Decoupling 2.0: si, ma con sorpresa

Scritto il alle 12:20 da Danilo DT

La globalizzazione sembrava aver seppellito per sempre le speranze di coloro che da tempo ipotizzano il famoso “decoupling”, ovverolo scollamento di alcuni listini da altri. Per farla breve, si parla molto spesso di un mondo a due velocità. Da una parte i paesi occidentali, in testa USA ed Europa, ormai economie mature e sotterrate dal debito, con popolazione sempre più vecchia, e dall’altra i paesi emergenti, con poco debito, tanti potenziali nuovi consumatori, pochi vecchi…insomma il futuro.
Quindi era ed è lecito pensare ad un mondo emergente che performa meglio a livello azionario rispetto al resto del globo.
I dati (al momento parziali) ci dicono invece delle cose differenti.

Performance borse 2011

Vi ho segnato in giallo chi ha meglio performato (fino a d oggi) nel 2011. O meglio…chi non ha perso… The winner is…quello che non ti aspetti. O se preferite, quello che è stato più pompato ma anche il listino più globalizzato, quello USA.

Ma anche molto interessante questo grafico preso dal WSJ. Fa vedere quello che definirei il decoupling 2.0. Infatti mentre il primo decoupling, visto nel 2007 ma poi rientrato nel 2008, aveva illuso tutti, questa volta il mercato scommette sugli USA pensando che il mercato americano per l’ennesima volta sia il primo a riprendersi in maniera evidente dalla fase di crisi economica globale. E poco importa che gli USA sono sommersi dal debito. Il listino USA è pieno di aziende leader, globalizzate, e soprattutto con tanta cassa e solidlità che altrove non si trova facilmente.

Decoupling 2.0

Ovvio, questa è l’ennesima scommessa dei mercati. E in questa fase di mercato il “porto sicuro” offerto dalla borsa USA viene ben utilizzato dagli investitori.
Ma nel 2012, che succederà? Continuerà questa tendenza? Impossibile dirlo ora. A mio parere però, risulta quantomeno ovvio che nei prossimi mesi, in mancaza di elementi che portino certezza e tranquillità sui mercati, la volatilità si manterrà su livelli elevati e a pagare (o difendere) saranno sempre quei titoli, quei settori e quei mercati che oggi rappresentano la sintesi di una parola che non deve mai passare di moda nella gestione dei portafogli: la qualità.

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DT

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4 commenti Commenta
daino
Scritto il 29 Dicembre 2011 at 13:21

davvero incredibile il dato spagnolo

lampo
Scritto il 29 Dicembre 2011 at 13:33

Bel post DT.
Comunque quest’anno mi sono sempre aspettato che “the winner” era la borsa USA (purtroppo). E’ probabile, che rispetto all’UE (e la nostra borsa… se così si può ancora definire!) succeda lo stesso anche nel 2012 (soprattutto se si verificherà qualcuno degli eventi geopolitici prospettati).

Aggiungerei oltre al parametro della qualità… anche quello della pubblicità compiuta dai mass-media economici. Cioè studiare quei mercati che sono poco all’attenzione del panico creato da informazioni economiche che possano sviare gli investitori al soffiare del vento della nuova notizia o catastrofe annunciata.

Un esempio per rendere l’idea. L’Australia ha un ciclo di crescita economica che va avanti oramai da oltre vent’anni (ci sono stati in realtà solo tre isolati trimestri negativi in tale periodo).
Eppure i mass-media economici in questi anni ne hanno trattato poco o quasi nulla (specie quando il mercato azionario continuava a macinare rendimenti a go go, con bassa volatilità).

Preciso che l’esempio riportato non vuol dire che l’Australia non è più coinvolta in cicli economici… anzi… dopo un ventennio del genere… ci penserei un po’ prima di investire adesso, a parte alcuni settori.

alfio200
Scritto il 29 Dicembre 2011 at 15:23

Credo urga un post sull’oro. Perchè cala così? Rischio panic selling?

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