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Conviene investire sulle borse dei paesi emergenti?
Mercati emergenti nell’occhio del ciclone.
Se fino ad un anno fa, tutti erano concordi che il mondo economico si sarebbe salvato grazie ai paesi emergenti, oggi il sentiment su quegli stati è cambiato totalmente. Tutti vendono asset di quelle aree, col timore che possano ancora scendere di prezzo. Mentre forse, oggi, molti prodotti emergenti iniziano già ad essere a valutazioni molto interessanti.
Conviene quindi comprare? Per poter dare una risposta a questa domanda occorrerebbe disporre della fatidica “sfera di cristallo” che purtroppo avevo ma, circa 30 anni fa, si è rotta ed è tutt’ora in riparazione. Nel frattempo, cerchiamo di risolvere un altro quesito: ma conviene ancora investire nelle economie emergenti? E nella storia, comprare asset del EM ha pagato?
Occorre fare una importante premessa. Ormai la globalizzazione ha fatto si che se investiamo in economie “sviluppate” o “core”, diventa inevitabile, in modo indiretto, investire anche nei paesi emergenti. Infatti le grandi multinazionali, ormai, fanno utili pari a circa il 40% proprio in quelle aree e quindi anche se hanno sede a NYC o Ginevra, sono influenzate da macrotrend non solo locali.
Quindi, mai come oggi il ragionamento “geografico” lascia il tempo che trova. A far la differenza in futuro sarà la qualità e non l’allocazione geografica. Un’analisi in retrospettiva vale al pena farla.
Utilizzando il database dei dati di Credit Suisse, andiamo a vedere alcuni interessanti grafici.
1) MSCI Emerging Markets vs MSCI World Index
Questo grafico, della durata di 14 anni, ci illustra un profondo gap tra le performance dei due indici. Quindi, da questa analisi risulta assolutamente VINCENTE l’investimento nei paesi emergenti.
2) Em vs Core: analisi dei ritorni suddivisi per decadi
Da questo grafico già possiamo notare però che, nel corso della storia, sono risultati apparentemente vincenti, invece, i paesi core.
3) EM vs Core: volatilità a confronto
Se poi analizziamo la volatilità storica dei due indici, diventa veramente chiaro il fatto che gli EM sono ssempre stati MOLTO più volatili. Quindi, più pericolosi.
4) il grafico di lunghissimo termine
Se poi a livello didattico andiamo a prendere questo grafico di lunghissimo termine notiamo che dal 1900 ad oggi, i ritorni sui mercati emergenti sono stati ENORMEMENTE più bassi. E come visto, con volatilità molto maggiore.
La morale quindi sarebbe più che ovvia. Perché investire nei paesi emergenti quando storicamente i ritorni sono stati meno elevati e rischi molto più alti? In realtà la questione è molto più complessa. Oggi i paesi emergenti (BRIC in testa) non sono certo quelle economie instabili viste fino agli anni ’90. Gli EM hanno decisamente cambiato pelle. Guardate questo grafico… non occorre nemmeno commentarlo.
Quindi meritano tutta la considerazione del caso, quanto meno per un discorso tattico nel protafoglio di investimento. Sempre nella consapevolezza che poi, tanto, anche se non lo si vuole, investendo in Equity USA o Europeo, indirettamente, una bella fetta di EM la si compra comunque.
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E’ tutta unq questione di time frame.
Il passato non è proiettabile al futuro, gli EM di oggi non sono quelil di allora… PEr certi versi l’Italia è molto più EM di altri paesi
” Perché investire nei paesi emergenti quando storicamente i ritorni sono stati meno elevati e rischi molto più alti? ”
“le performance passate non sono garanzia dei risultati futuri”, o no?