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Debito pubblico italiano: continua la crescita nominale
Molto spesso si sentono in televisioni discorsi propagandistici sul debito pubblico italiano. Tutto è sotto controllo, tutto è a posto. Vero, se vogliamo cercare i paesi in vero dissesto finanziario, dovremo cercarli altrove. Non voglio mettermi proprio io a fare discorsi di propaganda politica, però al momento il rapporto deficit/PIL è abbastanza tranquillo. Però il debito pubblico italiano, ahime, non sta di certo calando. E non possiamo continuare a pensare che possa salire all’infinito, visti anche i paletti che Maastricht ci imporrà.
Il volume del debito pubblico italiano
Come potete vedere, il debito non ha fatto che salire e, nel grafico, potete vedere anche lo sviluppo suddiviso per scadenza.
Tipologia debito pubblico italiano
La cosa interessante la si vede poi da questo grafico dove viene presa in considerazione la tipologia del debito pubblico italiano: circa i 2/3 del debito pubblico (62.4%) è composto da tasso fisso. Il che significa una cosa: nel male c’è una cosa che può aiutarci a diminuire il debito pubblico in modo “indiretto”, ovvero l’inflazione (e conseguente aumento dei tassi).
Riusciranno i nostri eroi ad abbattere le mura del debito pubblico italiano solo sperando nella venuta di una fase iperinflattiva? Molto difficile. L’intervento necessario è sicuramente più capillare e doloroso. Ci vogliono manovre finanziarie ed austerity. Sperare, coi livelli di debito raggiunto, procura solo ulteriori danni.
STAY TUNED!
DT
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Io leggevo anche di una cosa che Bruxelles incalza l’Iatalia dicendo che deve aumentare l’occupazione giovanile, che deve ridimensionare i conti, ecc..
Ma come si fà? Qui mi sembra di assistere ad un’Europa capace solo di “bacchettare” i PIIGS e basta. Ma dai come si può pensare di ridimensionare il debito pubblico stimolando nel contempo economia e ricerca? Si forse con il gutalax si stimola qualcosa. Ma non credo si riferiscano a quel particolare “stimolo”.
Bah che schifo, tutti a sentenziare in Eurolandia e nessuno che prende una decisione saggia: basta WTO, ritorno ad un’economia locale.