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DEBITO PUBBLICO: questa volta non è COLPA dell’EURO

Scritto il alle 09:10 da Danilo DT

no-euro-movement

Nei giorni scorsi ho volutamente scritto un post con un titolo un po’ provocatorio, ovvero, “Buon Compleanno Euro: è tutta colpa sua?”.
La mia intenzione era quella di portare agli occhi di tutti quella che è la realtà dei fatti, con tutti i se ed i ma che la storia si porterà dietro in quanto nessuno può dire con certezza come sarebbe andata SE l’Italia non fosse entrata nell’Euro. Come nessuno può certificare COSA accadrebbe SE l’Italia oggi ne uscisse (idem se ci rimane).

Purtroppo l’articolo ha ovviamente scatenato molti “tifosi” NOEURO (io li definisco così) che magari non hanno una profonda cultura finanziaria (sia ben chiaro, io faccio parte di queste persone) e che reagiscono di “pancia”. Sono alla fine coloro che alimentano i movimenti populisti che in Europa stanno prendendo sempre più piede. Alla fine ce l’hanno con il sistema, con tutto quanto è successo e tutto quello che rappresenta un rischio e un’incertezza.

Il tanto contestato Euro, ovviamente, oggi è incolpato un po’ di tutto. Forse potremmo anche responsabilizzare l’Euro di averci portati in deflazione, e magari su questo aspetto avrei veramente poche cose da dire in quanto la debt deflation si sta manifestando in tutta la sua evidenza. E chi mi segue da più tempo sa di cosa sto parlando.

Il 2016 è stato il primo anno di deflazione per l’Italia da oltre mezzo secolo, a partire dal 1959. I dati provvisori dell’Istat indicano, nella media dei dodici mesi, un calo dei prezzi al consumo dello 0,1% rispetto all’anno precedente. Le quotazioni del petrolio ai minimi e i consumi deboli sono così riusciti dove nemmeno i lunghi anni della crisi avevano potuto: a portare l’inflazione sotto zero in otto mesi su dodici. A partire da novembre, i prezzi sono tornati a salire, ma non abbastanza da ribaltare il risultato dell’intero anno. (GdS) 

italia-deflazione-2016

Poi però c’è anche chi si fa prendere dalla frenesia e dalla fantasia inventandosi delle strambalate ipotesi che risultano infondate e sono proprio frutto (diciamo cosi) di quell’esasperazione che è guidata, appunto, dalla voglia di cambiare, togliendosi dai piedi tutti quegli elementi che vengono considerati i responsabili dell’odierna e cronica crisi economica italiana che non si riesce a debellare.

Ed è così che infatti Marco da Carpi che in un’email (inviata a I&M) accusa l’Euro di essere la peste bubbonica, la causa di tutti i mali e anche il cancro che deve essere asportato finchè siamo in tempo, sempre se siamo ancora in tempo.

Dalle parole che Marco ha usato, è palese che c’è dentro a questo amico lettore la rabbia e anche la preoccupazione del futuro. Però vorrei correggere una sua teoria che, a dire il vero, ho già sentito da altre parti. Purtroppo cose dette anche da…personaggi che frequentano i salotti della politica, che appunto alimentano il populismo e per la maggior parte delle volte non sanno nemmeno cosa stanno farneticando.

“…e poi l’Euro doveva salvarci dal default? L’Euro ci ha portati al default! Da quando c’è l’Euro il debito pubblico non ha fatto che lievitare a dismisura portandoci alla rovina. Lo Stato deve dissanguarsi per pagare gli interessi, Bruxelles non ci permette di fare qualsiasi cosa per la ripresa perché bisogna stare nei loro fantomatici paletti, e quindi come ne veniamo fuori?”

Ok Marco, come ne veniamo fuori? Se ci fosse una soluzione, una cura, un’idea con una probabilità di successo pari almeno al 70%, sarei il primo ad analizzarla a fondo e poi a sponsorizzarla in modo molto netto. Ma così non è. Però occhio a dare all’Euro quelle colpe che non sono sue.

Dici che l’Euro è la causa del debito pubblico e della sua dimensione così ingestibile? Questo è falso. Il nostro debito pubblico è figlio, invece, degli ultimi anni di Lira Italiana. I tassi di interesse troppo elevati costringevano il Governo italiano a finanziare gli interessi con nuovo debito, scatenando un circolo vizioso che stava facendo crescere geograficamente il nostro debito pubblico. In numeri, il rapporto tra debito pubblico e PIL italiano è salito del 64% nel periodo tra il 1980 ed il 1995, da quando cioè partì il progetto Euro ed i tassi di interesse cominciarono anche in Italia a capitolare.
Guardate questo grafico e meditateci sopra, magari facendovi anche una domanda. Se non fosse arrivato l’Euro, che fine avrebbe invece fatto il nosro debito pubblico e con lui l’Italia e la nostra economia?

rapporto-debito-pubblico-pil-italia-eurozona-2016

STAY TUNED!

Danilo DT

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17 commenti Commenta
Andrea
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 09:38

Il debito, che sia pubblico o privato, è causato da chi, persona società o stato che sia, spende soldi senza averli, e non importa in che valuta. Perché quando si parla di debito pubblico o stato non si parla mai del vero problema ma ci si gira sempre intorno?

luigiza
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 09:59

Bravo Danilo.
Mi eri sto segnalatoa nni fa da un tuo lettore che da tempo non interviene più, per la tua moderazione nei giudizi ed analasi.
Aveva ragione quel tuo lettore.

Ringrazio sempre anche altri che con i loro articoli ben hanno descritto le storture createsi nella zona europea che ha adottato una moneta comune chiamata Euro senza dotarsi di una guida comune, ma credo anche che tu abbia ragione quando scrivi::
come ne veniamo fuori? Se ci fosse una soluzione, una cura, un’idea con una probabilità di successo pari almeno al 70%, sarei il primo ad analizzarla a fondo e poi a sponsorizzarla in modo molto netto. Ma così non è. Però occhio a dare all’Euro quelle colpe che non sono sue.

C’è una cosa che non capisco, perchè invece di cercare soluzioni nel passato o oddirittura su Marte od oltre, non si guarda a cosa sta funzionando da secoli ormai in una zona sita nel cuore dell’Europa dove sotto una unica bandiera, etnie che parlano per lo meno 4 (quattro) lingue diverse che hanno una moneta unica, convivono in armonia e prosperano?
Sto parlando della Confederazione Elvetica.

Perchè é così difficile imitarla?

corvaz
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 10:25

Se a rubare ai tempi della lira sono le stesse carogne che ci han portato all’euro, le conseguenze non le paga certo Badoglio, ma l’ignaro tax payer. E quanti inetti stanno nei posti pubblici lo si vede da quanto una regione riesce a portare a roma. Posta un bel grafico, e mostraci da dove viene il debito!

gainhunter
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 10:31

“Purtroppo l’articolo ha ovviamente scatenato molti “tifosi” NOEURO (io li definisco così) che magari non hanno una profonda cultura finanziaria (sia ben chiaro, io faccio parte di queste persone) e che reagiscono di “pancia”.”

Spero che tu non ti riferisca anche ai commenti apparsi sul blog, tra cui i miei, perchè a me sembra che più che tifo da una parte sola (“noeuro”) si sia entrati nell’argomento con considerazioni non certo da stadio ma fondate su dati e dinamiche secondo me indiscutibili.
In seguito a una mia speranza che le fazioni euro/noeuro la smettano di etichettarsi a vicenda, litigare e usare i dati a proprio uso e consumo come hai fatto tu con il grafico sul costo del lavoro nel precedente post e invece inizino a collaborare per trovare un modo per ridurre le conseguenze negative e massimizzare le conseguenze positive del passaggio a una nuova valuta, di fronte a un inizio di articolo di questo tipo, in cui si addita il noeuro come uno che agisce istintivamente (quindi in modo animalesco in quanto l’istinto è caratteristica animale) e l’eurista al contrario ragiona con la testa (quindi in modo umano e più evoluto), mi cadono letteralmente le braccia, e continuando con questo atteggiamento la stima che ti ho sempre manifestato diminuisce, non per la tua posizione, che può essere o meno condivisa e che è assolutamente legittima, ma per questo modo di etichettare gli altri.

Anche in questo post ci sono alcune osservazioni che devo fare:
1. un conto è l’euro, un conto è il trattato di Maastricht, sottoscritto se non erro nel 1992, che forzava un percorso di rientro del debito/pil verso il lontanissimo limite del 60% e perseguito dall’Italia fino allo scoppio della crisi del 2007; il regime di cambi fissi è iniziato nel 1999, la violazione del trattato di Maastricht per quanto riguarda il divieto di attuare riforme interne senza tenere conto degli effetti sugli altri paesi membri da parte della Germania con la riforma del lavoro sussidiata dallo stato è partita nel 2002-2003 (effetto sul pil degli altri paesi industriali); la bolla immobiliare spagnola e relativo boom economico sono partiti all’incirca nel 1998 (legata alla libertà di circolazione di capitali e alla riduzione delle fluttuazioni dei cambi, motivo della riduzione temporanea di debito/pil spagnolo):

2. alcuni sostengono che l’aumento del debito italiano a partire dal 1981 è strettamente legato al divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro; secondo me è un aspetto da non sottovalutare a priori ma da approfondire; se questo legame esiste, con l’UE il legame continua in quanto la BCE è sempre e ancora più slegata dal Tesoro, e quindi questo contribuisce all’aumento del debito/pil come lo ha fatto la separazione tra il 1981 e il momento del passaggio della sovranità monetaria dalla Banca d’Italia alla BCE
3. se invece di guardare il solo debito pubblico (che non è la causa della crisi del 2007, ma il debito privato) si guarda il debito aggregato (come hai fatto tu in passato), si può vedere che non c’è una grande differenza rispetto agli altri paesi, anzi si potrebbe affermare che in Italia i cittadini sono stati favoriti perchè si sono arricchiti di più rispetto a quelli degli altri paesi a scapito dello stato, così come in altri paesi si sono arricchiti di meno per avere uno stato meno indebitato
4. i paletti dell’UE sono pensati (forse) per un’epoca e una situazione economica molte diverse da quella di oggi; abbiamo visto che in UE non si può cambiare niente; conclusione ovvia
5. tra il 1993 e il 1995 il debito/pil si è stabilizzato grazie anche all’uscita dallo sme della lira nel 1992, che ha consentito l’aumento delle esportazioni e quindi la crescita economica:

6. dal 1979 c’era il “serpente monetario” per mantenere stabili i tassi di cambio:
it.wikipedia.org/wiki/Sistema_monetario_europeo

Quindi l’aumento del rapporto debito/pil italiano non è stata colpa dell’euro prima del 1999 (ma può essere ANCHE una conseguenza dello SME), ma poi è sicuramente una concausa: come sempre, essendoci più fattori che agiscono insieme è difficile capire quale fattore è la causa di un risultato aggregato.

gainhunter
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 10:56

luigiza@finanza,

Prima di tutto parte del suo successo viene dall’essere un paradiso fiscale.
Poi sarebbe meno difficile imitarla se invece di 60 milioni di persone fossimo 8.
E per imitarla bisogna eliminare i veri e propri cancri che ci sono oggi da noi, e l’unico modo è fare un nuovo stato, più piccolo e più efficiente, ripartendo da zero.
Il problema è convincere di questo il maggior numero di persone, che rimangono ancorate a concetti che risalgono al tempo del fascismo (l'”Italia”).

acarina
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 11:02

Scusate non sono un economista ma ho gli occhi e gli orecchi. Al di la di analisi macroeconomiche secondo me non si può non considerare quello che ognuno di noi vede ogni giorno muovendosi per l’Italia: denaro pubblico (quindi debito) utilizzato per finanziare investimenti non completati, cantieri infiniti, incompiute, strade con viadotti che portano nel nulla, e potrei contunuare. Ho girato in auto l’Europa e certe cose non le ho viste, forse sarò stato distratto perchè nella maggior arte dei casi ero in vacanza, boh?! I nostri govrni si lamentano che in europa non si accetti di togliere dai parametri di Mast. i soldi spesi per investimenti, ma siamo seri: se fossimo al posto di un tedesco cosa diremmo?

gainhunter
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 11:25

acarina@finanza,

1. Che differenza c’è con lo sperpero di denaro a leva compiuto dalle banche (anche pubbliche), salvate dagli stati con i soldi dei contribuenti?
2. Visto che il debito pubblico italiano dopo la guerra era al 20% del pil e quello tedesco a 0 avendo fatto default, e che oggi è oltre il 100% (reale con la contabilità italiana) contro il 135% italiano, non vedo differenze esorbitanti nella dinamica, spreco o non spreco, spreco visibile o non visibile
3. Suggerisco una visita a http://www.steuerzahler.de

acarina
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 12:07

gainhunter 1. nessuno: sempre denaro sprecato è, ce ne sono appunto tanti di modi di sprecare denaro pubblico, alcuni evidenti, altri meno, in Italia siamo maestri. il punto 2. onestamente non mi è chiaro: dando per corretta la tua valutazione cosa ne consegue che gli sprechi e le ruberie italiane vanno bene? o forse se il denaro pubblico fosse stato usato per sviluppare cultura, università e ricerca non sarebbe stato meglio?

Scritto il 5 Gennaio 2017 at 12:16

gai­n­hun­ter,

Assolutamente no, mi riferisco principalmente all’email che ho ricevuto. Quando un commento è equilibrato ed è anche condito da dati e ragionamenti che sostengono certe tesi, sono ASSOLUTAMENTE i benvenuti, proprio perchè generano il CONFRONTO: Quindi BEN vengano i vostri commenti!!!

acarina
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 12:18

Quando 40 anni fa facevo l’Università mi insegnavano che un sistema con più vincoli che gradi di libertà NON AMMETTE SOLUZIONI. L’Italia è un paese in cui la situazione si è esasperata dopo decenni di rinvii e di mancata visione del futuro. I governi per il consenso di breve hanno sempre nascosto la polvere sotto il tappeto e lanciato la lattina più avanti, ma i problemi sono rimasti lì dove erano, se possibile ingigantiti dal tempo. Adesso è comodo dare colpa ad altri, si ottiene un facile consenso (si aumentano le poltrone) e si spera di comprare ancora tempo. Auguri.

paolo41
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 12:18

Danilo, sai bene che ho da anni sostenuto l’Italexit dall’euro e dal cappio EU-teutonico e ho più volte espresso le ragioni per tale uscita. Lasciando perdere chi esprime opinioni “di pancia”, possiamo dire che i pro-euro e i no-euro sono al 50% circa ciascuno.
Quello che noto è che i primi affrontano il problema soffermandosi essenzialmente sugli aspetti finanziari e monetari, mentre i secondi analizzano più in particolare i condizionamenti sulla parte industriale e sull’economia reale.
Personalmente ho superato la fase di mettermi lì a commentare cose ormai dette e ridette e faccio come quello che si siede sulla riva del fiume, con pazienza, in attesa che il processo di sfaldamento dell’EU si materializzi del tutto.

gainhunter
Scritto il 5 Gennaio 2017 at 13:51

acarina@finanza: il punto 2. onestamente non mi è chiaro: dando per corretta la tua valutazione cosa ne consegue che gli sprechi e le ruberie italiane vanno bene? o forse se il denaro pubblico fosse stato usato per sviluppare cultura, università e ricerca non sarebbe stato meglio?

Certo che no, il senso è che:
– se il debito/pil è aumentato in misura simile
– se in Italia ci sono stati sprechi evidenti e che come hai detto erano sicuramente da evitare e non sono giustificabili in nessun modo
-> significa che negli altri paesi che hanno avuto un aumento simile del debito/pil evidentemente o ci sono stati altri tipi di sprechi non visibili oppure gli investimenti pubblici non sono stati efficaci

Aggiungo un quarto punto:
4. Le infrastrutture pubbliche hanno molto spesso e ovunque costi finali molto superiori a quelli preventivati; qui uno studio su quelle canadesi (paese ritenuto modello): http://munkschool.utoronto.ca/imfg/uploads/334/imfg_perspectives_no11_costoverruns_matti_siemiatycki.pdf

Quindi:
– responsabilità italiana? Assolutamente SI’
– peculiarità italiana (=motivo per cui il debito pubblico o debito/pil italiano è aumentato di più rispetto agli altri paesi)? Non ci metterei la mano sul fuoco.

Danilo DT,
Ottimo allora, scusa se ho dubitato.

In merito alla mail di Marco io osservo che:
1.
– secondo John Kenneth Galbraith, una delle poche funzioni utili di una banca centrale è quella di fare da prestatore di ultima istanza
– la BCE non è prestatore di ultima istanza, e i vari LTRO e QE sono programmi surrogati di questa funzione
– quando c’è un prestatore di ultima istanza 1. lo stato non può fallire (tecnicamente) 2. la fiducia nel rimborso dei titoli di stato non viene meno
-> nel 2011 e 2012 la crisi dei titoli governativi era dovuta alla paura del default di qualche stato membro (infondata), e se ci fosse stato un prestatore di ultima istanza non si sarebbe verificata
2.
se invece di dire “il debito pubblico è lievitato” avesse detto “il debito/pil è lievitato”, sarebbe stato corretto perchè il debito/pil è lievitato più per il rallentamento del pil che per l’accelerazione del debito, e il rallentamento del pil è dovuto 1. alla costruzione dell’euro e dell’UE (trasferimento produzione verso il primo paese che fa svalutazione interna in regime di cambi fissi) 2. alla crisi da esplosione di debito privato (shock internazionale che inizialmente non ha coinvolto l’Italia) senza possibilità di reazione tramite svalutazione (in passato l’Italia ha reagito in questo modo agli shock internazionali per sostenere l’economia) 3. alle politiche restrittive sui bilanci statali imposti dall’UE (obiettivo giusto in un’economia di piena occupazione, obiettivo errato durante una recessione)

Quindi dire “l’Euro doveva salvarci dal default? L’Euro ci ha portati al default!” non mi sembra per niente un’eresia. Un’inesattezza sul debito pubblico, ma se parliamo di pil e quindi di debito/pil direi che non è sbagliato.

perplessa
Scritto il 10 Gennaio 2017 at 01:15

ci sono scandali visibili anche in altri paesi

http://www.elmundo.es/loc/2016/11/24/5835786ce5fdea2e538b465e.html

gai­n­hun­ter:

gainhunter
Scritto il 11 Gennaio 2017 at 07:32

perplessa@finanza,

Certamente, qua una carrellata:
http://icebergfinanza.finanza.com/2014/12/09/mafia-capitale-corruzione-mondo-e-paese/

E i “budget busters”:
https://podio.com/site/budget-busters

Solo che il turista o lo straniero molto spesso non li vede perchè non si informa costantemente.

perplessa
Scritto il 11 Gennaio 2017 at 23:16

ho letto, infatti sono ruberie pure quelle,ma il tema che era stato sollevato inizialmente mi pare riguardasse un tipo di ruberia di altro genere. Non è che ovviamente voglio fare una classifica su cosa è meglio o peggio in tema di ruberie. Il concetto era che ruberie sul genere di quelle nostrane ci sono pure altrove. avevo seguito per curiosità anni fa il caso Undagarin, per quello sono andato a cercare un link, siccome simile al genere citato. Ora non ricordo tutta la storia con precisione ma più o meno si trattava di sottrazioni di quattrini pubblici a livello personale poi dirottati tramite varie società in paradisi fiscali. Congiuntamente ci fu uno scandalo simile in Spagna riguardante il partito attualmente al governo,che non so come sia andato a finire, mi pare di ricordare riguardante finanziamenti illeciti con dirottamenti di denaro ugualmente tramite catene di società in paradisi fiscali.Comunque leggendo questo link che ho citato Undagarin è stato condannato a un bel po di anni, e mi pare leggendo l’articolo, una condanna penda anche sulla moglie pur se è la figlia del Re di Spagna. Poi vedremo come va a finire. Vedremo tutte le altre condanne al carcere qui e altrove…

gai­n­hun­ter:
per­ples­sa@fi­nan­za,

Cer­ta­men­te, qua una car­rel­la­ta:
http://​ice​berg​fina​nza.​finanza.​com/​2014/​12/​09/​mafia-​capitale-​corruzione-​mondo-​e-​paese/

E i “bud­get bu­sters”:
https://​podio.​com/​site/​budget-​busters

Solo che il tu­ri­sta o lo stra­nie­ro molto spes­so non li vede per­chè non si in­for­ma co­stan­te­men­te.

gainhunter
Scritto il 12 Gennaio 2017 at 08:25

perplessa@finanza,

Hai fatto bene a portare un esempio diverso, si ruba ovunque e non si può quantificare, quindi dedurre che in Italia si ruba di più perchè al nostro cervello arrivano notizie sulle ruberie italiane e non su quelle all’estero è sbagliato, e dedurre che in Italia si ruba di più perchè il debito/pil è più alto è un circolo vizioso del ragionamento logico.

perplessa
Scritto il 13 Gennaio 2017 at 01:04

infatti..lessi quella storia per puro caso, tramite un blog spagnolo, in cui ero arrivata casualmente, normalmente non leggo, come penso tutti, quotidiani stranieri. con una breve ricerca ora ho pescato gli ultimi sviluppi dell’altro caso che avevo citato del partito popolare, e appunto chissà quanti casi simili ci sono in europa piccoli è grandi che non conosciamo http://politica.elpais.com/politica/2017/01/01/actualidad/1483286428_647475.html
comunque la lentezza e l’improduttività con cui si fanno lavori pubblici in casa nostra è un problema serio, al di là del fatto se aumenti o meno il debito pubblico, di sicuro questo non produce sviluppo e con giusta ragione il tema è stato sollevato. come cittadina non posso che sentirmi irritata dal sentire per decenni parlare di progetti che non si realizzano e leggere dei casi giudiziari inerenti. oltre le ruberie bisognerebbe valutare se in altri paesi si sono anche realizzati progetti che hanno trasformato. l’esperienza empirica non può che essere limitata
gai­n­hun­ter,

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