Come difendersi dal cigno nero: le 10 regole di Nassim Taleb

Scritto il alle 14:00 da Danilo DT

Nassim Taleb  è un personaggio che molti di voi non conosceranno, ma è uno dei migliori analisti del rischio finanziario. E chi segue questo blog, sa benissimo che la gestione del rischio resta il mio pallino principale. Professore alla London Business School, tra i direttori del Decision Science Laboratory e Distinguished Professor di Risk Engineering al Polytechnic Institute della New York University.
Dopo oltre vent’anni di lavoro sui derivati di istituti finanziari come CSFB, UBS, BNP-Paribas e Bankers Trust, Taleb ha rivolto la sua attenzione alle ricerche in ambito psicologico, filosofico, finanziario e innovativo. Taleb ha conseguito una laurea e un master all’Università di Parigi e ha completato i suoi studi con un MBA conseguito alla Wharton School della University of Pennsylvania.
Un curriculum di tutto rispetto. Un personaggio che non può non essere letto e considerato da chi si dice conoscitore del risk management e della gestione oculata di portafoglio.

Credo di fare cosa gradita nello scrivere qui di seguito, le 10 regole di Nassim Taleb per difendersi dal cigno nero. Un breviario (l’ennnesimo!) che meriterebbe di essere stampato ed appeso al frigo (vero nervifrank? Ndr) e che arricchisce qualitativamente la cultura finanziaria di ognuno di noi, oltre che delle pagine di questo blog.
Bando alle ciance e largo alle 10 regole di Nassim Taleb

La dieci regole per difendersi dal cigno nero

1) Ciò che è fragile dovrebbe spezzarsi nella fase iniziale quando è ancora piccolo.

Nulla dovrebbe ingigantirsi troppo prima di fallire. L’evoluzione, in economia, porta le situazioni con il maggior numero di rischi nascosti – e quindi le più fragili – a diventare sempre più grandi.

2) Nessuna socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.

Tutto ciò che necessita di essere salvato dovrebbe essere nazionalizzato; ciò che non necessita di aiuto dovrebbe essere lasciato libero, piccolo ed esposto ai rischi. Siamo riusciti a mettere insieme il peggio offerto dal capitalismo e dal socialismo. In Francia negli anni 80, i socialisti controllavano le banche. Negli Stati Uniti, nel 2000, le banche controllavano il governo. Si tratta di una situazione surreale.

3) A coloro che guidavano uno scuolabus bendati (e l’hanno sfasciato) non dovrebbe essere mai più permesso di guidare un altro scuolabus.

L’establishment economico (università, autorità di regolamentazione, funzionari delle banche centrali, funzionari governativi, economisti al servizio di varie organizzazioni) ha perso la propria legittimità a seguito del fallimento del sistema.
Sarebbe imprudente e insensato da parte nostra se ci affidassimo alle capacità di questi esperti per uscire da questo caos. Al contrario, bisogna individuare le persone intelligenti e con le mani pulite.

4) Non lasciare che una persona che riceve bonus e “incentivi” gestisca un impianto nucleare, né tanto meno i rischi finanziari.

La probabilità è che aggiri le regole sulla sicurezza per evidenziare gli “utili” e vantarsi al contempo di essere “prudente”. I bonus non riducono i rischi nascosti di eventuali crisi. È stata l’asimmetria del sistema dei bonus a condurci a questa situazione. Basta con gli incentivi se non ci sono anche le sanzioni: il capitalismo si basa sulle ricompense e sulle sanzioni, non esclusivamente sulle ricompense.

5) Equilibrare la complessità con la semplicità.

La complessità della globalizzazione e di un’economia altamente interconnessa deve essere controbilanciata dalla semplicità dei prodotti finanziari. L’economia è già di per sé una specie di leva, la leva dell’efficienza. Tali sistemi sopravvivono grazie al rallentamento e alla sovrabbondanza; l’aggiunta del debito provoca rotazioni vorticose e pericolose e non lascia spazio a errori. Il capitalismo non riesce a evitare le tendenze e le bolle: le bolle patrimoniali (come nel 2000) si sono dimostrate contenute; le bolle del debito sono pericolose.

6) Non dare ai bambini candelotti di dinamite anche se provvisti di istruzioni.

I derivati complessi devono essere vietati perché nessuno li capisce e solo pochi sono abbastanza perspicaci da conoscerli. I cittadini devono essere tutelati, devono essere protetti dalle banche che vendono loro prodotti “di copertura” e dagli ingenui funzionari delle autorità di regolamentazione che ascoltano i teorici dell’economia.

7) Solo lo schema di Ponzi dovrebbe basarsi sulla fiducia.

I governi non dovrebbero mai avere bisogno di “ristabilire la fiducia”. Le voci dilaganti sono il prodotto di sistemi complessi. I governi non possono fermare tali voci. In parole semplici, dobbiamo essere in grado di scrollarci di dosso queste voci, essere abbastanza forti di fronte ad esse.

8 ) Non dare a un drogato altra droga se soffre di crisi d’astinenza.

Utilizzare la leva finanziaria per curare i problemi di troppa leva finanziaria non è omeopatia, è un’aberrazione. La crisi del debito non è un problema momentaneo, ma strutturale. È necessario un periodo di riabilitazione.

9) I cittadini non dovrebbero fare affidamento sulle attività finanziarie o su fallibili consigli di “esperti” per il loro pensionamento.

L’economia dovrebbe essere definanzializzata. Dovremmo imparare a non utilizzare i mercati come magazzini di valore: essi non presentano le certezze che le persone normali richiedono. I cittadini devono provare l’ansia riguardo le proprie attività (che controllano), ma non riguardo i propri investimenti (che non controllano).

10) Preparare un’omelette con le uova rotte.

Infine, questa crisi non può essere risolta con rattoppi di fortuna, così come una barca con lo scafo marcio non può essere riparata utilizzando raddobbi ad hoc. È necessario ricostruire lo scafo utilizzando del materiale nuovo (e più resistente); dobbiamo ricostruire il sistema prima che lo faccia da solo. Siamo noi che dobbiamo imboccare la strada verso la seconda fase del capitalismo facendo in modo che ciò che deve rompersi si rompa da solo, convertendo il debito in capitale, mettendo in disparte l’establishment economico e delle business school, abolendo il Nobel per l’economia, vietando le acquisizioni con indebitamento, mettendo i banchieri al loro posto, recuperando i bonus di coloro che ci hanno portato a questa situazione e insegnando alle persone a navigare in un mondo con minori certezze.
In questo modo avremo un’economia più simile al nostro ambiente biologico: aziende più piccole, un’ecologia più varia, assenza di leve finanziarie. Un mondo in cui gli imprenditori, non le banche, si assumono i rischi e dove le aziende nascono e muoiono ogni giorno senza che ciò faccia notizia.
In altre parole, un luogo più resistente alla comparsa dei cigni neri.

(Source:Nassim Talebs su DailyCapitalist e Sole24h)

STAY TUNED!

DT

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9 commenti Commenta
lucianom
Scritto il 12 Novembre 2010 at 14:29

Manca l’undicesimo punto:

Siccome nessuno ne ora ne in futuro sarà in grado di governare le prime dieci regole, si salvi chi può :mrgreen:

Scritto il 12 Novembre 2010 at 14:39

lucianom,

Hehehehe…. dici bene tu…

lucianom
Scritto il 12 Novembre 2010 at 14:55

So di essere fuori tema, ma ci devono far riflettere anche questi 10 modi di pensare:

lucianom
Scritto il 12 Novembre 2010 at 15:35

Dopo tanto tempo la lancetta si è posizionata nella zona OTTIMISMO…..boh….

http://www.sentimentcharts.it/default.asp

amensa
Scritto il 12 Novembre 2010 at 15:37

riguardo al cigno nero, direi che è proprio la fotografia del mondo attuale….. :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
mentre lucianom fotografa perfettamente un modo molto diffuso di pensare… 😈 😈 😈

mattacchiuz
Scritto il 12 Novembre 2010 at 16:30

grazie a Dio i 42.5 milioni di iscritti al programma food stamp più i quasi 8 milioni di cassaintegrati, più i 1 o2 o 3 o non lo so milioni di persone alle prese con lo scandalo pignoramenti, più i 7 e rotti milioni di occupati ufficiali, più i boh…diciamo 10 milioni di persone uscite per qualche motivo dalla forza lavoro, più i truffati da madoff ( ma si, ci metto anche questi ), grazie a Dio, dicevo, tutto queste persone continuano a rispondere al telefono, se ancora ne hanno uno, per indicare all’università del michigan, che hanno fiducia

lampo
Scritto il 12 Novembre 2010 at 17:57

Le 10 regole di Nassim Taleb mi sembrano l’antitesi di quello che avviene. 😆
Ma quasi sicuramente sono io che non so leggere e non mi sono uniformato con i mass-media :mrgreen: :mrgreen:
Voglio aggiungere qualcosa di ottimistico: quando l’incendio divamperà e poi rimarranno solo le ceneri, le persone di cultura, che hanno ancora buon senso e voglia di fare, avranno finalmente l’occasione di dedicarsi (grazie alla propria anima e sensibiità) a gettare le basi per un mondo migliore… in attesa della prossima distruzione!

vichingo
Scritto il 12 Novembre 2010 at 18:41

Tutte le regole non hanno nessun valore se non vengono applicate. Sono solo artifizi dialettici che non portano da nessuna parte. La questione centrale è che chi è preposto alla loro applicazione, spesso è lo stesso che ha un’enorme conflitto d’interessi affinché la barca giri sempre dalla sua parte, cioè controllati e controllori sono gli stessi. Fino a che dalle parole qualcuno ci dimostrerà che ne consegue un comportamento ci sarà solo autocompiacimento intorno a quello che si dice. Stamani a scuola sono venuti rappresentanti di un’associazione di volontariato, al fine di coinvolgere gli alunni in questa direzione. Ebbene alla fine ho detto ai ragazzi che aiutare il prossimo, senza nessun tornaconto è un atto nobile, assai raro in questi tempi dove la solidarietà sta morendo, e non si riesce più a fare qualcosa in maniera disinteressata.

nervifrank
Scritto il 12 Novembre 2010 at 18:44

Sì, è da frigo!

Fra l’altro recentemente Taleb è venuto a Genova nell’ambito del Festival della Scienza.
Purtroppo non sono riuscito ad andare alla sua conferenza.
Eccone qui un breve resoconto:
http://www.viveregenova.comune.genova.it/content/economia-fragile-madre-natura-robusta-i-cigni-neri-al-festival-della-scienza

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