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BANCHE: Italia contro Europa. Trova le differenze!
L’andamento delle banche italiane in borsa continua ad essere decisamente altalenante. Proprio ieri parlavo della solidità del sistema finanziario nazionale, citando la vicenda di CariCesena, una situazione di cui si parla poco ma che possiamo tranquillamente paragonarla alla storia di Veneto Banca e di Popolare Popolare Vicenza. Una banca che stavolta non viene però salvata dal Fondo Atlante ma dal FITD, il fondo che dovrebbe tutelare i depositi, e che per l’occasione va anche oltre, FITD che si impegna a sottoscrivere l’aumento di capitale necessario per mantenere la banca a galla.
Nel post di ieri pomeriggio, poi, abbiamo anche parlato dei due bubboni che bloccano la ripartenza del settore finanziario in Italia: tassi e NPL.
Eccovi i due post da rivedere.
BANCHE ITALIANE: i bubboni che impediscono la ripresa del settore
E’ il turno di CariCesena. Ma interviene il FITD e non il fondo Atlante.
Tutto questo è bastato per scatenare la curiosità dei lettori che anche nei commenti hanno manifestato un certo sconcerto per la situazione bancaria italiana. E allora ho deciso di approfondire ulteriormente la questione e di provare a fare il “gioco dei paragoni”. Utilizzando un’analisi di Prometeia, proposta in Senato qualche settimana fa, abbiamo la possibilità di notare come le banche italiane siano “mal messe “rispetto ai competitor dell’Eurozona. I Grafici sono molteplici, spero non vi annoino oltremodo.
Questo è il conteggio di quattro anni di crisi del settore bancario italiano (oggi tornate timidamente in utile) dal 2011 al 2014. 52 miliardi di Euro. Tolta l’Irlanda che ha vissuto una crisi finanziaria che oggi sembra risolta, e la Grecia plurifallita, nessuno ha perso più soldi delle banche italiane.
Il confronto tra l’indice CET1 e la leva finanziaria, mette comunque a nudo un sistema finanziario italiano ancora debole se confrontato con l’utilizzo del capitale a leva.
…senza poi dimenticare un fatto importantissimo. Il modello di business delle banche italiane è molto tradizionale e quindi ha subìto in modo più forte gli oneri dell’attività di erogazione credito.
Se poi però aggiungiamo che il credito veniva anche concesso male… Infatti poche banche hanno tuttora un sistema di “rating” interno efficace e certificato per poter valutare la qualità del credito erogato. Molti ci stanno lavorando, ma siamo in drammatico ritardo sulla tabella di marcia europea.
Ed eccola qui la NPE, ovvero l’esposizione alle sofferenze. Anche se sono numeri discutibili (purtroppo rivedibili al rialzo) resta il fatto che anche in questo caso solo l’Irlanda ha fatto di peggio. Dietro la lavagna quindi la gestione del credito. Rappresenta il CORE BUSINESS ma lo abbiamo fatto male. Chi è causa del suo mal…
e questo grafico lo conferma pienamente.L’esposizione alle sofferenze rapportate alla totalità del credito mette le nostre banche in difficoltà.
…una corsa però che non si è assolutamente frenata se non ultimamente..
Il mercato ed i regolatori richiedono alle banche italiane di intraprendere azioni volte a ridurre lo stock di sofferenze con l’obiettivo di riallineare gli indicatori del credito deteriorato ai valori medi europei. In particolare le banche devono predisporre un piano di riduzione dello stock di sofferenze, conseguibile attraverso sia un miglioramento delle procedure interne di gestione dei crediti ed un aumento del le risorse specializzate dedicate alle attività di recupero, sia attraverso la cessione delle stesse sul mercato. Il forte sconto richiesto dagli operatori specializzati (tra il 20 e il 25% del valore lordo) per l’acquisto delle sofferenze, rispetto alle valutazioni nei bilanci delle banche (41.6% il valore medio di carico per il sistema bancario a fine 2015) ha reso finora molto onerose per gli istituti le operazioni di cessione. Oppure, come nella maggior parte dei casi, le operazioni di cessione non hanno proprio avuto luogo.
Una parte importante della differenza tra le valutazioni delle banche e quelle degli operatori specializzati è riconducibile al livello di rendimento atteso richiesto da questi stessi soggetti, rendimento che riflette anche le incertezze su gli effettivi tempi di recupero. Ecco perchè necessario un intervento comunitario (Atlante da solo non basta) per liberare le banche italiane da questo fardello, quantomeno anche solo parzialmente.
Anche perchè come dicevamo ieri, coi tassi a zero e questi NPL, le banche hanno il loro destino segnato, a livello di redditività (visto anche il loro core business). E se il business non rende, e si continua a perdere soldi, il sistema non regge ed ha bisogno di continue ricapitalizzazioni. Proprio come sta avvenendo ora.
Stiamo già notando dei miglioramenti del sistema, diciamo che l’esperienza aiuta a correggere gli errori, ma non possiamo cero dire che siamo fuori dal guado. C’è ancora tantissimo da fare, la crisi non è certo alle spalle e c’è un quadro macroeconomico che resta molto difficile.
L’ottimismo di Padoan è anche giustificabile visto il ruolo che ricopre, ma non facciamoci prendere dall’entusiasmo…
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non vede la necessità di ulteriori interventi del fondo Atlante sul capitale delle banche dopo che Veneto Banca avrà completato la sua Ipo da 1 miliardo di euro lanciata questa settimana.
Forse perchè ormai i capitali del Fondo Atlante sono in via di esaurimento? Mah…
(…) “Io non ne vedo. Se lei ne vede altre me lo faccia sapere”, ha risposto Padoan in inglese.
Ne ho parlato proprio ieri. CariCesena fa parte di un ‘altra Repubblica?
Il ministro non ha mostrato particolare preoccupazione per il fatto che non ci sia ancora accordo sul nome del nuovo amministratore delegato di Unicredit, unica banca italiana di rilevanza sistemica. (Reuters)
Intesa SanPaolo è stata venduta agli stranieri? Forse si intendeva dire “la banca di rilevanza sistemica che si trova probabilmente in difficoltà”. Ma queste sono supposizioni. La verità è che questo ottimismo mi sembra un po’ eccessivo, ed alla luce dei dati snocciolati nel post, credo di poter avere le conferme di quanto sto affermando. E per chiudere “In bellezza” eccovi l’ennesimo dato aggiornato che mi conferma quanto detto. Le sofferenze continuano a salire anche se… meno che in passato (come cercare di farti vedere positiva una cosa che resta negativa).
Salgono ad aprile le sofferenze bancarie in Italia, giungendo a 198,3 miliardi di euro contro i 196 di marzo. Lo comunica la Banca d’Italia secondo cui il tasso di crescita sui dodici mesi delle sofferenze è stato pari al 3,5 per cento (3,9 per cento a marzo). Le sofferenze lorde hanno così ripreso a salire, sebbene con un tasso di crescita inferiore anno su anno, rispetto ai valori di marzo e al calo registrato fra gennaio e e febbraio quando erano scese da 202 a 196 miliardi di euro. (ANSA)
Fonte dei dati: Senato – Prometeia
FINALE
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” il modello di business è molto tradizionale e penalizza…” vero, dovevano fare come le banche del nord deutsche compresa , per le quali le attività ponderate per il rischio in relazione a derivati e bei titoli che hanno in pancia valutati con criteri meramente interni non risultano dai bilanci…
“Le cripte ed i mausolei” …
Una cripta (dal greco κρύπτη, kryptē, da cui il latino crypta significato: nascosto!) è, nell’architettura medievale, una camera od un vano ricavato con la pietra, di solito posto al di sotto del pavimento di una Chiesa, spesso contenente le tombe di importanti personalità come Santi (o le loro reliquie) o alte cariche del Clero.
In termini moderni una cripta è una camera o uno spazio chiuso in pietra, utilizzato per conservare le spoglie dei Deceduti.
Si trovano delle cripte solitamente nei Cimiteri e negli edifici religiosi come le Cattedrali, ma occasionalmente anche in proprietà private.
Famiglie ricche o prestigiose hanno spesso una “cripta di famiglia” nella quale conservare i resti dei familiari.
Molte Famiglie reali, ad esempio, possiedono vaste cripte contenenti i corpi di dozzine di precedenti regnanti.
In alcune località una cripta costruita al di sopra del livello del suolo è chiamata mausoleo, termine che si riferisce anche a qualsiasi edificio monumentale utilizzato a scopo di sepoltura.
کے Surfer ペ [ … nel “mercato” dei NPLs (Non Performing Loans) -l Ciascuna, o/di alcunI/E, di tali “figure” poggia i piedi su una ruota. l- SpeSSo a “vasi” comunicanti -l- con/a/in Paesi]
Se leggo la definizione di credito inesigibile, antesignano solo normativo del più elegante ma esaustivo non performing loan, mi viene un dubbio.
Quindi non sarebbe ora di considerare la Grecia un npl? Le italiane conciate ma non le sole.
Ho rivisto una intervista di Montezemolo. Diceva: ‘Sono stati anni duri, abbiamo dovuto combattere la sfortuna ed una concorrenza molto abile…..ma l’anno prossimo ed i seguenti saranno migliori. Abbiamo approntato una squadra vincente ed i primi segnali sono confortanti etc etc etc’. Ora domanda….ma parlava dei Mondiali, della Ferrari o di Unicredit?
Esauriente trattazione in questo articolo.
E’ vero infatti che il Mib l’anno scorso era sui 24.000 punti e ora è tra i 17 e i 18.000. Il mercato è stato buono per un po’, poi velocemente ha raggiunto questi prezzi. Attenzione che – a parte l’andamento globale – se ci saranno delle novità in ambito europeo per cercare di risolvere questi problemi, il Mib potrebbe impennarsi, come il settore bancario europeo. Intanto, finchè non si chiarisce il referendum britannico non credo proprio che avremo nessuna buona nuova dall’Europa.
a mio avviso il problema delle banche non si risolve continuando ad aumentare il capitale ma è legato alla crisi economica generale che ormai si trascina da oltre 10 anni e non dà significativi cenni di ripresa. Tutti ci ricordiamo della bomba del sistema immobiliare dove bastava investire e il giorno dopo i prezzi erano già aumentati. Tutti quelli che hanno costruito in quegli anni e gli è rimasto l’immobile sul groppone sono fra i NPL, così come quelli che hanno comprato a mutuo che oggi non possono onorare perché l’economia è andata a rotoli.
Così come le aziende che non hanno saputo seguire la globalizzazione e che sono tenute in piedi dalle banche in attesa che la situazione migliori (chi vive sperando……).
E non è neppure un problema di liquidità perché Draghi ci ha messo a disposizione tutto quello che può essere necessario per finanziare nuovi sviluppi: Il problema è sempre quello del cavallo ….. che non beve e non c’è né circolazione né velocità di moneta per fare le necessarie leve e comunque sempre a margini risicatissimi per cui se fai un finanziamento devi essere sicuro di avere tutte le possibili coperture. In situazione di questo genere, in attesa che arrivi un’altra volta la manna dal cielo (scarsa probabilità scientifica), l’unica alternativa, purtroppo, è affrontare i costi in tutte le maniere, riducendo personale e filiali e procedere a M&A. In attesa della…manna!!!!
mannoz@finanza:
” il modello di business è molto tradizionale e penalizza…” vero, dovevano fare come le banche del nord deutsche compresa , per le quali le attività ponderate per il rischio in relazione a derivati e bei titoli che hanno in pancia valutati con criteri meramente interni non risultano dai bilanci…
Ottima la tua provocazione, a cui voglio rispondere con questo ragionamento.
DOMANDA: secondo te è più pericoloso buttarsi giù da un dirupo con un aliante o con un deltaplano?
La risposta che mi aspetto è “dipende”.
Appunto.
Qui è la stessa e medesima cosa.
Dipende.
Quindi smettiamola di CRIMINALIZZARE, piuttosto cerchiamo di capire PERCHE’ Deutsche Bank si trova in questa situazione oppure perchè, ad esempio, Etruria è saltata. Il motivo è ovviamente diverso ma simile. In entrambi i casi si è ESAGERATO. Quindi, l’utilizzo della leva finanziaria e dei derivati non deve essere criminalizzato come NON deve essere criminalizzata la gestione più “tradizionale” delle nostre banche. Tutto dipende da COME questi stili di gestione vengono espletati. Gli eccessi alla fine, si pagano.
Comunque sia , Danilo , eccessi presi e attivati , significano già da loro una tendenza al poco onesto . Ormai è degrado alla soppravvivenza , e per il nostro paese scaltro e non molto ben rappresentato , se non si estirpa la gramigna , avremo presto i rovi .
Era stato previsto che la prossima Grecia saremmo stati noi , che increduli , non sappiamo neanche fare una traccia rappresentativa di prima e adesso , e tra breve come saremo .
Colgo l’occasione per dire che : è qualche anno che seguo intermarketandmore e lo trovo sempre molto interessante . Sia per i suggerimenti , che i pensieri degli iscritti , a volte ben ponderati e precisi , a volte poco chiari e difficili , o anche catastrofici . Ho visto nel tempo che ovviamente non è facile dare indicazioni e farne delle previsioni . Io stesso ho cominciato a studiare i Fondamentali per l’Analisi Tecnica e seguire qualche corso , ma mi son trovato non in difficoltà a capire , ma su cosa scegliere . Parlavo con un trader e mi dava indicazioni di seguire certi indicatori , parlavo con un altro questo contestava il precedente e mi indicava tutt’altra cosa . Io capisco che chi trada e trova una corrispondenza se la tiene per segreto , ma provo e chiedo , sperando di non attirare sorrisi ironici e risposte pungenti , c’è qualcuno di voi che può farmi un corso pagando ? Che mi dia delle dritte ! Io come detto sono ben contento di corrispondere economicamente . Ci vediamo a 4 occhi , mi sposto io . Sono di Biella , se c’è qualcuno nelle vicinanze , anche Milano . . . .
Grazie
338 2582209
Gli eccessi sono entrambi da criminalizzare. PERO’:
1. un conto è l’eccesso in un’attività speculativa sui mercati, un conto è l’eccesso nel dare crediti a famiglie e imprese
2. l’esposizione e l’abuso di derivati sono aumentati anche recentemente in certe banche europee senza grossi crolli dell’azionario o dell’obbligazionario, l’aumento delle sofferenze è aumentato a seguito della crisi economica (presto soldi secondo certi parametri che oggi sono standard o leggermente sopra la norma, arriva una crisi pesante, le aziende chiudono, mi rimangono i crediti sul groppone -> ecco che un’esposizione normale diventa un’esposizione eccessiva). Basta vedere l’accelerazione dal 2012, anno del crollo dei consumi a seguito dell’austerità.
3. l’economia non tira perchè le banche non prestano; le sofferenze aumentano perchè le banche prestano troppo. Può essere che hanno prestato male (e con le infiltrazioni politiche -come le Landesbank- agli amici degli amici), e questo sicuramente vale per certe banche, ma se tutto il settore ha lo stesso problema (con pesi diversi appunto per la qualità dei prestiti) vuol dire che l’aumento delle sofferenze è in larga parte dovuto al crollo del pil e in parte (probabilmente minore) all’errato modello di valutazione dei crediti.
Certo! Criminalizzare gli eccessi assolutamente sì (ed è quello che facciamo qui sul blog) ma gli ECCESSI e non l’operatività di un certo tipo che, se condotta con certi criteri, secondo me rientra nella normalità ed è difendibile
Certo! Criminalizzare gli eccessi assolutamente sì (ed è quello che facciamo qui sul blog) ma gli ECCESSI e non l’operatività di un certo tipo che, se condotta con certi criteri, secondo me rientra nella normalità ed è difendibile
Certo! Criminalizzare gli eccessi assolutamente sì (ed è quello che facciamo qui sul blog) ma gli ECCESSI e non l’operatività di un certo tipo che, se condotta con certi criteri, secondo me rientra nella normalità ed è difendibile
Le sofferenze sono in calo (di un ridicolo 0, ….) perchè è in calo il numero di imprese attive.
Quelle in attivitá licenziano per mantenere i conti un minimo accettabili, stante il calo dei consumi e quindi un minor fatturato.
Le scorte si sono ridotte dappertutto.
Se poi controllate i consumi di energia elettrica avete la prova del nove.
Siamo sicuri che, vista in valore assoluto, cioè diminuzione NPL in rapporto alle imprese esistenti, vi sia veramente questa “mirabolante” riduzione?
Va bene giocare con le cifre, ma sfruttare la credibilitá popolare è…reato…