in caricamento ...
Disoccupazione giovanile: interviene la BEI ma non basta
Il problema della disoccupazione è sicuramente il più urgente ed il più grave. Ormai in forte aumento nei paesi dell’Eurozona, in particolar modo in quelli più “deboli” , sta diventando un problema gravissimo se prendiamo in esame quella che si chiama “disoccupazione giovanile”.
In Italia siamo circa al 40%, ma in alcuni paesi dell’Eurozona la percentuale è ben superiore al 50%.
La Banca europea degli Investimenti (Bei) entra in campo.
“La Bei mette a disposizione per quest’anno e per i prossimi due anni 70 miliardi di euro l’anno per superare la crisi e lottare contro la disoccupazione giovanile”, ha detto il presidente della Bei, Werner Hoyer, al quotidiano tedesco Bild, spiegando che questo aumento corrisponde al 40% in più e rappresenta un segnale chiaro che l’Unione europea non vuole piantare in asso quei paesi membri cui è stato chiesto di procedere a dolorose riforme per ridurre il deficit.
“Per la Bei la lotta alla disoccupazione giovanile, in particolare, gioca un ruolo fondamentale”, ha aggiunto Hoyer. Per questa ragione fra le condizioni per ottenere un prestito dalla Bei le aziende avranno quella di offrire reali opportunità ai giovani.
La disoccupazione giovanile ha raggiunto in Grecia il 70%, in Spagna il 55%, in Italia il 40%, ricorda il settimanale Der Spiegel, mentre in Germania si attesta al 7,6%. (Source)
Un problema che non è solo italiano. Numeri che testimoniano la grande diversità tra i vari paesi di quell’Unione Europea che è solo un progetto di facciata, almeno per il momento. Intanto però il neo Premier Letta giustamente si ritiene soddisfatto per il fatto che ha visto accolta la richiesta italiana contro la disoccupazione giovanile prese a livello europeo.
Però, cari politici, fate molta attenzione. Non commettete l’errore di confondere quale è la causa e quale è l’effetto.
Nella fattispecie la disoccupazione è l’effetto della crisi economica, la vera causa. E quindi la disoccupazione si combatterà anche con interventi forti a favore dell’economia.
Ma occorrono delle riforme radicali. Tanto per cominciare le defiscalizzazione del lavoro dipendente e del reddito d’impresa. E poi, quali saranno i tipi di contratti proposti ai giovani? E quali saranno gli stipendi garantiti ai neo assunti? Riuscirà la politica a dare un po’ di certezze ai nostri giovani?
Pensateci. Questa è la priorità assoluta. Che non è solo una priorità economica ma è soprattutto sociale. Senza certezze, i giovani non hanno futuro, e con essi il nostro paese.
STAY TUNED!
DT
NON PERDERE IL MEETING DI INTERMARKETANDMORE – CLICCA QUI!
Buttate un occhio al nuovo network di
Meteo Economy: tutto quello che gli altri non dicono
| Tutti i diritti riservati © | Grafici e dati elaborati da Intermarket&more su databases professionali e news tratte dalla rete | NB: Attenzione! Leggi il disclaimer (a scanso di equivoci!)
Vorrei sottolineare che l’ISTAT denuncia ufficialmente che il tasso di disoccupazione destagionalizzato é passato dall’ 8,4% di fine 2011 all’ 11,5% di oggi.
Ovvero 3 punti percentuali in poco più di un anno. E non é ancora finita.
E’ semplicemente SPAVENTOSO !
Gigi,
Quanti ex parlamentari sono disoccupati, l’ISTAT dovrebbe fornirci pure questi dati
il portogallo deve uscire dall’euro
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-05-28/portogallo-deve-uscire-euro-103903.shtml?uuid=AbbpqvzH
probabilmente siete al corrente che una istituzione tedesca collegata con un’azienda italiana di collocamento di laureati ha effettuato uno screening di circa 6000 laureati italiani, proponendo una eventuale assunzione in aziende tedesche. La ricerca è stata molto selettiva, nel senso che gli intervistati rappresentavano già la crema dei laureati italiani.
Sotto il profilo della singola persona si può leggere in termini positivi, perchè gli viene offerta un’opportunità difficilmente reperibile in Italia.
In una visione più generale occorre evidenziare che si è messo in atto un ulteriore depauperamento del tessuto tecnico italiano che non potrà che essere nocivo nella futura competitività delle nostre aziende.