi come la Cina e l’India si stanno affacciando a modelli di consumo occidentali: miliardi di persone, che oggi hanno un consumo pro-capite di energia inferiore ad 1/5 di quello americano, andranno uniformandosi agli standard statunitensi, con effetti dirompenti sulla domanda potenziale di petrolio a livello mondiale. Ad esempio, ai prezzi attuali il consumo di petrolio della sola Cina è atteso raddoppiare entro il 2017 e triplicare entro il 2025.
Ciò significa che, a livello globale, il consumo di petrolio crescerà molto più velocemente della capacità di estrazione. Sempre secondo la Banca Mondiale, da qui al 2015, la domanda di petrolio potrebbe crescere di 1,5 punti percentuali all’anno in più rispetto all’offerta e che, per riequilibrare l’eccesso di domanda, il prezzo del petrolio dovrebbe crescere tra il 60% ed il 75% (cioè superare in 5 anni quota 170 $/barile). Su un orizzonte di più lungo periodo (cioè tra 20 anni e più), le quotazioni del petrolio potrebbero addirittura essere del 200% più elevate di quelle attuali. La buona notizia è che queste previsioni catastrofiche non sono necessariamente destinate ad avverarsi. Esse sono infatti formulate nell’ipotesi che nulla cambi. Attualmente il petrolio copre circa 1/3 del fabbisogno di energia mondiale. Ma nel tempo si ridurrà. La realtà tende infatti ad evolvere dinamicamente adattandosi alle nuove condizioni.

L’aumento delle quotazioni è destinata ad alimentare l’inflazione?

Certo l’aumento delle quotazioni delle materie prime si riflette sull’andamento generale dei prezzi. L’effetto principale dell’aumento dei prezzi petroliferi è però quello di indurre comportamenti tesi ad economizzare energia ed a scoraggiare i consumi di altri beni, perché il potere d’acquisto della gente si riduce. Bisogna essere cauti però nel considerare gli aumenti dell’inflazione generati dal petrolio come una condizione di per sé sufficiente ad adottare politiche monetarie restrittive. Non a caso, per evitare abbagli, le autorità guardano all’inflazione “core”, cioè quella depurata degli effetti dei prezzi delle materie prime energetiche ed alimentari.

STAY TUNED!

DT

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2 commenti Commenta
hironibiki
Scritto il 10 Maggio 2011 at 17:38

Beh che dire.. Altro nodo da sciogliere oltre a quello dei debiti bancari e sovrani, dell’inflazione, della disoccupazione, del rialzo prezzi sulle materie prime…
Anche il petrolio inizia a scarseggiare e di conseguenza aumenterà il prezzo e così via in un circolo vizioso. Certo pagare il 60-70% in più da qui al 2015 non è certo carino, ma ormai è (secondo me) ingestibile questa crisi al momento attuale se continuiamo a guardare il GF o il calcio in HD e basta 🙁

lucianom
Scritto il 10 Maggio 2011 at 20:01

Nessuno lo sa.Certamente se aumenta, le probabilità di una ripresa sono molto scarse, la stessa cosa vale per le altre materie prime.Nessuno vuol fare un passo indietro, ci stiamo attorcigliando.Preferiscono un’ altra recessione piuttosto che mollare per il bene di tutti.

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