Dollaro da shortare

Scritto il alle 14:00 da gremlin

by Gremlin

Nel mio post precedente ho analizzato in chiave tecnica l’eurodollaro a breve; ora m’è venuta voglia di spendere due parole sui fondamentali che stanno determinando questa situazione.
Innanzitutto i dati macro USA di settimana scorsa: deficit commerciale annuale di 500 miliardi che i mercati non hanno gradito. Se vogliamo aggiungere il debito pubblico pari al pil annuale (15mila miliardi) e un debito complessivo tre volte e mezzo superiore al suddetto pil il quadro si complica vistosamente, ma non è che solo l’inizio visto che il continuo aumento dell’indebitamento statale mediante emissione di carta con promessa di restituzione di denaro non si accompagna ad una concomitante produzione di ricchezza.
Stante questa situazione non si può sbagliare asserendo che gli USA tecnicamente sono insolventi (più di altri Stati) potendo garantire il rimborso immediato solo di una minima e trascurabile parte del debito accumulato: questo è il risultato del mostruoso deficit permanente della bilancia dei conti correnti.
Notare però che il dollaro dal novembre 2009 ai primi di giugno 2010 si è rafforzato (+19,2%) praticamente senza pause per convenienza politica (dollaro sempre al centro del sistema monetario internazionale) e per il condizionamento degli operatori (campagne mediatiche di regime e declassamento del solo debito europeo). In altre parole è stato fatto passare ed è stato accettato il concetto che si potesse disporre di liquidità a piacere in un contesto di crescita economica sostenibile. Da qui la logica implicazione che dollaro e bond fossero a tutti gli effetti da considerarsi come bene rifugio.
Ma dal 6 giugno il dollaro ha iniziato ad indebolirsi ininterrottamente fino ad oggi: è cambiato qualcosa di “strutturale” o il mercato ha “riaperto gli occhi” ovvero sta prezzando il dollaro su dati più oggettivi? Ritengo buona la seconda.
I recenti segnali contradditori sulla ripresa economica USA hanno indotto il mercato a cambiare view: non è più possibile giustificare una moneta forte con un’economia statalista e strutturalmente debole (ricchezza creata principalmente dal consumo delle risorse e non dalla produzione di beni reali) e poi in questo modo si torna a dare competitività all’export.

Al momento si mantiene ancora una cieca fiducia nei bond che mantengono la correlazione “azionario giù, bond su”, ma fino a quando? Probabilmente fino a quando a “qualcuno” farà comodo tenere in piedi questo sitema monetario e finanziario. La Cina è oggi grande acquirente di debito Usa, europeo e nipponico, agendo così da vero ammortizzatore e stabilizzatore finanziario globale, sempre più potente. Infatti ora le tensioni in area euro sembrano dimenticate, tutto tranquillo, grazie anche alla recente dichiarazione del primo ministro cinese sulla disponibilità ad “aiutare” l’eurozona e magicamente tutte le ultime aste dei titoli di Stato si sono chiuse senza tensioni sui rendimenti.

In conclusione penso che il top del dollar index fatto ai primi di giugno non verrà testato tanto rapidamente e quindi mantengo la mia view ribassista sul dollaro anche in ottica di medio periodo.
Operativamente sarò rialzista sul cambio eurodollaro vendendo put nude con sottostante il future settembre, fissando ovviamente i necessari livelli di allerta e protezione.

gremlin53820@hotmail.it

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