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Evviva, il mondo MIGLIORA ma è sempre peggio…
Pian pianino sto cercando di recuperare il gap dovuto agli impegni extra che mi hanno “costretto” a staccare la spina per qualche giorno.
Come mi diceva un amico lettore su twitter, in realtà in questi giorni di mi a assenza, è successo veramente poco se non quasi niente.
Un vecchio proverbio delle mia parti recita (tradotto) più o meno cosi: “nessuna novità, significa buone novità”.
In effetti, visto il momento in cui ci troviamo, occorre dire che il proverbio piemontese sopra citato è quanto mai calzante, in quanto, come è noto, le banche centrali ed il sistema in generale, continua a lottare al fine di mantenere lo “status quo”. Un quadro di mercato di crescita magari moderata ma in un contesto controllato, senza particolari fonti di volatilità o rischi.
Per una volta, diciamo la verità, le cose stanno andando nella direzione che proprio il sistema desidera, in quanto queste fonti di rischio stanno progressivamente scemando. E’ chiaro che il “Sell in may and go away” è sempre in agguato, ma giorno dopo giorno sembra quasi che il sentiment tenda a recuperare terreno.
Punto primo: le elezioni in Austria che consacrano vincenti i verdi di Van der Bellen sugli ultranazionalisti xenofobi di Hofer fanno tirare un sospiro di sollievo, evitando quindi forti scontri sul lato “trattato di Schenghen”. Anche se poi, la vittoria risicata fa intendere che la Destra sarà sempre e comunque molto forte ed influente.
Punto secondo: la vittoria di Sadiq Khan, primo sindaco musulmano di Londra, rappresenta un punto a favore della Brexin. Inoltre tutto il sistema finanziario e politico sta progressivamente spingendo il popolo verso il mantenimento (anche in questo caso) dello status quo, e quindi una Gran Bretagna all’interno dell’Unione Europea.
Punto terzo: questione Crisi Grecia. Il Fondo monetario insiste sulla necessità di allentare la pressione sul debito di Atene, mentre alla vigilia dell’Eurogruppo la Grecia ha introdotto un nuovo pacchetto di austerity, ha deciso di creare un nuovo fondo per le privatizzazioni e ha predisposto un piano d’emergenza che si dovrebbe attivare in automatico se gli obiettivi di bilancio non verranno raggiunti. Ancora una volta il governo di Alexis Tsipras ha dovuto dunque adottare misure impopolari ma necessarie a convincere i creditori internazionali. Con il voto del Parlamento di ieri la Grecia si presenta – con i «compiti a casa fatti con attenzione» come ha detto il premier Tsipras – al vertice europeo che dovrà decidere se sbloccare aiuti fino a 11 miliardi di euro sugli 86 miliardi previsti dal terzo salvataggio di Atene. (Source : IlSole24Ore) Quindi il governo greco fa un passo in avanti importante per la concessione del prestito necessario per pagare i prestiti… Ok, lo so, economicamente insostenibile nel lungo termine ma nelle logiche di mercato di breve, il “comprare tempo” è positivo. Anche se poi, lo sappiamo benissimo, la situazione è tutt’altro che positiva.
Il Fondo monetario internazionale calcola che il debito pubblico in Grecia, attualmente intorno al 180% del Pil, possa esplodere al 250% entro il 2060. E’ quanto emerge dall’analisi della sostenibilita’ del debito di Atene, diffusa alla vigilia di una riunione dell’Eurogruppo che si preannuncia tesa. (…) Il motivo? “Il costo del debito, che sale nel tempo con i finanziamenti al mercato che sostituiscono finanziamenti altamente sovvenzionati, piu’ che controbilancia la riduzione del debito data dagli effetti dalla crescita e di un avanzo primario di bilancio”. (CdS)
Poi chissà, magari la buona volontà di Atene verrà “premiata” con un taglio del nominale (haircut) tanto volute da Tsipras e dal FMI…vedremo…
Punto quarto: la macchina economica USA sembra dare segni di risveglio. Che sia un fatto momentaneo, questo è probabile, intanto però i dati sui produzione e consumi sono migliore delle attese e quindi il quadro si tinge di rosa. Rovescio della medaglia ovviamente è il rischio di rialzo dei tassi USA, conseguenza ad un miglioramento del contesto economico. Ma anche qui si cercherà di mediare col mercato stesso al fine di trovare la soluzione migliore.
ATTENZIONE però: questo è il “mondo perfetto” che il sistema vorrebbe realizzato. Noi tutti sappiamo benissimo di come sia delicata la situazione e di quanto sia fragile l’economia e la ripresa in generale. Se tutto va bene, si riuscirà a mantenere la quiete e quindi non subiremo crolli verticali (anche se i risultati delle aziende USA non sono certo entusiasmanti) ma sempre se tutto va bene si comprerà, come ormai siamo abituati, ulteriore TEMPO senza risolvere molte problematiche, anche perché è palese. Il “populismo” anti UE sta crescendo, la Grecia, come si è detto, è in condizioni disperate, il Venezuela ormai è fallito, l’economia è all’interno di una debt deflation che la soffoca in modo inesorabile, il nostro quadro economico (Italia) è ricco solo di promesse che non potranno essere mantenute nel lungo termine, negli USA la gente andrà a votare per scegliere il “meno peggio”, il terrorismo internazionale è tutt’altro che sedato…potrei continuare ancora per un bel po’ ma ci siamo capiti.Una serie di delicati equilibri che, se violati, possono innescare pericolosi “effetti domino”.
Siamo sempre seduti su una polveriera, e stiamo fumando un bel sigaro mettendo a repentaglio la nostra incolumità. Ma ci hanno anche ubriacato, dandoci l’illusione di un mondo migliore che esiste solo nelle apparenze ma che nella realtà, resta sempre un gran casino.
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