La distribuzione della ricchezza

Scritto il alle 11:11 da mattacchiuz

L’altro giorno, il “BeA” ( Bureau of Economic Analisys ) ha rilasciato i dati in merito alle entrate e alle spese personali. Stavolta vorrei fare un lavoro un po’ più organico del solito, giungendo a delle conclusione, ovvie come quasi sempre!

Entrate personali.

Cresce di 42.3 miliardi di dollari, o lo 0.3%, il reddito disponibile degli statunitensi, continuando indisturbato nella sua marcia verso nuove vette. Indipendentemente dalla disoccupazione nuovamente in aumento ( dal 9.6% al 9.8% ) e dal lavoro parttime, che vede 500 mila persone tra ottobre e novembre passare dal fulltime al parttime ( dato destagionalizzato, più di 1 milione quello non destagionalizzato ) anche per questo mese il livello complessivo delle entrate personali mostra significativi miglioramenti. Sempre in novembre, l’aumento dei salari e delle paghe è stato di 6.6 miliardi di dollari ( a ottobre +31.2 miliardi ), soprattutto grazie all’incremento nei salari aggregati nel settore dei servizi. In diminuzione di 3 miliardi di dollari invece i salari aggregati nel settore della produzione di beni. Dati misteriosi, non giustificabili nemmeno dall’aumento senza precedenti dei salari pubblici. Non si capisce infatti secondo quale legge economica i salari siano destinati a salire così velocemente nonostante il perdurare di un altrettanto alto livello di disoccupazione. Forse sarà l’inflazione che la FED dice che non c’è!
Come al solito una tabella è più chiara di mille chiacchiere.

Questa tabella è eccezionale, davvero. Lasciamo perdere le revisioni ovviamente tutte a ribasso, e concentriamoci sulla magia che vede continuamente aumentare i salari pagati nonostante anche a novembre l’economia americana abbia perso 173 mila posti di lavoro ( ultima riga ). Ma la cosa incredibile è come, rispetto ad un anno fa, i 507 mila impieghi in più creati ( tutti compresi, non solo nonfarm ) abbiamo apportato alle entrate da lavoro aggregate la bellezza di 258 miliardi di dollari ( seconda riga ) o, se preferite, 202 miliardi considerando solo i salari e le buste paga. Ora, facendo due conti due, si deduce che ogni posto di lavoro creato ha contribuito per 400 mila dollari ciascuno solo in termini di salari! E questi 500 mila top manager si sono pure distribuiti i 100 mila dollari che per ognuno di essi le aziende e il governo hanno messo loro disposizione tramite benefit e assicurazioni sanitarie. Pazzesco. No certo, l’alternativa valida è quella di cui sopra, per cui i salari sono aumentati indiscriminatamente, vista la scarsità di manodopera nel paese. Ancora più incredibile la situazione appare se si considera che nel momento di massima occupazione, quando nel marzo 2007 c’erano 146.368 milioni di americani al lavoro, le aziende sborsavano per essi 7811 miliardi di dollari. Da 53365 dollari l’anno, la busta paga media è passata a 58294 dollari! Ci vorrebbe una crisi ogni 2 mesi! Un incremento di qualcosa come il 3.rotti% l’anno… proprio nel mezzo della crisi perfetta. No veramente… favoloso. I dati sono BLS e Census, poi analizzateveli come volete voi, ma questi sono oggettivi.
Naturalmente gli incrementi non sono finiti qui; un po’ tutti hanno logicamente approfittato della crisi per accrescere le proprie entrate, ma questo lo potete facilmente vedere scorrendo la tabella, ponendo particolare attenzione sui 2326 miliardi di dollari, in perenne aumento, di trasferimenti dal governo verso i cittadini. Ah, qualcuno mi può dire come sia possibile tradurre esattamente la voce presente nella linea 10?

Prima di passare oltre, vi invito infine a osservare attentamente la linea 11, cioè le entrate degli americani derivanti dal possesso di asset finanziari o partecipazioni azionarie. Questa voce il mese scorso ha rappresentato il 15% di tutte le entrate degli americani. ma ovviamente non è sempre stato così. Nel 2008, la medesima percentuale indicava che il 18% circa delle entrate provenivano dagli asset finanziari, . Evidentemente, la politica della FED di appiattire i tassi di interesse ha giocato un ruolo fondamentale nel contenere questa contributi, sfavorendo gli investitori. Ovviamente tutto questo rappresenta una sorta di legge di mercato, per la quale quando le cose vanno globalmente male, vanno male per tutti. Purtroppo però le considerazioni non si dovrebbero fermare a questa costatazione, e dopo vedremo meglio le implicazioni.

Spese per i consumi personali.

Anche per quanto concerne i consumi personali, l’economia americana sembra indirizzata sulla corretta strada: aumentano i consumi, aumentano le spese per beni durevoli e non durevoli, aumentano le spese per i servizi, aumentano i risparmi gli stipendi e i disoccupati!
Comunque il grafico sotto parla chiaro.

Da questa crisi le famiglie americane sarebbero uscite decisamente più forti di prima. Nonostante il credito al consumo sia decresciuto notevolmente, escluso se vi ricordate quello “dedicato all’istruzione”, le spese per i consumi sono cresciute del 5.6% in un solo anno, in barba alle ancora assolutamente sfavorevoli condizioni dell’occupazione. Ma non solo. Il risparmio ora viaggia su ritmi circa 2.5 volte superiori a quelli medi registrati durante il primo lustro del XXI secolo, sostenuto oltre che dallo spettacolare aumento dei salari, anche dall’altrettanto straordinaria riduzione delle imposte ( voluta da Bush e poi confermata da Obama ) che ha fatto risparmiare alle famiglie più abbienti la bellezza di 300 miliardi di dollari prendendo come punto di riferimento il 2007. Infine, a mantenere alti i consumi, va considerato l’effetto “sostituzione”. L’abbattimento dei tassi di interesse e con ogni probabilità le inadempienze sul credito revolving e non revolving, ha di fatto consentito agli americani di ridurre sensibilmente le spese per sostenere gli interessi sui loro debiti, mettendo nuovamente le famiglie nelle condizioni di riattivare i loro personali consumi e rinvigorire i loro risparmi. E questo lo si deduce chiaramente anche dal fatto che tra il 2007 e il 2010, dai 280 miliardi di dollari che annualmente le famiglie destinavano al pagamento di interessi (sempre secondo i dati del Census) si è passati al minimo del mese scorso a 196 miliardi. 80 miliardi risparmiati. Attenzione che questi ultimi dati non includono gli interessi sui mutui residenziali, ma essi ad ogni diritto partecipano a rendere valido il ragionamento appena esposto. Grazie a Dio, nessuno ci ha perso nulla… oppure è tutto ben nascosto. Per i più curiosi che si chiedessero a quanto ammontino gli interessi pagati per i mutui residenziali, per ora vi basti sapere che dai 592 miliardi pagati nel 2007 essi sono leggermente calati raggiungendo i 572 miliardi del 2009, mentre ancora non sono disponibili ( o non so dove trovarli ) i dati del 2010, ma sono abbastanza propenso a pensare ad una contrazione più importante. E come potete ben immaginare, anche questi dati mi lasciano parecchio perplesso: da un lato, ad esempio, la Mortgage Banksters Association ha visto in 3 anni la riduzione di oltre il 50% nel volume di mutui concessi, mentre il tasso di interesse per un mutuo convenzionale a 30 anni è sceso dal 6.rotti% al 4.rotti%. Parallelamente il tasso di inadempienza grave indicato ad esempio da Freddie Mac è passato da circa lo 0.5% ad oltre il 3.7%. In tutto questo, il totale degli interessi pagati per i mutui sarebbe sceso di 20 miliardi… vabbe, me ne sto buono e aspetto i dati del 2010!

Concludo questa sezione del post con un rapido sunto dell’articolo stesso e del 2010 rispetto all’inizio della crisi. La grande crisi ha portato:

1. salari medi in fortissimo aumento ( 10% in tre anni )
2. risparmi in fortissimo aumento ( 250% in tre anni )
3. consumi in aumento smodato ( 550 miliardi in tre anni )
4. tasse in fortissima riduzione ( 300 miliardi in tre anni )
5. livello di occupazione in riduzione mai vista a memoria d’uomo( -7.6 milioni di lavoratori in 3 anni)
6. credito al consumo in modesta riduzione ( -120 miliardi in 3 anni )
7. compravendite di case esistenti in diminuzione ( -7.2% in 3 anni ) nonostante
8. richieste di mutui in contrazione smisurata ( -58% in 3 anni, dati MBS )
9. vendite di case nuove in fortissima riduzione ( -54.8% in 3 anni )
10. esplosione dei food stamp ( +16.5 milioni dal gennaio 2008 al settembre 2010, +54.6% )
11. debito pubblico fuori controllo (9007.653 miliardi di dollari a ottobre 2007, 13900 quando pubblicherò questo post: + 5000 miliardi circa, +53% in 3 anni e un paio di mesi, tutto piazzato… )
12. bonus Wall Street (+450 miliardi ??? più o meno in 3 anni )
13. S&P, lo sappiamo tutti!

Ora signore e signori e masterizzati in economia, vorrei invitare ciascuno di voi ad esporre un’idea coerente su come far convivere tutta questa serie di dati. Ma secondo me la risposta sta nel punto 11 dell’elenco. Questo amici miei non è il sogno americano, questo è il paese delle fiabe!

La distribuzione della ricchezza

Qualche giorno fa un report di Bankitalia Spa ha ricordato agli italiani come sia mal distribuita la ricchezza tra le famiglie che abitano la penisola del sole cuore amore. In aumento di qualcosa come l’1.3% secondo le TV di proprietà del governo e in diminuzione del 0.3% secondo quelle delle casta, risulta comunque evidente che la famiglia italiana è mediamente ricca: 350 mila euro di ricchezza netta per famiglia. Apro una piccola parentesi non politica. Ci sarebbe molto da ironizzare a proposito di questa situazione anomala, per la quale il capo del governo è proprietario di uno dei principali gruppi del paese mentre, come accade spesso nelle democrazie più sviluppate della nostra, normalmente sono i principali gruppi del paese ad essere i proprietari dal capo del governo… in fondo non cambia nulla, ma qui almeno la situazione è più facile, nel senso che incazzarsi con l’uno equivale ad incazzarsi con l’altro!! Chiusa la piccola parentesi non politica.

Tornando al report di Bankitalia Spa, andando avanti a leggerlo, purtroppo a uno gli tocca pure venire a conoscenza che il 45% di tutta la ricchezza nazionale è in mano al 10% delle famiglie più ricche, mentre il resto della ricchezza, identificabile in lenticchie, ceci, bettole e mutui, vada spartita tra le rimanenti 90% delle famiglie. Fortunatamente è invece decresciuto il valore dei mutui per l’acquisto di una casa: dal 5% di incremento rispetto al 2008, il 2009 ha visto una riduzione al 2%. Sapete, a me le bolle piace evitarle piuttosto che farle scoppiare… .
In ogni caso, se pensate che una simile distribuzione di ricchezza non sia esattamente equa, aspettate a giudicare. Nella grande Germania, paese dal basso debito pubblico, dall’alto debito privato e dalla smisurata leva finanziaria, nel 2007 il 10% delle famiglie più ricche deteneva la stratosferica percentuale del 61.1% di tutta la ricchezza nazionale. Nel 2005 la stessa percentuale valeva 57.9. Se qualcuno ha i dati aggiornati li posti pure.

In Francia le cose sembrano andare invece meglio: socialisti!! Ma come al solito, a me piace parlare degli States. Le ragioni sono le solite: immediatezza nel recuperare i dati ( almeno alcuni ), e soprattutto gli USA rimangono la prima potenza economica mondiale e ogni significativo mutamento nella loro struttura sociale può ben essere inteso come anticipatore rispetto ai trend globali. In realtà ho avuto alquante difficoltà a reperire i dati, visto che questo tipo di censimento non lo fanno molto spesso. In ogni caso, per lo più farò riferimento ai dati del Census aggiornati alcuni al 2006 ( potete trovarli qui e qui ) e ai dati forniti dalla FED, di cui potrete trovare un eccellente sunto qui ( aggiornati 2007).

Tanto per iniziare, vi propongo subito la suddivisione delle entrate da lavoro secondo fasce di reddito nel 2006. Spero vi risulti chiaro che l’importante in questo tipo di statistiche non è conoscere l’ultimo dato disponibile, ma comprendere il trend in atto e soprattutto intuirne le ragioni.

Il primo grafico è piuttosto intuitivo, e aggrega per fasce di reddito le entrate da lavoro ( + benefit + assicurazioni sanitarie + etc… ) delle famiglie americane. Badate che parliamo di famiglie, non di singoli lavoratori: se in una famiglia ci fossero 3 lavoratori e ognuno dei quali guadagnasse 30 mila dollari l’uno, allora quel nucleo famigliare finirebbe nella fascia compresa tra i 90 mila e il 92.5 mila.

Il 19% delle famiglie americane aveva nel 2006 entrate da lavoro superiori ai 100 mila dollari, spartendosi il 49.2% di tutto il reddito da lavoro nazionale. Le rimanenti 81% delle famiglie si distribuivano il rimanete. Nel secondo grafico ho ancora riportato il reddito aggregato in funzione delle fasce, ma specificando in ascissa il numero che indica la percentuale delle famiglie appartenenti a quella specifica fascia rispetto al totale dei nuclei famigliari. 1.93% delle famigli si spartisce quasi un settimo di tutte le entrate da lavoro, pari a circa 1000 miliardi di dollari. Nell’ultimo grafico ho riportato il reddito medio da lavoro ( in dollari ) per ogni fascia, specificando in ascissa il numero di nuclei famigliari che compongono quella specifica fascia. In questo modo potrete combinare i dati come meglio preferite, scoprendo ad esempio che a contendersi quei mille miliardi sono 2.240 milioni di famiglie.

Supponendo ora di suddividere l’insieme delle famiglie americane in 5 fasce più una che rappresenta il 5% delle famiglie più ricche, è immediato notare come la percentuale di persone che in una famiglia portano a casa un reddito da lavoro aumenta all’aumentare della fascia di reddito. Un simile comportamento è ovviamente più che naturale. Ad esempio, nella quinta fascia, il 75.9% delle famiglie ha almeno due persone che contribuiscono a formare il reddito per quella famiglia. Ancora, il 6.8% delle famiglie di questa fascia ha in casa quattro salariati. Impressionante che il 57.9% delle famiglie nella fascia più bassa non mostri nemmeno un salariato o un “busta-pagato”.

Bene, questa è solo una piccola introduzione tanto per avviarvi al mondo delle disparità.

Come probabilmente avrete capito, un’altra grande fetta delle entrate degli americani dipende anche dal possesso e dal rendimento degli asset finanziari e non. Al fine di capire quindi come siano poi suddivise le entrare complessive è utile individuare come sia distribuita la ricchezza complessiva.

Per fare questo ci viene immediatamente in aiuto il Census, dal quale, pigliando i dati un po’ di qui un po’ di li, ci fa sapere che la ricchezza netta in USA è così distribuita:

Guardate che “spettacolo”.

Ciascuna barra indica, per quell’anno, la percentuale di ricchezza detenuta complessivamente dalla fascia di ricchezza scritta in ascissa. Nella ricchezza netta viene sì computato anche il valore delle case di proprietà, ma anche il mutuo acceso per comprarsela. E vi ricordo che il picco dei prezzi nel mercato immobiliare si è avuto solo un anno e poco più dopo la pubblicazione di questi dati, pertanto ancora non compaiono gli effetti devastanti della mini grande crisi. E ancora in giro si sentono dei geni sostenere che il debito fa bene… sì sì, fa bene al creditore! Da sole, le prime 3 classi possedevano il 45% della ricchezza, ma sono pronto a scommettere che i prossimi dati dimostreranno che esse hanno abbondantemente superato il 55%. In ogni caso, da questi dati appare chiaro che generalmente la casa comprata con un mutuo non si trasforma in ricchezza per la famiglia. Il peso del mutuo e la possibilità di non aver individuato l’istante migliore per l’acquisto della residenza, può tradursi in una perdita netta relativa ( e non solo relativa ) per la ricchezza della famiglia. E questo sembra essere quello che stava per accadere dal 2006 in poi, quando i prezzi delle case hanno cominciato la loro lunga correzione. Aggiungo, per chi non lo sapesse che la percentuale di famiglie proprietarie della propria casa è la seguente:

Visto quindi l’incredibile aumento nel valore degli immobili che ha interessato gli anni prima del 2006, e visto l’incremento nel tasso di proprietà della casa, è logico pensare che buona parte delle famiglie che nell’ultimo decennio hanno acquistato casa con un mutuo stiano perdendo ricchezza, accumulata invece da quelle che la casa se l’erano comprata senza ricorrere al debito oppure avevano già terminato di pagarla.

In ogni caso, per approfondire ulteriormente il ragionamento, vi propongo una serie di grafici tratti direttamente dal sito della FED. In essi, si è divisa la popolazione statunitense in percentili. Per ognuno di essi viene poi calcolata la quantità di ricchezza posseduta, in miliardi di dollari del 2007. Per comodità rappresentativa riporterò, come fa la FED, le quantità aggregate per 5 fasce. La prima sarà quella dei servitori della gleba, coloro che rappresentano il 50% della popolazione. La seconda fascia aggrega la popolazione tra il 50% e il 90% più miseramente benestante, seguiranno poi il 5% benestante , il 4% dei ricchi ( che amichevolmente chiamerò vassalli ) ed infine l’1% dei patrizi. I dati interessano il periodo tra il 1989 e il  2007, quindi sono ancora esenti dalle conseguenza della mini grande crisi del 2008-2009.

I servi della gleba

Eccoli qui in tutto il loro splendore: 1612 mila miliardi di dollari di ricchezza netta aggregata su 64597 mila miliardi del totale: il 2.5%. Ricchezza 3 volte inferiore ai beni detenuti, sui quali gravavano nel 2007 3000 miliardi di debiti. Ora che il prezzo delle case è crollato di una percentuale compresa tra il 20% e il 70%, probabilmente per loro si dovranno registrare solo ricchezze negative: l’ammontare dei debiti sarà con ogni probabilità pari se non superiore all’ammontare del valore dei loro asset, dato per il 67% circa dal valore residuo della loro casa.

È molto interessante notare anche come siano cambiate le loro dinamiche di indebitamento nel corso degli ultimi 20 anni. Mentre fino al 2001 la loro leva era ampiamente inferiore all’unità ( rapporto debito/entrate inferiore di uno ), già tre anni dopo il debito aggregato rispetto alle entrate aggregate aveva preso il volo. Nel 2007, tale rapporto era al 137%. Vi ricordo che questi dati sono aggregati! Mediamente, il 50% delle famiglie, aveva nel 2007 impegni per 1.37 volte i loro guadagni.

Ma il debito fa bene, dicono… , soprattutto se genera bolle, aggiungo io! Allora fa … meglio!

Gli asset finanziari sono praticamente assenti, ammontando a circa 706 miliardi di dollari, perlopiù impiegati in improbabili piani pensionistici (338 miliardi) o lasciati liquidi ( 183 miliardi ). 201 sono i miliardi di dollari direttamente o indirettamente investiti in azioni, considerando anche quelli facente parti di alcuni piani di accumulo. Pure la loro vita vale poco, essendo essa assicurata per 54 miliardi. Il valore delle loro baracche valeva, sempre nel 2007 ( non lo ripeterò più ) 3047 miliardi, quanto i loro debiti…! Mi scuso, per le definizioni che userò, con chiunque si sentisse offeso. Esprimo la mia indignazione per quanto sta accadendo ricorrendo all’unica arma che so usare: l’ironia.

I miseri

Essi rappresentato la popolazione compresa tra il 50% e il 90% in ordine di “ricchezza”.

Nonostante il nome che ho loro appioppato, qui le cose vanno decisamente meglio. Ricchezza netta pari a 16795 miliardi di dollari ( 26% del totale ) e debiti relativamente contenuti fanno di questa classe la reale classe media americana. Gli asset finanziari ammontano a 6451 miliardi di dollari, 900 dei quali mantenuti liquidi e quasi 3300 investiti in fondi pensione. 2682 circa sono i miliardi investiti direttamente o indirettamente in azioni, fondi o piani vari, ed è molto significativo notare come tra il 2001 e il 2007, nonostante il bbbbbooooooom delle borse indotto dalla grande piccola bolla, praticamente non c’hanno guadagnato nulla. NULLA! Anzi, se si suppone pure che durante quel periodo molti dei miseri hanno immesso soldi in fondi o direttamente nel mercato, l’unica possibilità è che se li siano bruciati. Ma noi lo sappiamo bene… l’altro modo per appellarsi a questa gente è “parco buoi”. La casa per i miseri rimane ancora la principale fonte di ricchezza ( chissà ora… ) ma si deve notare che sono presenti circa 3000 miliardi di altri beni quali le macchine, le televisioni, i camper, le barche gli aerei e gli elicotteri… e 1700 miliardi in investimenti immobiliari che non siano la casa principale . Anche per essi, come per i servi della gleba, il 2001 è stato l’anno della svolta: la leva ha ampiamente superato l’unità, e differentemente che per i primi, i miseri hanno contratto debiti superiori al loro stipendio anche per l’acquisto della casa, mentre in generale per i più poveri la casa costa mene di un anno di entrate ( questi probabilmente di indebitano per vivere… ). Gli stipendi ( le entrate ) aggregati forniscono loro 3552 miliardi di dollari l’anno.

I benestanti.

Rappresentano circa il 5% della popolazione quelli che secondo la mia tristemente ironica catalogazione fanno parte di questa classe sociale. Essi detengono 7157 miliardi di dollari in asset ( vi ricordo che sono il 5% della popolazione, non il 40%… ) e i loro stipendi aggregati ammontano a 810 miliardi di dollari, circa il doppio, in proporzione, rispetto ai miseri.

Tuttavia, anche per loro la leva del debito ha ormai superato l’unità, il che significa che complessivamente sono indebitati per circa 865 miliardi di dollari. Qualcosa come il 70% dei loro debiti è garantito dalla casa di proprietà, il cui valore tuttavia è nettamente superiore del mutuo residuo. Questo era vero anche per i miseri, mentre in generale lo era poco per i servi della gleba.

Gli asset finanziari per i benestanti cominciano ad avere un certo peso, particolarmente dopo al 1995, quando hanno raggiunto circa il 50% del valore della ricchezza netta. Poca liquidità aggregata, pari a 320 miliardi circa, 1508 miliardi investiti in piani pensione, circa 1700 miliardi accomodati in azionario direttamente o indirettamente, hanno fatto di questa classe la prima beneficiaria dell’espansione avvenuta dopo il 2001. Nella loro residenza principale hanno investito 2651 miliardi di dollari, mentre il valore dei rimanenti asset immobiliari si aggira attorno ai 1100 miliardi di dollari. Infine per essi comincia ad essere pesantemente rilevante anche il valore dei loro asset intesi come mezzi di lavoro ( ad esempio i proprietari terrieri che sono anche agricoltori, o i proprietari di aziende a carattere famigliare e non, etc). 823 miliardi, più o meno 1/9 del totale, sono i miliardi di dollari che questo tipo di bene vale.

Questa rappresenta davvero la classe agiata statunitense, pari al 5% del totale.

I vassalli.

Con un po’ di soggezione e timore mi appresto a svelare le ricchezze della prima classe sociale davvero ricca.

Pochi debiti, pari 1542.3 miliardi di dollari per i 2/3 garantiti dalla casa di proprietà e per 1/6 da altri investimenti immobiliari, entrate per 1624 miliardi, investimenti diretti o indiretti in azioni per 4173 miliardi, asset complessivi per 18712 miliardi di dollari! Questi sono i numeri del 4% tra i più ricchi! I loro investimenti immobiliari complessivamente raggiungono i 7300 miliardi di dollari, dei quali 4353 sono quelli che indicano il valore della loro casa principale. 3792 miliardi valgono i beni “di produzione”, comprese le partecipazioni azionarie non pubbliche. 243 miliardi sono buttati in macchine televisioni elicotteri e Citation X, mentre i loro piani di accumulo o pensionistici valgono 2490 miliardi di dollari. La loro liquidità ammonta a 740 miliardi, mentre significative sono i possedimenti diretti di bond, per 334 miliardi di dollari. Questi sono davvero i principi dell’impero, ma fidatevi di me… rispetto ai prossimi essi sono ancora poveri!

I patrizi.

E finalmente l’apoteosi. Per fortuna direte voi… pensate io che sta pappardella l’ho scritta… e che mi sono pure cercato e processato i dati!!

I semidei dell’impero, l’1% dei più ricchi ( ci sarebbe da fare altre distinzioni ma lascio perdere, c’è già Forbes ) coloro ai quali va tutto! Ma proprio tutto!

Immediatamente si notano i debiti praticamente inesistenti rispetto al valore complessivo dei loro possedimenti. Per essi la leva non esiste, semplicemente comprano quello che vogliono e lo pagano in contanti, compreso il presidente degli Stati Uniti. Il valore delle loro case principali è di poco superiore a quanto entra loro in un anno, e si “ferma” a 2265 miliardi di dollari, ma complessivamente le partecipazioni in investimenti immobiliari giungono alla cifra di 2600 miliardi di dollari ( 1/5 del valore delle case del 40% di tutta la popolazione, sommato! ). I 600 miliardi di dollari di debiti (sono i debiti che permettono ai figli di fare per insegnar loro il valore del denaro ) sono pagabili in 4 mesi e mezzo di entrate: 1603 miliardi; 9335 miliardi è il valore dei loro possedimenti in mezzi di produzione, aziende proprie, terreni di fattorie proprie etc etc etc! 14373 in totale sono i miliardi in asset non finanziari, mentre 8090 sono quelli finanziari, suddivisi in 646 miliardi di liquidità, 5000 miliardi in investimenti diretti o indiretti in azioni, fondi pensioni o piani di accumulo per 1295 miliardi ( chissà che se ne fanno?? ), 670 miliardi direttamente posseduti in bond. Insomma, questi fanno davvero paura!

Finalmente la conclusione.

Quella sopra è la distribuzione della ricchezza netta. Il 10% dei più ricchi detiene il 71.5% di tutta la ricchezza. Il 72% degli asset finanziari sono direttamente in mano loro, 88% del denaro nei fondi comuni, negli hedge funds e nei fondi in generale sono denaro di loro, stessa cosa per il 60% del denaro in piani pensionistici o di accumulo o un qualsiasi altro piano, il 79% di tutte le azioni sono direttamente o indirettamente controllate da loro, il 77% del valore di tutti i beni immobili ( escluse le residenze principali ) è sempre annoverabile tra i loro possedimenti, così come il 98% dei bond direttamente posseduti. Sarebbe anche interessante sapere esattamente quanto entra loro solo dal flussi di interessi pagati da chi invece i debiti li contrae… ma questa storia forse è meglio non raccontarla…!

Tuttavia è chiaro che qualcosa non va; forse è la statistica che mente, o è il sistema che in qualche modo è instabile e invece che tendere verso l’uguaglianza sta amplificando sempre più violentemente le differenze di classe. La proprietà privata da un diritto è diventata il mezzo per la “conquista del pianeta”. Il capitalismo lo sapeva bene, ed è molto più saggio di qualunque banchiere centrale o di qualsiasi politicante populista, ed è per questo che il capitalismo in sé contiene oltre al problema la soluzione. Il capitalismo avrebbe fatto da tempo rientrare questa follia permettendo una serie di fallimenti a raffica, in cui avrebbero percentualmente pagato il prezzo più alto proprio gli appartenenti alla moderna classe patrizia. La distruzione conseguente ai fallimenti degli obblighi, avrebbe rimescolato le carte, e se è vero che le ripercussioni sarebbero state assolutamente drammatiche è anche vero che sarebbero state anche infinitamente più democratiche e soprattutto benefiche. La politica messa in atto dalle nostre banche centrali per assecondare, come dimostrato, la follia di un manipolo di uomini, non ha fatto altro che garantire l’impunità a tutti coloro che hanno profondamente sbagliato, a tutti coloro che, già estremamente ricchi, non hanno aspettato di arricchirsi ulteriormente in maniera “naturale” con il normale svilupparsi della società e della collettività.

Al contrario, gli investimenti in asset rischiosi ( non mi riferisco solo ai derivati o strumenti finanziari particolari, ma anche al prestare centinaia di migliaia di dollari a gente che guadagna 1000 dollari al mese ) dovevano necessariamente essere puniti. E così non è stato. I leader del mondo occidentale hanno evocato i fantasmi del crollo dell’economia mondiale, hanno coniato termini come “too big to fail” per farci credere che tutto il loro operato fosse per il nostro bene. È evidente dai numeri che quello non era neanche il 20% del nostro bene.

Ricordo quando Bernanke e compagnia cantante parlavano di “fondi pensioni” di “futuro del popolo americano”… mi chiedo ora di che diavolo stessero parlando, se praticamente è tutto in mano al 10% della popolazione! Oppure che ne so… chi compra e chi vende sul mercato? Ditemelo voi, chi vende e chi compre, visto che 78% delle azioni sono in mano ai quattro soliti noti… ditemelo voi. E quando vi indebitate? A chi vanno i soldi? Sempre a quel 5%, 10%! Siamo sempre li, si lavora per loro, si dipende da loro, si comprano i loro prodotti. E sono diventati impunibili! La nostra ricchezza è solo un danno collaterale, per loro. Non crediate che sia un problema di “moral hazard” o un problema ideologico. A me piace la ricchezza e non ho nulla contro i ricchi… anzi… .

Il problema è che il sistema è stato manomesso, e i numeri sono lì a dimostrarlo. L’alternativa ai fallimenti, qual è? Se i “troppo grandi” non possono fallire nemmeno se sbagliano così pesantemente, per incapacità o per avidità non importa, se l’unico modo per arginare il potere e la ricchezza di pochissimi viene “istituzionalmente” eliminato, quale sarà il destino di tutto il resto della gente? Davvero crediamo che tutto questo non avrà conseguenze? Dovremmo davvero accettare l’idea che per quanto noi possiamo evolverci, per quanto la tecnologia possa migliorare le nostre vite, per quanto ciascuno di noi possa costruire per se e per i propri figli un futuro migliore, per quanto tutto saremo comunque sempre condannati a vivere per pagare, ad esempio, interessi agli altri, sia perché detengono direttamente i nostri debiti sia per il fatto che detengono i debiti del nostro stato? Davvero possiamo pensare che da tutto questo possa uscire qualcosa di buono per il futuro, e con futuro non intendo i prossimi 10 o 20 anni? Pensiamoci su, e pensiamoci su bene stavolta!

Mattacchiuz.

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21 commenti Commenta
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 11:39

Capolavoro. 😳 😉

amensa
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 11:48

Mattacchiuz, dirti che sei grande è sminuirti….
hai fatto un lavoro eccezionale, però confessa, che ti ho stimolato io con i miei commenti ….
per quanto riguarda la prima tabella ch etrovi assolutamente incongruente, occorrerebbe sapere se tali dati li hanno ricavati per campionatura….
così fosse si spiegherrebbe facilmente con la scelta del “campione”….
basta guardare solo nel posto giusto e trovi tutto quel che puoi voler dimostrare !! (e non parlo di te, ma di chi raccoglie i dati).
grazie per questo regalo di fine anno, quoto le tue conclusioni, benchè vorrei ricordarti una piccola grande verità, ovvero che la ricchezza è relativa, e non possono esistere ricchi, senza che esisteno specularmente dei poveri, e questo solo in base alla definizione di ricchezza:
“tutto quanto nella disponibilità di chi ce l’ha, che sia desiderato da chi non ha tale disponibilità ed è disposto a dare qualcosa di suo per conquistarla”.
grazie ancora e buon anno (se possibile)
andrea

mattacchiuz
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 12:08

amensa@finanza: però confessa, che ti ho stimolato io con i miei commenti ….

🙂 neanche sotto tortura!! 🙂

amensa@finanza: basta guardare solo nel posto giusto e trovi tutto quel che puoi voler dimostrare !! (e non parlo di te, ma di chi raccoglie i dati).

è anche un pò l’idea che mi sono fatto io… certi dati davvero mi lasciano perplesso. saranno pure veri, ma qualcosa proprio non torna. l’artificialità di questa “ripresa” economica mi pare davvero instabile. ovviamente il tempo che passa gioca a favore, e il tempo che resta rema contro. vedremo se la scommessa sarà vinta o se l’all in invece sarà disastroso.

amensa@finanza: ovvero che la ricchezza è relativa, e non possono esistere ricchi, senza che esisteno specularmente dei poveri, e questo solo in base alla definizione di ricchezza:

amico mio, io non penso così. ricchezza e povertà non sono definizioni, sono conseguenze. sone le conseguenza ad essere definite ricchezza o pevertà. Esse sono il prodotto del sistema, e seppur esistono da sempre, rimangono un prodotto. poi se vuoi possiamo sta qui a discutere se possa esistere un sistema diverso, che produca conseguenze diverse che magari definiremo “uguaglianza” o “benessere per tutti”. ma ne parleremo ancora in futuro, non preoccuparti! 🙂

buon anno anche a te e alla family.. io di mio stasera mi bevo una bottoglia intera di raki… e domani i numeri gli sparo io!

nervifrank
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 12:13

Articolo memorabile.

Altro che destinazione- frigo, questo lavoro me lo stampo, lo ritaglio e lo incornicio.

Splendida la vignetta iniziale “disuguaglianza”.

amensa
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 13:07

mattacchiuz,

figurati se non mi farebbe ultrapiacere discutere con te, e vedrai che con gennaio troveremo l’occasione per farlo.
una richiesta, se possibile.
è la seconda volta che rileggo il tuo capolavoro, e mi sono accorto che molti dati delle tabelle sono illeggibili. non è ch e si può fare un link ad una loro estensione ?
grazie ancora e buon tutto!!

amensa
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 13:33

mattacchiuz,

grazie, grazie, grazie….
andrea

paolo41
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 14:25

mattacchiuz,

…. stasera no… l’ho promesso alla mia “vecchietta”:sto lontano dal computer….. ma hai fatto di tutto per costringermi a passare domani ( primo dell’anno) a rileggere due volte e attentamente il tuo articolo…. sai come si dice: ciò che fai ad inizio d’anno lo fai tutto l’anno…
Comunque…. grazie, è veramente tosto…. complimenti e un felice 2011… a tutti…

Scritto il 31 Dicembre 2010 at 14:33

…dimenticavo… non so se avete notato l’immagine in apertura di articolo “dinamica”… :mrgreen:

ottofranz
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 17:44

L’ ho letto solo a metà perchè non ce la faccio(Riprenderò più tardi)…ma mi viene in mente solo una cosa …COME FAI ?

Grandissimo !

Va beh, dai ti concediamo un giorno di riposo …amzi due !!! Tutto sommato te li meriti 😀

Buon Tutto !!!
PS Stanotte strage di galline, la volpe ha festeggiato in anticipo ! 👿

idleproc
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 18:30

Ti risparmio i complimenti…
Se stiamo di fronte ad una piattaforma di trading, se abbiamo la responsabilità della conduzione di un’impresa, se siamo un lavoratore che cerca un rapporto di lavoro che lo compensi adeguatamente, il meccanismo di cui siamo schiavi a al quale non possiamo sfuggire è sempre lo stesso: massimizzare i profitti, ridurre o azzerare le perdite e capitalizzare per i futuri investimenti.
In linea teorica chiunque può riscattarsi e tutti dovremmo costantemente migliorare le nostre condizioni di vita ma c’è chi a questo gioco di società bara ed oggi è più evidente e spettacolare.
Le regole di mercato direbbero: hai sbagliato investimenti? hai speculato in modo azzardato per fare soprapprofitti? Hai spostato tutto il capitale nella finanza smettendo di occuparti della produzione pensando di essere furbo e guadagnare di più? Sei in sovrapproduzione?, ora paghi.
Come tutti noi, quando sbagliamo a fare previsioni di PMI, finanziarie o personali.
Invece è a noi che viene presentato il conto tutto intero.
Bello giocare ad un gioco in cui non si perde mai, forse un pò noioso ma ci metteremmo tutti la firma.
Non sanno come uscire da questa crisi industriale-finanziaria.
Sperano che i vecchi motori dello sviluppo vengano sostituiti da nuovi e che lavorando tutti insieme come dei pazzi daremo valore a ciò che ora è spazzatura.
E’ solo una scommessa su motori che non si sa ancor quali saranno: anche quella del “risparmio energetico” è troppo parziale anche se interessante a livello di razionalizzazione dei costi di produzione e naturali.
L’augurio sincero che mi faccio e faccio a tutti voi è che non venga imboccata la strada “tradizionale” e “storica” per uscire da questa crisi.
Ribadisco il grande piacere che ho nel leggere le vostre elaborazioni ed i vostri commenti.
Io ho la fissa del “tasso di utilizzo degli impianti” come parametro per la comprensione di come va l’economia di base… sono fuori da molti anni sulle questioni economiche generali… e sto “rientrando”… Se trovo un pò di dati ve li posto.
Un buon rovescio su lungolinea a tutti, quasi millimetrico, tale da rispedire la palla ai bari e che ci resti. 😛 Buona Fine Anno.

ottofranz
Scritto il 31 Dicembre 2010 at 21:32

riletto con calma. Metabolizzato e metabolizzando. Naturalmente già inserito nel mio personalissimo archivio. Stavo pensando ad una parola che rendesse giustizia al tuo lavoro, e vedo che già Mister Mensa ci ha pensato. Quindi mi associo .
G R A Z I E

aurifex
Scritto il 1 Gennaio 2011 at 03:39

Memorabile articolo,COMPLIMENTI MATTA!Non vedo l’ora di leggere un tuo articolo con il seguito di questo,perchè gli argomenti sono estremamente interessanti! 😀

paolo41
Scritto il 1 Gennaio 2011 at 12:53

mattacchiuz,

Il tuo articolo ci riporta ad una cruda realtà, che siamo portati a dimenticare perchè presi dalla routine della vita: da che mondo è mondo il potere e le ricchezze sono sempre state nelle mani di pochi e la massa si è sempre contesa le briciole e qualcuno, in questa massa, è più contento e soddisfatto se riesce a prendere qualche briciola in più degli altri. Ma sono sempre ..briciole…
“Panem et circenses” dicevano i patrizi romani….
Altra triste osservazione è che i contrasti fra poteri economici hanno sempre avuto, come conseguenza, scontri bellici; viene comodo mascherare certe fasi storiche anche con il fanatismo di alcuni popoli, ma dietro tale maschera ci sono sempre stati interessi e/o contrasti economici.
Voglio dire quando il controllo del potere comincia a vacillare e la situazione sociale diventa difficilmente controllabile, la “scappatoia” è stata, spesso, quella di deviare “il problema” su un conflitto bellico.
Dobbiamo augurarci, tutti, che prevalga il buon senso e si riescano a identificare soluzioni alle attuali sperequazioni sociali e geopolitiche, anche se ho l’impressione che la situazione sia, ogni giorni, sempre più complicata.
Forse ha ragione Idleproc quando dice che le soluzioni economiche e finanziarie tradizionali non sono più valide o comunque hanno perso di efficacia, ma, in questo momento,… non ne esistono altre…. e non si intravede neanche all’orizzonte qualche breakthrough che possa apportatare cambiamenti allo scenario.

idleproc
Scritto il 1 Gennaio 2011 at 14:09

paolo41,
Dalla “crisi” si uscirà sicuramente, sono tutt’altro che un catastrofista e in quanto a modelli “da tavolino e intellettualistici”… credo che ne abbiamo già visti troppi di disastri nel ‘900.
Conto molto sulle nostre capacità di trovare nuove risposte e soluzioni ai problemi.
Ciò che mi preme osservare è che “di solito” se ne esce con grandi distruzioni di “capitale fisso” e mobile e con l’allargamento violento dei mercati.
Ritengo che siamo stati succubi di una globalizzazione finanziaria e dei mercati rapida e mal gestita in quanto effettuata da organismi finanziari e “politici” fuori dal controllo democratico.
Ciò, a mio giudizio, ha anche determinato in alcune aree geografiche un rigetto economico e culturale con forme violente.
Credo, pensando a “casa nostra”, che dobbiamo evitare che una grande massa di risorse frutto del lavoro di generazioni, finiscano nel buco nero dei “salvataggi” e dei sovrapprofitti globali garantiti.
Sono risorse che ci servono per sviluppare ricerca, investimenti, lavoro e reddito nel nostro paese.
La finanza è uno dei motori dello sviluppo ma guardo con interesse a quello di una finanza italiana che supporti lo sviluppo e la competitività italiana.
Poi se si presenteranno nuove soluzioni… bhé ne discuteremo.
Buon anno a tutti… io me la sono passata… spero anche voi.

amensa
Scritto il 1 Gennaio 2011 at 14:23

paolo41,

mi hai quasi tolto le parole dalla …. tastiera !
io, con gli auguri, scenderei anch eun po’ più nel dettaglio, nello specifico.
mascherare interessi di bottega con alti ideali, paroloni altisonanti come giustizia, patria, ecc… è sempre stata l’arma dei potenti per mandare i cristi al macello.
allora il problema stà nel far capire al solito parco buoi, ch ela metafisica in queste cose non c’entra, ch ela “guerra al terrore” non è altro che quella per gli interessi della Halliburton&C, che quella contro i “despoti illiberali” non era altro che quella per il controllo dei rubinetti del petrolio medioorientale, ecc….
smettere di credere, e penso che il degrado attuale abbia dato già un buon contributo, che persone così attaccate alla poltrona, ai loro piccoli (o grandi) interessi di bottega che non c’entrano nulla con quelli del paese, dicevo, smettere di credere agli alti ideali se escono da quelle bocche, sia già un gran passo avanti.
c’è da fare un lavoro imponente, perchè di creduloni e opportunisti è pieno il circondario, ma l’occasione potrebbe esser propizia, per dare quel po’ di sveglia ch epermetta di non fare più attecchire le solite parole d’ordine.
senza violenza, ma siamo sulla buona strada per seppellirli sotto una risata.

amensa
Scritto il 1 Gennaio 2011 at 14:35

per le soluzioni, io mi ispiro alla vita di tutti i giorni.
se a casa mia appare una crepa nel muro, cerco di consolidare quel muro, ma se di crepe ne compaiono in tutti i muri, allora è meglio, più veloce, meno dispendioso e più sicuro, demolire lacasa e ricostruirla su fondamenta più consone.
TUS praticamente a 0 significa aver abdicato al controllo della liquidità in modo graduale e selettivo.
un aumento dei tassi scoraggia gli investimenti più incerti, più insicuri, ma lascia spazio a quelli più ben progettati.
l’altro modo è quello di bloccare l’immissione della liquidità tout court, m aa quel punto non si fanno più distinzioni.
con la leva fiscale si può redistribuire ricchezza fintantochè c’è reddito abbassando le aliquote o addirittura esentando i redditi inferiori, mase reddito non c’è più, anch equel mezzo è inusabile.
ho fatto solo due esempi di come normali strumenti di controllo dell’economia possano funzionare oppure no, solo in funzione del grado di intervento necessario.
qui bisogna lasciar fallire le banche. senza scherzi. che ne muoiano quelle ch edevono morire, altre nasceranno. ch epaghino gli azionisti ch enon hanno svolto alcun controllo acciecati solo dall’avidità, impareranno ad esser più accorti, e così coloro ch ecomprano obbligazioni ad alti tassi, che verifichino una buona volta cosa è il rischio default, e non solo un sistema per guadagnarci di più.
che si demolisca questopalazzo traballante e compromesso. dopo ricostruiremo meglio.
questa è la mia soluzione.

ottofranz
Scritto il 1 Gennaio 2011 at 21:48

stamattina primo dell’anno mi sono svegliato con un pensiero. Il ragno non si allontana mai dalla meravigliosa ragnatela che ha creato per osservarla (o almeno non credo che lo faccia) . La funzione della ragnatela è fornirgli il cibo e questo gli basta. Chissà se allontanandosi e guardandola , vedendo la meraviglia e la perfezione creata non potrebbe avere qualche idea che gli permetterebbe di migliorare la sua vita?.

Tu novello ragno hai fatto un lavoro immane adesso allontanati ed osserva …

hai fatto un lavoro immane dicevo, hai capito che erano tessere di un puzzle, le hai scovate in mezzo alla spazzatura, le hai recuperate tutte, le hai messe su un enorme tavolo, ed hai cominciato ad incastrarle.

Mi sembra di vederti stanco e felice quando agli ultimi tre buchi da riempire hai aumentato la velocità media di “posa delle tessere”. Tre , due ,uno… et voilà l’ultima .

Hai schiacciato invio e ti sei dimenticato probabilmente di dare un’occhiata al disegno. E alla firma dell’artista.

daino
Scritto il 3 Gennaio 2011 at 12:26

wow, bell’articolo!!Davvero non si capisce perchè i giornali non pubblicano reportage del genere….no dai, scherzo, si capisce bene!!

sergio_r
Scritto il 3 Gennaio 2011 at 20:12

Il problema è che il sistema è stato manomesso, e i numeri sono lì a dimostrarlo.

Il sistema non è stato manomesso, il sistema è marcio. Gli stessi dati citati nell’articolo dimostrano fin troppo chiaramente che il 10% che controlla oltre il 70% della ricchezza controlla anche (e non poteva essere diversamente) le banchi centrali, le banche commerciali, i governi e tutti gli organi decisionali in genere attraverso le sue lobby. Pensare che le banche centrali e i governi potessero attuare una politica diversa significa non capire chi veramente comanda in questo gioco e chi veramente ha guadagnato da questa “follia”.

Il sistema non è riformabile. Scaricare tutte le responsabilità sulle banche centrali è utile solo a chi vuol vedere la realtà solo a metà.

mattacchiuz
Scritto il 3 Gennaio 2011 at 22:46

sergio_r@finanza,

concordo in pieno. quando dico manomesso intendevo rispetto alla “teoria”. il gioco lo fanno in pochi, e in molto credono che “sia l’unica strada”.
alla fine come sempre rimangono i numeri.

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