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CRIPTOVALUTE: un futuro di integrazione con le banche

Scritto il alle 13:45 da Marco Dal Prà

Visto il mio uso molto attivo di Wikipedia e visti i solleciti che spesso fanno per raccogliere fondi, oggi ho deciso di donare una piccola cifra, 20$ alla fondazione, ma non ho usato la Carta di Credito o la Banca, ho usato Bitcoin.

Esattamente 0,00171527 Bitcoin.

Non è la prima volta che uso criptovalute per fare donazioni, e mi fa piacere che sempre più attività “volontarie” le accettino. Significa che si fidano. Significa che funziona.

Persino la trasmissione le iene ha fatto un interessante servizio a proposito di Bitcoin e del suo uso, che in Italia sta conoscendo una vasta area di adozione in provincia di Trento, (trovate il link alla fine).

Vorrei ora tornare su una frase che scritto nel precedente articolo A cosa servono le criptovalute ? e cioè “Le criptovalute insegnano che le banche non sono più indispensabili : semplicemente la tecnologia permette di farne a meno.

Su questa frase è opportuno fare una puntualizzazione, per la quale sarebbe meglio dire “le banche per come sono fatte oggi”.

Ci sono infatti due settori in cui le banche potrebbero “evolversi” per la gestione di asset basati sulle criptovalute.

La prima funzione, già oggi ricercata, è quella della “banca” che conservi le password di accesso al proprio conto in criptovaluta, in modo da avere una copia di riserva in caso di smarrimento.

Il problema non è indifferente. Con le Criptovalute se perdiamo le password, la “moneta” è perduta per sempre. Nessuno cioè avrà la possibilità di spostare quel “denaro” nella Blockchain. Tutti potremo vedere che c’è ma nessuno potrà usarlo. Come aver bruciato una banconota. Anzi peggio perchè con la blockchain i “fondi” saranno sempre lì in bella mostra ma intoccabili. In pratica, non possiamo rivolgerci a nessuno per riavere la password perduta.

La banca quindi potrebbe diventare una sorta di custode delle password nel caso dovessimo smarrirle. Ma una ulteriore evoluzione potrebbe essere quella di darci un conto online alla vecchia maniera, soltanto che invece di movimentare Euro, si movimentano criptovalute, un servizio che ad esempio ha offerto lo scorso maggio una banca online norvegese.

Questi sono servizi del quale lo “smanettone” informatico non sentirà bisogno, ma quanti sono disposti a studiare le tecnologie di sicurezza o di backup dei propri dati “sensibili” ? Penso una fetta molto piccola della popolazione, per cui  in un mondo con le criptovalute a larga diffusione lo spazio per queste banche “informatiche”, io credo ci sarà.

Del resto i furti di criptovalute che si sono ripetutamente verificati, tra i quali anche presso un exchange di Firenze (Bitgrail, per svariati Milioni di Dollari in controvalore), dimostrano come non ci sia ancora una cultura della sicurezza per la conservazione delle password.

Il secondo settore importante delle banche è quello del credito. Qui il settore delle crypto sta facendo qualche passo ma è ancora molto embrionale e non può certamente competere con quello bancario. L’iniziativa più nota è ETHLend, ma si tratta di un mondo ancora tutto da inventare.

Non biasimo pertanto chi ha accusato le criptovalute di essere ancora ai tempi del Commodore 64. Per certi versi è vero perchè c’è ancora molto da fare. Ma il sistema comunque già funziona e la blockchain è una tecnologia matura e sicura.

Spesso infatti si trascura il fatto che con Bitcoin questa tecnologia ha fatto un collaudo che dura ormai dal Gennaio 2009 senza che vi siano stati mai malfunzionamenti.

I team di sviluppo sono comunque tantissimi ed agguerriti e di certo non sospendono i tanti progetti aperti solo per la caduta del prezzo delle cripto per qualche settimana. Consiglio quindi di non dare nulla per scontato : con le criptovalute aspettatevi l’arrivo di novità in qualunque momento. anche le più impensabili.

 

Link al servizio andato in onda sulle Iene su Bitcoin

https://www.iene.mediaset.it/video/cosa-sono-e-come-funzionano-i-bitcoin_13017.shtml

Link al video che spiega EthLend

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