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BRAVEHEART: l’impavida Scozia ad un passo dall’indipendenza
Comunque vada il 18 settembre sarà una data fondamentale: è il giorno del referendum dove i cittadini della Scozia potrebbero chiedere la secessione dalla Gran Bretagna. All’inizio sembrava ci fosse una certa serenità da parte dei governanti di Londra. Tranquillità che è venuta decisamente meno dopo questo grafico apparso su YouGov:
Indipendentisti, nei sondaggi, al 51%. Londra proprio non se lo aspettava. I nazionalisti sognano le due strade possibili in caso di vittoria, ovvero interdipendenza o indipendenza, quindi una Scozia sovrana ma integrata con il resto della Gran Bretagna e l’Europa.
Ovviamente Osborne & Co si sono subito messi all’opera per cercare di riconquistare la popolazione scozzese secessionista. E poi è pur sempre un sondaggio…il che però potrebbe avere effetti importanti sugli indecisi, visto che solo un mese fa il fronte del «no» era in testa di 22 punti percentuali, mentre adesso gli unionisti si assestano al 49% nello stesso rilevamento che non prende in considerazione, appunto, gli indecisi.
Ve lo immaginate l’effetto mediatico e, nello stesso tempo, l’effetto domino su tutto il sistema politico europeo e anche dell’Eurozona?
Onde evitare di inventarsi cose strane, preferisco fermarmi qui e solamente segnalare quali sarebbero le conseguenze per la Gran Bretagna in caso di possibile secessione. E di questo ci parla Goldman Sachs. L’economista Kevin Daly, dice che…
…una vittoria del “Si” potrebbe avere un impatto drastico sull’economia. “I sondaggi d’opinione indicano che il divario tra i “Si” ed i “No” si è ridotto, anche se un voto positivo a favore dell’indipendenza rimane improbabile – specifica in una nota Daly, aggiungendo che “nel caso in cui si assista a sorpresa alla vittoria dei “Si”, le conseguenze a breve termine per l’economia scozzese, e più in generale per quella del Regno Unito, potrebbero essere disastrose.” (Source)
Quali sarebbero queste conseguenze disastrose?
La Gran Bretagna perderebbe l’8% della popolazione e il 32% del territorio. La Scozia, con un’economia di 150 miliardi di sterline, contribuisce per il 10% all’intera economia britannica e, senza considerare l’industria petrolifera, l’8,2% di tasse. La moneta sarebbe più debole e le mancate entrate fiscali del petrolio inciderebbero in maniera negativa sul deficit dello Stato. (Source)
E poi chissà…Scozia nell’Unione Europea? Manterrà la Sterlina? Tutto è da decidere. L’unica certezza è che sarebbe comunque un avvenimento decisamente destabilizzante per la Gran Bretagna ma anche per l’Unione Europea. La reazione, intanto, della Sterlina non si è fatta aspettare (qui contro USD).
Chissà cosa sta pensando dall’aldilà William Wallace, paladino per l’indipendenza scozzese…
STAY TUNED!
(Clicca qui per ulteriori dettagli)
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Qualsiasi avvenimento possa modificare lo status quo in Europa è benvenuto.
Forza Scozia!!!!!!!!!!
Ma nel caso in cui vinca il si, i paesi della Nato non riconosceranno la facoltà di indipendenza della Scozia dando il loro assenso ad un intervento armato dell’Inghilterra?
Il referendum è stato approvato dal Regno Unito, è semplice democrazia, inoltre esistono trattati internazionali che sanciscono i diritti dei popoli di rivendicare autonomia e indipendenza. Al contrario, se il Regno Unito usasse le armi si verificherebbe il caso di un paese NATO che aggredisce un paese non NATO…
Se vincono i sì, la Scozia dovrebbe essere fuori da UE e NATO e avviare i vari procedimenti burocratici (se vuole) per chiedere di entrare a farne parte.
In ogni caso da quanto ho capito non è che se vincono i sì la Scozia diventerà immediatamente indipendente il 19 Settembre, dal 19 inizierà un procedimento che porterà all’indipendenza effettiva in un futuro successivo (accordi per moneta, debito, ecc.)
E sarebbe una cavia che potrebbe spianare la strada a altre indipendenze, a partire dalla Catalogna, che voterà il 9 novembre, e potrebbe portare allo smantellamento di vari stati in ottica di un’Europa dei popoli di cui ogni tanto si sente parlare ma che al momento non esiste.
E’ esattamente questo il punto. Se vincono i si parte un procedimento che porterà la Scozia chissà dove. Ma la cosa fondamentale è proprio la creazione del precedente. Catalogna in primis, e poi.. mi mangio un cavallo se non iniziamo a sentire Salvini & Co….
e poi.. mi mangio un cavallo se non iniziamo a sentire Salvini & Co…. iiihhh iiihhhh iiihhh sentilo come nitrisce il cavallo , ti piace morire di fame. Ciao Danilo.
Dove vuoi che la porti? In Scozia ovviamente 😛
Sono solo questioni burocratiche e amministrative, complesse quanto vuoi ma niente di irrisolvibile. La Cecoslovacchia si è divisa e ci hanno guadagnato entrambe, le Antille Olandesi si sono divise solo qualche anno fa senza alcun problema… E’ vero che ogni secessione è un caso a sè, è vero anche che la speculazione poi ci gioca sopra (ma poi alla fine la sterlina ha perso solo l’1.5% per ora), però mi sembra che ci sia in giro anche un eccessivo allarmismo.
Anche in Veneto c’è stato un referendum (ma illegale) e la voglia di indipendenza c’è anche lì: queste sì che sarebbero vere riforme.
Un’Europa che venga dal basso deve per forza passare dalla voglia di indipendenza/autonomia dei popoli, non da imposizioni di chi è lontano (Roma, Londra, Madrid) o molto lontano (Bruxelles). Scozia e Catalogna sono un’occasione per iniziare a riformare sul serio l’Europa, altrimenti l’Europa sarà sempre percepita come qualcosa di estraneo quando non addirittura un nemico.
I commenti di Atomictonto sulla situazione inglese sono più che illuminanti ed è probabile che anche gli scozzesi se ne siano resi conto.