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CESSIONI NPL: la grande sfida del sistema bancario italiano

Scritto il alle 14:09 da Danilo DT

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Banche italiane sempre nel mirino e sempre protagoniste. In questa momento il sentiment è positivo, ma occhio che il vento può cambiare direzione in qualsiasi momento. Tanto per cominciare sarà importante capire che vuol fare la Consob con le obbligazioni subordinate di MPS (darà l’OK per la conversione anche sul retail?), e poi il mercato dovrà “digerire” l’aumento di capitale di Unicredit. E poi ancora ci sono le quattro “good banks” che devono trovare un acquirente, e poi ancora la possibile fusione tra due banche in difficoltà (Veneto banca e Popolare Vicenza) dalle quali non oso immaginare quale colabrodo verrà generato. E poi.. e poi… e poi il nodo “popolari”… più molto altro…
Insomma, abbassare la guardia è quantomeno azzardato. La redditività delle banche italiane è ridotta sempre al lumicino, occorre molto spesso ricapitalizzare e provare a cedere i famosi NPL, i non performing loans alias le sofferenze bancarie o crediti deteriorati.

Già adesso il volume dei contratti oggetto delle possibili operazioni di mercato si aggira sui 50 miliardi. Una cifra molto grande che coinvolge un pò i big del settore…

Raggiunge la cifra record di 50 miliardi la mole di non performing loans attualmente oggetto di operazioni sul mercato. Nella cifra vanno compresi gli oltre 17 miliardi oggetto della doppia transazione avviata da Unicredit (suddivisi in 3,5 miliardi secured con sottostante immobiliare nel veicolo con Pimco e per la quota restante unsecured nella newco con Fortress), gli oltre 27 miliardi che dovrebbero essere separati da Mps con la regia del fondo Atlante, un altro miliardo di euro di cui si farà carico sempre il fondo di Quaestio Sgr per ripulire le good bank in vista della cessione a Ubi, altri 2,5 miliardi che Intesa Sanpaolo ha deciso di far uscire dal suo perimetro con una gara internazionale di vendita tra investitori, per arrivare ai 2 miliardi che Carige deve cartolarizzare per venire incontro alle richieste della Bce. (…)

Ma attenzione, 50 miliardi non è che una piccola parte del problema, in quanto, assieme alla bassa redditività, questo in Italia rappresenta IL problema.

(…) «Siamo solo a metà di un lavoro imponente – spiega Riccardo Serrini – direttore generale di Prelios Spa. In Italia esiste una massa di crediti deteriorati di 340 miliardi, di cui 200 miliardi di sofferenze. L’81 per cento dei crediti problematici sono corporate: con una importante componente immobiliare. Questo vuol dire che per fare ripartire l’economia, è necessario far ripartire gli attivi ora bloccati nelle procedure». (…)

I problemi sono sempre legati però alla cessione e quindi ad un ipotetico prezzo. il delta (divario) tra quando sono contabilizzati in bilancio e quanto teoricamente potrebbero essere ceduti è troppo importante. Si genererebbero ulteriori perdite, altre mazzate per i già traballanti bilanci.

(…) Alcuni istituti, in questi mesi, stanno utilizzando la strada delle garanzie pubbliche (le Gacs) nelle loro operazioni di cartolarizzazione: «Non tutte le banche utilizzano questo strumento – spiega Serrini –malgrado sia fuor di dubbio che, per massimizzare il prezzo di uscita degli Npl, bisogna abbassare il più possibile il costo medio del capitale. La strada migliore dimostrata fino ad oggi è l’operazione pubblica con utilizzo delle Gacs». (…) (Source) 

Certo, dove c’è la garanzia dello stato, l’operazione può venir fatta a condizioni migliori. Intanto però che solo circa la metà di questi NPL hanno già trovato nei bilanci l’adeguato spazio di copertura. Per la rimanente metà (abbondante, si parla di un 55% ufficiale tendente ad un 60 secondo diverse fonti) invece resta un rischio vivo. Quello che però impressiona, ripeto, è il volume, la massa totale. Guardate questo grafico. L’Italia, per una volta, primeggia in questa particolare competizione degli NPL. E credetemi, non ne dobbiamo essere proprio orgogliosi.

italia-npl-sofferenze-bancarie-2016

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Danilo DT

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1 commento Commenta
paolo41
Scritto il 15 Dicembre 2016 at 15:12

“la maggior parte (81%) dei crediti deteriorati sono corporate, con una importante componente immobiliare. …. è necessario far ripartire gli attivi oggi bloccati dalle procedure…”
Serrini arriva tardi, sono affermazioni già dette e ridette 3 o 4 anni fa !!!!!!!
Mi domando se lo stesso ha mai seguito un’asta immobiliare ?????? Al 90% sono deserte e anche quando arrivano al terzo o quarto tentativo di asta a prezzi ridottissimi è difficile trovare un compratore, …….voglio dire un cavallo che abbia sete !!!!!

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