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Bond: emittente, CDS e rischio default

Scritto il alle 09:50 da Danilo DT

 

Cosa è un CDS (Credit Default Swap)? E come valutare il rischio emittente in mancanza dei CDS?

Come forse avrete avuto modo di vedere nei banner pubblicitari presenti su questo blog, è nato qualche mese fa un nuovo giornale di Finanza, chiamato semplicemente F. Senza nemmeno volerlo, mi sono ritrovato come redattore in quanto alcuni lettori hanno scritto direttamente al Direttore del Giornale, chiedendo se potevano pormi qualche domanda. E così è stato. Purtroppo la mia presenza al momento è ancora “sporadica” in quanto il lavoro è sempre pesante da smaltire e poi…c’è il blog che voi conoscete e che non voglio trascurare.
Questo è uno degli articoli che ho scritto qualche tempo fa per il neonato F. Come leggete dal titolo, si parla di obbligazioni, di Credit Default Swap, di rischio emittente e di come valutare il rischio sul mercato obbligazionario.

Ma andiamo all’articolo. Ve lo ripropongo sia in versione testuale che in versione di file .pdf che potete leggere e visualizzare con i vari grafici inclusi.

CLICCA SULL’IMMAGINE PER SCARICARE L’ARTICOLO

Un saluto al Direttore e in bocca al lupo per la bella avventura di F che avete cominciato. Ho visto sul sito che tra i collaboratori c’è anche un blogger, Dream Theater del blog Intermarketandmore.

Più volte ha scritto dei CDS per valutare la rischiosità di un emittente. E’ anche vero però che i CDS sono strumenti “per professionisti”. Lasciando da parte i rating che si dimostrano sempre più inaffidabili, come può un singolo investitore privato come il sottoscritto capire il rischo emittente, senza però avere la tabella dei CDS?

Che cos’ è un CDS?
Il Credit Default Swap (CDS) è a tutti gli effetti un contratto derivato di tipo “credit derivatives”, è dunque uno swap impiegato per trasferire l’esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti.
E’ sicuramente uno strumento finanziario molto evoluto ma non necessariamente complicato. In sostanza possiamo pensare al cds come a un’assicurazione sull’insolvenza di un emittente.
Per questo motivo il CDS è spesso utilizzato come polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un’obbligazione.
I CDS sono diventati famosi dopo il fallimento di Lehman Brothers. Infatti analizzando l’andamento degli stessi, era possibile poter “prevedere” una situazione che andava in dissesto. Quindi CDS come una polizza assicurativa contro il default. Peccato che poi la speculazione e la finanza moderna abbia saputo trasformare questa polizza in un pericoloso derivato speculativo, dando la possibilità agli operatori di comprare contratti CDS senza avere il sottostante da assicurare, quindi solo per fini speculativi.
Lasciando da parte questo utilizzo dei CDS, andiamo invece a capire cosa succede nella realtà. Se io voglio assicurarmi, ad esempio, sulla solvibilità di FIAT, posso comprare da un intermediario un contratto di credit default swap. Così facendo, se FIAT fallirà, ci sarà qualcuno (colui che ha emesso la “polizza”) che pagherà al posto dell’emittente. E quindi possiamo dire che con i CDS il mio rischio emittente viene neutralizzato. E’ quindi ovvio che il costo del CDS varia a seconda dell’emittente. Più l’emittente è “pericoloso”, e più mi costerà assicurarmi.
Guardando alla realtà attuale, l’esempio più calzante lo vediamo sul mercato analizzando i cosiddetti PIIGS. Infatti, assicurarsi contro il default della Grecia, costa oggi 2337 basis point, mentre lo stesso contratto con sottostante titoli del debito pubblico Italiano costa “solo” 294 basis point. (Figura 2).
Questo perché? Perché la Grecia è fallita e l’Italia no.
Quindi il costo di un CDS può essere un ottimo strumento per capire la rischiosità di un emittente. Ma questi dati sono difficili da reperire e spesso il risparmiatore si trova smarrito.
In realtà, anche senza CDS si può capire la rischiosità di un emittente. Ragioniamo un attimo. Il CDS è quel contratto che neutralizza il rischio emittente. Quindi, chi ha un bond FIAT e paga la polizza assicurativa CDS per dormire sonni tranquilli, alla fine avrà un rendimento effettivo che è pari (circa) al cosiddetto “risk free”, vale a dire pari ad un investimento privo di rischio Quindi, alla fine quello che fa la differenza è sempre e solo lui: il mercato, che stabilisce dei prezzi per ogni singola asset class e quindi il relativo rendimento.
In conclusione, il risparmiatore che non ha la possibilità di visionare i CDS giornalmente potrà ovviare a questa carenza confrontando i rendimenti dei vari titoli, tenute costanti la scadenza e la tipologia di titolo. L’ideale è utilizzare un benchmark, un riferimento. E il riferimento può essere il Bund (il massimo della sicurezza per il mercato) oppure il nostro BTP (molto meno sicuro ma resta sempre il nostro benchmark italiano). Un esempio? Eccovelo servito. (Figura 3)
Ipotizziamo che vogliamo fare un confronto tra titoli emessi in Europa, tutti di pari scadenza (10 anni) e tutti a tasso fisso. Come potete vedere, c’è un’evidente correlazione tra il valore del CDS e il rendimento. Più è alto il CDS, maggiore è il rischio e maggiore è il rendimento.
Quindi, per farla breve, la vecchia regola del rischio / rendimento è sempre quella che domina sul mercato. Maggior rendimento, a parità di condizioni e scadenza, significa maggiore rischio. E questi ragionamenti si possono fare anche se non si hanno i CDS da monitorare.

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STAY TUNED!

DT

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7 commenti Commenta
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 09:58

…e a breve un super post su un tema di attualità MOLTO MOLTO importante ma ahimè molto trascurato (secondo me) dai media….

Dico bene Lampo? 😉

ob1KnoB
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 10:54

..e intanto i rendimenti salgono. Carino vedere come il buon Ben ci abbia venduto il twist con la finalita’ di abbassare i rendimenti a lungo (sono saliti..da quando ha cominciato) e per aiutare i foreclosure (saliti del doppio).

andrea.mensa
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 17:32

ottimo Dream, ma hai dimenticato di dire la cosa più importante, riguardo ai CDS, ovvero ch eè uno strumento criminogeno.
criminogeno perchè un contratto CDS si può stipulare anche senza avere il sottostante.
è come se io potessi andare da 5 compagnie di assicurazione diverse, ed assicurare la casa del mio vicino contro l’incendio.
vuoi vedere che “QUALCUNO” appiccerebbe il fuoco alla casa del mio vicino ?
a lui il danno a me 5 volte il premio….. simpatico no ?
l’aspetto speculativo poi consiste nel contrarre CDS in gran quantità sui titoli ad esempio greci ( due anni fa) pagandoli pochissimo perchè voci di fallimento non ce n’erano ancora in giro nessuna, poi diffondere l’allarme sul fallimento grecia, spingere in alto i valori dei CDS e poi venderli a 10 volte quanto pagato, ai reali possessori dei titoli che vogliono assicurarsi….
simpatico no ?…..

paolo41
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 19:57

andrea.mensa@finanza,

…è la stessa logica che hanno adottato con i subprime: vendevano i titoli legati ai mutui ai clienti e poi scommettevano sul default di chi aveva preso il mutuo. Per di più i mutui avevano tassi in progressivo aumento, cioè fatti apposta per fregare i più o meno sprovveduti proprietari delle case!!!! Roba da galera !!!!!
Ora sparano più in alto: i debiti dei privati sono sciocchezze, ora conviene “giocare” con i debiti degli stati….

candlestick
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 21:12

** euro/usd** raggiunto target di medio periodo… si gira verso 1.3550.

perplessa
Scritto il 13 Ottobre 2011 at 22:54

ci sono molte cose che per una persona non addetta ai lavori non sono chiare su questi cds. non mi è chiaro se l’emittente ha i soldi realmente per assicurare quel rischio, chi lo controlla? anche i non addetti ai lavori però capiscono che chiamarla assicurazione è assurdo, come l’esempio che ha fatto Andrea.mensa, di uno che assicura la casa del vicino. sempre stando nell’esempio, le assicurazioni vere sono vendute da società che devono sottostare a certe norme.e questi qua? a me non va che siano legali questi strumenti, come altri. sono armi improprie, che possono essere utilizzate per fini illeciti.e soprattutto non mi va che alla fine vengano chiedere i soldi a me, sul risultato di queste speculazioni. mi pare di essere in un mondo di fumetti, se non fosse che i soldi ce li rimettiamo sul serio, sottoforma non solo di minusvalenze, ma di tagli e tasse.

Scritto il 14 Ottobre 2011 at 08:58

La problematica dei CDS Naked (ovvero senza sottoscante ) è assolutamente da affrontare. Soprattutto a livello normativo. Infatti sarebbe corretto secondo me vietare assolutamente la possibilità di trattare i Naked in quanto strumenti puramente speculativi. Però il discorso è sempre lo stesso: regolarizzando i mercati finanziari, in modo sopratutto condiviso a livello globale, non è solo difficile ma decisamente negativo per le banche che su questo tipo di operatività fanno un sacco di utili.
Mi fermo qui e non commento oltre.
Spero che il messaggio sia giunto così. Al mondo sappiamo chi comanda la finanza, no? 🙄
Per rispondere a Perplessa…. la risposta lce l’abbiamo avuta tempo fa, quando una società USA che si chiama AIG stava per fallire, ma non per chè doveva rimborsare i CDS… AIG era uno dei principali emittenti globali di CDS. Tutto detto, no?
Economia di carta….

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