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Banca CARIGE: inizio della fine oppure fine della passione?
Mi sarei anche esentato nel commentare l’ennesimo salvataggio di Carige, poi alcuni lettori mi hanno chiesto cosa ne pensavo, se finalmente potevamo considerare Carige “fuori dal guado” e se Carige finalmente poteva essere considerata di nuovo una banca “normale”.
Vediamo in sintesi che è successo.
Tanto per cominciare…iniziamo dalla fine.
PER ORA il fallimento è scongiurato. Le azioni in borsa sono crollate a 0,0015 euro, il che porta la capitalizzazione della banca ligure a meno di 100 milioni di euro. Un pugno di mosche che non è nemmeno paritetico al valore di mercato della sede di Genova della banca. Ma adesso qualcosa di nuovo è in arrivo. Nulla di definitivo ma una vera rivoluzione, quella si, portata da un nuovo (ennesino) aumento di capitale che verrà sottoscritto dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per 238,8 milioni di euro, dallo Schema volontario di intervento del Fitd (Svi) per 313,2 milioni, dalla Cassa centrale banca – Credito cooperativo italiano (Ccb) per 63 milioni, mentre 85 milioni verranno dagli attuali azionisti in proporzione alla percentuale di capitale detenuta.
Ma non basta, in aggiunta di saranno warrant e sopratutto un nuovo prestito subordinato classificabile come strumento di capitale Tier2 per 200 milioni.
Un grafico renderà tutto più comprensibile.
Cavolo, una bella montagna di soldi nuovamente spesi dal sistema. Si, bisognava farlo perché Carige è un grande banca con effetti di tipo sistemico.
Questo pensa la gente. Ma siete sicuri che sia così?
(…) La Carige è una banca dall’impatto sistemico? No, lo ammettono gli stessi commissari che stanno gestendo la sua crisi. Lo era la Banca dell’Etruria? O le altre banchette del Centro Italia? Lo erano la Banca Popolare di Vicenza o Veneto Banca? No, nessuna di loro. Eppure il sistema Italia, diciamo così, dai risparmiatori ai contribuenti, ha gettato fior di miliardi nel tentativo di salvarle. Si sono svenate le banche sane con il Fondo interbancario, è stato inventato il fondo Atlante che ha fatto perdere una quantità di quattrini anche alle Fondazioni bancarie, infine è intervenuto il governo: cinque miliardi di euro più undici miliardi di garanzie, a fronte delle quali ci sono i due euro, uno per ciascuna banca veneta, pagati da Intesa Sanpaolo che aveva già di suo una posizione egemone nel Veneto. (…) [Source]
Ecco, quindi forse Carige non era così sistemica, molto complicata sarebbe stata la posizione dei dipendenti anche se poi, in caso di liquidazione, uno “spezzatino” avrebbe potuto anche tutelare chi lavora. Intanto però i numeri sono chiari.
(…) Nel bilancio chiuso in data 25 giugno 2019, riporta Il Sole 24 Ore, si sottolinea che Carige “ha conseguito nel trascorso esercizio un’ulteriore perdita e il patrimonio netto della partecipata si è ridotto dal 2,14 miliardi a 1,64 miliardi”, il che ha “determinato un decremento della quota di patrimonio netto posseduta al 31 dicembre 2018, ammontante a 453,8 milioni” e di quella del bilancio consolidato per 482,1 milioni. Nonostante la perdita, i Malacalza non hanno svalutato l’investimento, convinti che il valore sia “pienamente recuperabile” e “la manovra oggi prospettata, da 900 milioni (700 di aumento più 200 di bond Tier 2), sia diversa da quella ideata per il piano di febbraio e possa sottendere a valori patrimoniali diversi da quelli allora registrati”. (…)
Ecco, numeri nuovamente negativi, ma nuove iniezioni in arrivo. Che sia l’ultimo salvataggio di Carige è impossibile dirlo, ma di certo resta il fatto che una soluzione sarebbe cercare di “vestirla da festa” e poi proporla in sposa a qualcuno. I nomi sono i soliti, a meno che si accetti una proposta dall’estero, una proposta che potrebbe essere anche interessata dalla forte capillarità dell’istituto, anche se ormai le banche sono sempre più web oriented.
Preferisco non pronunciarmi, starne fuori e osservare gli eventi. Proprio perché la storia insegna. Non c’è mai limite al peggio.
STAY TUNED!
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