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CONCENTRAZIONE: occhio che non è solo a Wall Street
Negli ultimi anni, si è osservato un fenomeno preoccupante sui mercati finanziari: un numero sempre più esiguo di azioni sta assumendo un peso determinante sugli indici azionari di Wall Street. Ovviamente la nostra attenzione cade sulle “magnificent 7” ma non solo.
Diverse sono le cause che hanno contribuito a questa concentrazione:
• L’ascesa dei titoli tecnologici: Le cosiddette “FAANG” (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google) hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni, diventando alcune delle aziende più grandi e influenti al mondo.
• La politica monetaria accomodante: Le banche centrali, con le loro politiche di tassi d’interesse bassi, hanno favorito l’afflusso di capitali verso i mercati azionari, spingendo al rialzo i prezzi di alcune azioni, in particolare quelle dei titoli tecnologici.
• L’utilizzo di ETF e indici passivi: Questi strumenti finanziari replicano la performance di un paniere di azioni, spesso con una ponderazione maggiore per le aziende più grandi. Quindi è un iter che si autoalimenta. Compro l’ETF che investe nell’indice e quindi investo gran parte di denaro su pochi titoli e quindi contribuisco all’allargamento delle capitalizzazioni.
A tendere questa concentrazione della capitalizzazione degli indici in poche aziende ha diverse conseguenze:
• Maggiore volatilità: I mercati azionari sono diventati più vulnerabili alle fluttuazioni del prezzo di queste poche azioni. Un fenomeno questo che sulla carta è più che realistico ma che al momento, per fortuna, non si è ancora esplicitato
• Minore diversificazione: Gli investitori che concentrano il loro portafoglio su un numero limitato di azioni si espongono a un rischio maggiore. Se quindi io compro lo SP500, anche se la mia idea è “diversificare” in realtà concentro tantissimo proprio sul mondo tech.
• Potenziale distorsione del mercato: Il peso eccessivo di alcune aziende può influenzare negativamente la concorrenza e l’efficienza del mercato.
Questo fenomeno, come spesso accade, divide anche molto gli esperti. Infatti per alcuni, la concentrazione del potere nelle mani di poche aziende è un fenomeno naturale che riflette la crescita e l’innovazione del settore tecnologico. Quindi una sorta di logica che riflette quanto accade nella realtà. Ma per altri persiste un reale rischio di stabilità dei mercati finanziari e per l’economia in generale.
A testimonianza delle preoccupazioni sopra esposte, le ultime analisi ci fanno vedere una sottoponderazione dei gestori di fondi proprio nei confronti di questi titoli.
Evidente problema di CONCENTRAZIONE. Già… ma voi forse non sapete una cosa sorprendente. E la trovate in questo grafico. Prendiamo le prime 10 aziende per capitalizzazione. E vediamo quale è la concentrazione delle stesse (e la dominanza quindi sull’indice). E SORPRESONA… è il FTSEMIB l’indice con la maggiore concentrazione. Quasi pari al 75%! Ed è ovviamente molto legato al settore finanziario visto che l’industria tradizionale o si è trasferita, nelle quotazioni, altrove, oppure è stata acquisita. Segue anche Parigi ed altri indici molto importanti.
Questo fenomeno ha generato anche un ulteriore problema, quello delle valutazioni, trasformando le aziende più capitalizzate in società molto care. Quindi, in ottica VALUE forse sarebbe l’ora di guardare oltre i “soliti noti”.
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